Linea d'ombra - anno X - n. 70 - aprile 1992

IL CONTESTO alle distruttive cavallette voraci che la morale del catto-guicciardinismo produce attorno a noi instancabilmente (tramite privilegiato i media, la televisione, gli intellettuali che questo regime ha prodotto e che di questo regime si pascono, con poche sfumature di differenza tra destra centro e sinistra). Ci vuole qualcosa di più, uno sforzo ulteriore, un qualcosa di cui gli anni Ottanta hanno fatto perdere il fascino e il gusto, e che è il desiderio e il gusto di poter agire collettivamente, in funzione collettiva. Si tratta di incuriosirsi degli altri, e per cominciare degli altri come noi che agiscono in altri campi, di cercare e di scegliere i propri simili in situazioni altre dalla propria. E di collegarsi, informarsi, riflettere, agire insieme. Di responsabilizzarsi - con la coscienza della forza che viene da una diversità che non vuol essere eterna, che non si compiace di sé, che mira a persuadere e conquistare altri (i più abulici e conformisti o già corrotti), per assumere nella società una funzione di rinnovamento, di controllo, di sprone. Per molto tempo, temo, non si dovrebbe affidare nessuna delega duratura a nessun partito o forza organizzata -sanamente diffidando delle forze politiche attuali, per la loro vistosa delinquenza o per la loro accodata insipienza- bensì si dovrebbero giudicare dagli effetti delle loro azioni (le leggi, gli interventi e le pratiche che ne conseguono). Non ci si dovrebbe fidar mai delle loro parole, ma discutere i fatti che derivano dalle loro scelte; premere per la loro applicazione e diffusione se si giudicano le leggi sostanzialmente buone (e può anche accadere) o perché vengano cambiate perché cattive. C'è tra i miei amici cattolici, per esempio, chi sostiene fondamentale la necessità di mandare la Dc all'opposizione; c'è tra i miei amici ex-comunisti chi sostiene che una partecipazione del Pds al governo potrebbe significare molto, e ancor più chi sostiene che un governo delle "sinistre" - ma chi, cosa sono le "sinistre" oggi? - potrebbe modificare tantissimo. lo ne dubito, e credo che almenoper il momento si debba trovare una strada diversa da quella della "politica" normalmente intesa, agendo in profondità e dalle poche basi chiare e giuste, ed esigendo dai "politici" di non essere altro che funzionari e non feudatari dello stato e non mediatori tra i più prepotenti: funzionari al servizio della società e delle sue istanze migliori. 12 Già in queste parole, "istanze migliori", credo peraltro insita una contraddizione insanabile. Infatti, la società continuerà indubbiamente a essere dominata per molto tempo e forse per sempre, forse irrimediabilmente, dalle sue "istanze peggiori". La logica degli interessi immediatidei più potrà sempre accordarsi, come oggi accade, con la logica del potere economico e politico; attraverso i media, il potere continuerà a trasferire i suoi valori alle "masse", e in questo esso sarà assistito e non contrastato, in modo accessorio e non primario, dalle istituzioni "pedagogiche", quale la scuola (e finanche la chiesa): poiché la scuola, in definitiva, viene, in questo e in ogni quadro d'interesse dei politici, dopo la televisione, di cui è diventata o sta precipitosamente diventando una specie di compiacente succursale, di coadiuvante secondaria. Le maggioranze sono sempre molto recalcitranti - salvo forse in casi ai disastro collettivo - alle proposte "austere" e morali delle minoranze. Le maggioranze pensano solo ai loro "diritti" - al diritto di affermare l'interesse particolare distruggendo il bene collettivo. È nel loro interesse, che so?, distruggere la natura, rivendicare l'uso indiscriminato dell'automobile, liberarsi dalla responsabilità dell'educazione dei figli con la televisione, eccetera eccetera eccetera, e se noi sappiamo bene che questo porterà al disastro, che l'interesse non immediato e la possibilità stessa di futuro dovrebbero spingere nella direzione contraria, continuerà ciò nondimeno a prevalere l'interesse immediato, e il potere continuerà a far leva su di esso. E mai come oggi si è verificata così esatta la constatazione e previsione di Bonhoeffer sulla "stupidità" delle maggioranze, sull'utilità della stupidità delle masse per il potere, che gùesta stupidità ha tutto l'interesse a stimolare e proteggere. Trovarsi nella condizione di minoranze attive sarà per molto tempo quasi obbligatorio, e se c'è chi vede in questo una bellezza, c'è anche chi vi vede un carico di pesante frustrazione. Ma le minoranze attive sono sempre state e debbono essere oggi più che mai il sale di-ogni società. Virato il capo degli anni Novanta, aperti gli occhi alle nuovevecchie responsabilità che ci competono, molta gente ha ripreso a ragionare. E se così è, non tutto, forse, è perduto. Leistituzioni critiche: un r.rodottopositivo del a ·crisidella sinistra Mario De Quarto Alla sezione interni de "Il manifesto" dove lavoro, arrivano tutti i giorni decine e decine di fax. Molti di essi sono inviati dalle istituzioni statali, altri dai partiti o dai sindacati. Pochi vengono dalle aggregazioni o dai gruppi di base, che pure sono numerosissimi in tutta Italia. Forse perché le questioni su cui a questo livello sociale ci si muove sono generalmente di rilevanza locale, e anche perché il fax richiede comunque un livello minimo di dimensioni e stabilità organizzative. C'è però una categoria di utenti del fax che sta un po' a mezza strada. Una categoria che ci sommerge continuamente con una grande quantità di messaggi telematici. Sono segnali particolari, quasi sempre legati a un fatto di attualità, a una situazione di conflitto, a una denuncia, a una manifestazione concreta delle contraddizioni della società, ma anche alla possibile soluzione dei problemi. Fanno parte di questa categoria le grandi organizzazioni ambientaliste, il Tribunale dei diritti del malato, le associazioni dei consumatori, ecc. Potremmo chiamarle "istituzioni critiche", perché hanno raggiunto un livello di autorevolezza universalmente riconosciuto pur conservando la tensione al cambiamento della società. Se un cittadino qualsiasi sente il bisogno di fare qualcosa contro il degrado ambientale che vede intorno a sé, da qualche anno lo può fare facilmente. Basta che prenda il telefono, cerchi sull'elenco il numero del Wwf, della Lega ambiente, di Greenpeace, di Italia nostra, e chiami. In ogni capoluogo di provincia, perlomeno, troverà qualcuno lieto di ascoltarlo, di ricevere la sua segnalazione, o di indicargli uffici, istituzioni o singole persone a cui rivolgersi. Spesso la sua segnalazione sarà utilizzata. Altre volte non produrrà risultati concreti e immediati. Quasi sempre gli verrà chiesto un ulteriore segno di disponibilità, sotto _forma di una quota del proprio tempo da investire sul problema sollevato, o sotto la forma di un semplice contributo economico. Insomma, sulle questioni ambientali non influiscono più soltanto gli interessi egoistici di categorie sociali forti; la tutela degli interessi collettivi non è più affidat-a soltanto all'onestà e al rigore di qualche funzionario statale, o regionale o comunale. Si è sviluppata una rete di tutela degli interessi dell'ambiente, che non presuppone nessuna appartenenza politica o sindacale o economica. Caratteristiche di queste associasioni sono: la durata non effimera nel tempo, la concretezza delle forme di militanza, l'indicazione di possibili soluzioni ai problemi sollevati, un'autorevolezza tecnico-scientifica confortata da strutture organizzative di esperti, l'impegno contin_uo sul piano giuridico-legale per fare in modo che il parlamento emani leggi adeguate, ma che soprattutto queste leggi vengano applicate nella pratica della vita sociale. Ciò comporta uno specifico sforzo organizzativo, con studi legali competenti e articolati nel territorio. Altra caratteristica, il rispetto per l'avversario con cui si entra in conflitto, anche nei casi di scontro più aspro con settori politici o industriali. Tutto questo si riassume in una particolare concezione dell'impegno politico, appassionato, ma centrato sulla questione costitutiva dell'associazione, e quindi sostanzialmente indipendente (che non vuol dire indifferente) dai partiti. È una conc~zione e una pratica partecipativa molto diversa da quella tradizionale della sinistra. Eppure è nata dentro la sinistra. E i movimenti ecologisti e di difesa dei diritti, malgrado la teorizzata e praticata neutralità politica, sono di fatto fortemente in simbiosi con l'opinione pubblica di sinistra, con l'intellettualità progressista e anche con la parte più intelligente e sensibile delle forze politiche di sinistra. Non è un caso che la fortuna politica e organizzativa di questi movimenti dati dalla fine degli anni Settanta inizio anni Ottanta, quando

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==