Linea d'ombra - anno X - n. 70 - aprile 1992

iniziava il declino apparentemente inarrestabile delle organizzazioni tradizionali della sinistra, partito e sindacato. Qualche esempio: il Wwfltalia è nato nel 1966, ma ha iniziato il suo impetuoso sviluppo di iscritti dal I 982. Allora contava circa 25 mila adesioni. Nel 1986 era a 85 mila e oggi a 300 mila. La Lega ambiente nacque nel '77-'78 da una costo.la del movimento antinucleare e l'anno scorso ha raggiunto i 60 mila iscritti e e i circa 600 gruppi locali. La crescita.di Greenpeace Italia è ancora più recente: negli ultimi tre anni è passata da poche migliaiaa55 mila associati. L'identikit dei suoi iscritti corrisponde ai lettori di "Airone" e "La Repubblica". Considerazioni molto simili possono essere fatte per il Movimento federativo democratico e per la: sua esperienza più significativa, il Tribunale dei diritti del malato, la cui prima sezione nacque nel 1980. Le 350-sezioni del Tribunale sparse oggi per l'Italia rappresentano.una rete di difesa del cittadino in uno dei momenti più critici dell'esistenza, quello della malattia. E gli utenti dell'ospedale (e in genere del sistema sanitario pubblico) sono quelli che hanno più bisogno di essere tutelat!, non disponendo di risorse economiche che permettano di ricorrere alle strutture private. La rete del Tribunale si fonda sull'impegno volontario di alcune migliaia di persone che dedicano quote variabili del loro tempo alla presenza in ospedale. Per raccogliere denunce, segnalazioni e richieste dei malati o dei parenti o degli stessi operatori sanitari, e per riportare queste segnalazioni agli organi competenti, controllandone l'operato. II rapporto con le istituzioni ufficiali è spesso conflittuale, com'è facile dedurre, e ali' inizio almeno lo è stato anche con le organizzazioni sindacali. Ma i militanti del Tribunale perseguono la soluzione concreta delle questioni. Le prese di posizione non avvengono quasi mai a priori. E, come sottolineano spesso al Mfd, i cittadini impegnati nel Tribunale svolgono spesso una funzione di governo delle cose, a quel livello essenziale della vita amministrativa legata ai bisogni concreti delle persone. Nelle "Carte dei diritti" che il Tribunale ha fatto approvare in una ottantina di grandi comuni italiani si sottolinea la rilevanza giuridica di diritti elementari costantemente violati nella pratica, e la concretezza puntigliosa, dettagbata, di questi diritti (in molte di·queste carte si può leggere che "ogni malato ha diritto a lenzuola pulite", o "a pasti caldi", o "a gabinetti che siano riparati quando si rompono"). Da queste esperienze concretissime, fatte di ispezioni nei repaiti e di carte bollate, ilMfd ha tratto considerazioni teorico-politiche complesse, poco conosciute dalla nostra intellettualità di sinistra solo perché prescindono dalla politica con la P maiuscola, quella dei Partiti e dei Palazzi. L'idea di fondo è che in u11asocietà moderna, complessa e articolata l'apparato statale e i partiti politici non sono più (s~ mai lo sono stati) in grado di rappresentare tutti i bisogni e le contraddizioni sociali. Bisogna quindi distinguere almeno due livelli istituzionali, indipendenti ma interagenti: il polo delle istituzioni rappresentative e dei partiti, e il polo della.tutela dei diritti dei cittadini. li Mfd non si impegna in nessun modo, per scelta, nella prima cerchia della rappresentanza, e concentra tutti i suoi sforzi, invece, nella seconda, "offrendo organizzazione" ai cittadini come servizio politico, sperimentando forme di "democrazia diretta", di controllo dal basso del funzionamento dei servizi pubblici, di esercizio di una "sovranità effettiva" del cittadino. Protagonista dell'azione di tutela (il "sesto potere") è il mondo della "cittadinanza attiva", l'arcipelago di piccoli e grandi gruppi e associazioni. Questo livello istituzionale inedito deve essere riconosciuto dalla dottrina politica, ed entrare nell'ordinamento statale: il primo passo in questa direzione è stato il varo della legge 142 nel 1990, specie la parte in cui si dà mandato agli enti locali, tramite gli statuti comunali e provinciali,di definire le forme di partecipazione dei cittadini alle decisioni pubbliche. Come si vede è una costruzione teorica ambiziosa, a volte criticata perché troppo ingegneristica. Tuttavia si può partire da qui per qualche considerazione. Primo, non è vero che concretezza significhi necessariamente povertà di elaborazione politica. Al contrario, dalle forme della politica che IL CONTESTO stiamo analizzando viene cultura, vengono idee, rafforzate dal fatto di essere idee viventi nella società (il che non significa che siano per forza giuste). Nel senso che la progettualità che esprimono ha almeno qualche fondamento diretto nell'esperienza del presente (si pensi anche ai modelli di trasporto alternativo all'automobile elaborati dal mondo ecologista, o alla "strategia per un vivere sostenibile" proposta dal Wwf). Abbiamo dunque qualche argomento per controbattere il disfattismo e il catastrofismo dominante nella sinistra italiana, che si condensa spesso nella frase "non ci sono idee". Non è vero, idee ce ne sono; ma bisogna andarle a cercare dove si formano, e soprattutto non aspettarsi che siano di per sé portatrici di vittorie politiche e culturali (solo le vittorie farebbero cambiare umore, come per i tifosi di calcio, alla sinistra frustrata). La seconda considerazione è che le nuove forme della politica sembrano l'evoluzione e maturazione di alcune idee-forza apparse per la prima volta in Italia negli anni Sessanta, diventate "operative" nel '68 per un breve periodo, oscurate poi dal richiamo scolastico alla lotta di classe e al mai·xismo, e resesi definitivamente indipendenti sul finire degli anni Settanta, appunto con la nascita delle associazioni di cui stiamo trattando. Abbiamo ricordato la filiazione diretta tra una parte della "nuova sinistra" degli anni Settanta e la Lega per l'ambiente. E la "democrazia diretta" e il "sesto potere" del moderato e serioso Mfd non hanno niente a che vedere con l'antiautoritarismo di massa del '68, o con la riscoperta dei consigli operai rivoluzionari che fecero i "Quaderni rossi" o il "Manifesto"? Le signore di mezza età che da molti anni fanno politica tutelando i diritti dei malati all'ospedale "G. B. Grassi" di Ostia (Roma), cercando di conciliare i diritti sindacali di infermieri e medici con quelli · dei pazienti, mettendo giornalmente in discussione la cattiva gestione della Ussl e contribuendo così alla clamorosa incriminazione degli amministratori disonesti, non sono le eredi degli studenti contestatori di ventiquattro anni fa? C'è un altro curioso esempio a riprova di tutto questo: il Codacons, coordinamento di vari gruppi che operano a difesa degli utenti dei servizi pubblici e dei consumatori. Il Codacons è l'unica associazione dei consumatori non riconosciuta dal Ministero dell'industria a causa delle sue "esperienze in stridente contraddizione con la normativa positiva che la Commissione Centrale Prezzi è tenuta a rispettare e applicare". Questa frase di condanna ministeriale è ostentatamente riportata sulla ·ca1ta intestata del Codacons, orgoglioso di essere considerato un gruppo di rompiscatole estremisti. In realtà l'estremi~mo del Codacons si esprime solo nella caparbietà e nella unilateralità del punto di vista, quello del cittadino medio, utente e consumatore. Gli strumenti di lotta sono esclusivamente quelli legali: denunce alla magistratura, cause civili, diffide, esposti. Ebbene, i1 nucleo promotore di questo comitato si formò a metà degli anni Settanta, dai gruppi romani di Autonomia operaia. Fu l' autoriduzione delle bollette del telefono, praticata in alcuni quartieri della capitale e in seguito fatta propria anche dai sindacati confederali in altre città, l'atto di nascita del Codacons. Allora l'autoriduzione era vista come "pratica rivoluzionaria" da parte dei "proletari"; come esempio di "illegalità diffusa" contro lo stato del capitale. Ma quelli del Codacons non seguirono la folle avventura dell'Autonomia verso la lotta armata. Continuarono banalmente a impegnarsi per difendere la gente che lavora in momenti della vita in cui non esiste invece difesa collettiva: la spesa al supermercato, l'assicurazione, l'uso dei servizi pubblici, il malfunzio-. namento della burocrazia, la salute dei non fumatori, ecc. Oggi il Codacons non chiama più "proletari" le persone che cerca di organizzare e tutelare, ma "cittadini". "Non c'è molta differenza", spiega uno dei dirigenti, "ma così là gente ci capisce meglio". . . Uno dei fenomeni tipici dei paesi anglosassoni e comunque dei paesi di capitalismo avanzato, un movimento dei consumatori tenac_~-~a~tonomo da partiti e sindacati, nasce dunque in Italia d~l filone pm 1mducibile e antagonista della sinistra degli anni Settanta. E un paradosso solo apparente. La crisi italiana di questi anni è tanto confusa che occult~ anche i segni positivi che vi si potrebbero rintracciare. Val~ la pena d1 dipanare questa matassa, anche se i fili che cerchiamo c1 sembrano troppo aggrovigliati. 13

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