Linea d'ombra - anno X - n. 70 - aprile 1992

IL CONTESTO A distanza di quattro anni, non c'è molto realismo in questa utopia. Infatti abbiamo visto la cavalletta saltare nella direzione sbagliata. Abbiamo sfondato il muro e ci siamo ritrovati in casa nostra. E qual è la scoperta? È la scoperta del terzo mondo presso di noi, l'Europa. Prima ci siamo resi conti che l'altro mondo, quello dei paesi dell'Est, in realtà era il terzo mondo. Poi ci siamo intrecciati con esso. Avevamo sempre guardato ai fenomeni del terzo mondo come a qualcosa di lontano, inquietante, coinvolgente, bizzarro, ma soprattutto lontano. D'improvviso il terzo mondo è nostro. Il Bangladesh forse si trova in Polonia, i boat-people forse nòn vengono dal Vietnam ma dalla Lettonia,_con una mano sul remo e l'altra in pratica minacciosamente levata sopra la tavola imbandita svedese. Avere il terzo mondo a distanza dava un senso di sicurezza. La distanza adesso non c'è più. Gli imperialisti parlavano sempre con dÌsprezzci di "guerre tribali". Le tribù non avevano il senso della democrazia. Era sempre guerra. Oggi, l'Europa è "piena di guerre tribali, che noi chiamiamo conflirti etnici. L'Europa tracciò netti confini fra le nazioni in Africa e si stupì che le tribù non tenessero conto delle indicazioni delle linee. Nelle guerre tribali dell'Europa degli anni Novanta, le tribù si comportano altrettanto irresponsabilmente, noi siamo profondamente sconcertati ma parliamo di contrasti etnici e di nazionalismo, non di guerre tribali. La crisi della democrazia è tuttavia più evidente. U vento della libertà soffiò negli anni Sessanta sull'Africa e dietro di sé non lasciò purtroppo solo libertà ma anche quelle che LORENZO MATTOTTI LILIA AMBROSI L' UOMO ALLA FINESTRA Un affascinante romanzo per immagini. Un nuovo, suggestivo, genere letterario. ~ Feltrinelli 10 con disprezzo_ siamo soliti chiamare repubbliche delle banane. Dopo la liberazione,'nessuna libertà, ma uomini forti. Il vento della libertà ha soffiato nel 1989 sull'Europa e ha lasciato una crisi della democrazia grande e ogni giorno più profonda. Ma gli anni Novanta hanno significato, dopo la liberazione europea, anche la crisi della democrazia europea. Per ragioni diverse, mi sono interessato molto agli stati baltici . già a metà degli anni Sessanta·. Ma, dopo la liberazione, è difficile. vedere altro che una tipica situazione da terzo mondo lì sulla sponda orientale del Mar Baltico, dove solo tre anni fa credevamo che si potesse costruire un centro culturale e democratico dell'Europa. Le economie ridotte in uno stato peggiore che nel terzo mondo, nessuna risorsa naturale, lotte tribali e forti sogni fascisti e invocazioni di uomini forti. In Lettonia, secondo un sondaggio d'opinione del la settimana scorsa, il 56 percento della popblazione vuole un dittatore capace di tenere il parlamento sotto controllo. In Lituania, il 54 per cento. Ciò che è peggio-e che è un segnale del fatto che i I secolo della democrazia sta volgendo al termine - è che verso la fine del 1900 la presa della democrazia politica sullà coscienza europea sembra perduta anche nell'Europa occidentale. Quando aboliamo grandi parti della democrazia politica per 12 nazioni con il trattato di Maastricht, parliruno con termine sofisticato di ''deficit democratico". Usiamo ancora in casa nostra un linguaggio sofisticato: non guerre tribali ma conflitti etnici, non dittatori delle banane ma presidenti forti. Anche davanti alla più grande rivoluzione politica mai avuta nell'Europa occidentale parliamo di "deficit democratico", non di abolizione della democrazia politca. O, in ogni modo, di. una sua riduzione forse al 25 per cento. Pochissimi intellettuali sembrano aver letto il trattato di Maastricht. Essi parlano di "inevitabilità", sembrano seduti presso il fiume della storia, convinti che la vecchia esigenza di influenza politica sia la storia. Il mercato ha vinto, inutile resistere.Un nuovo · genere di corporativismo viene introdotto quasi senza rumore in una Silicon Valley europea che tuttavia somiglia straordinariamente . a un paese del terzo mondo. · Il tratto più sorprendente di quesfEuropa degli anni Novanta non è tuttavia l'esclusione di grandi gruppi, la scoperta del terzo mondo nel primo, il nascente fascismo nell'Europa dell'Est, la soppressione della democrazia politica nell'Unione dell'Ovest, le dittature delle banane nella Silicon_Valley, ma senza banane, le lotte tribali, i disperati tentativi degli indigeni confusi di attraversare le frontiere erette, non è la nuova fame, ma il fatto che la guerra del senso morale è stata persa così totalmente senza battaglia. Vivo in due paesi, Svezia e Danimarca; che a loro modo hanno realizzato. un sogno utopico di libertà, benessere e democrazia non sul piano teorico, ma su quello concreto. L'utopia realizzata è sopravvissuta in Svezia per circa trent'anni, dal 1955 al 1985. Ora è in via di liquidazione. Ma non inesorabilmente. Nemmeno il futuro dell'Europa è ine~orabile. La storia non è un fiume. Ma se piuttosto è una cavalletta, di cui abbiamo appena visto uri inaudito balzo in avanti seguito da un salto all'indietro nel neofascismo o quel che altro è, sappiamo tuttavia che il terzo mondo adesso l'abbiamo presso di noi. Perciò, nessuna ragione per essere altezzosi, ma nemmeno apatici. E se le cavallette in ogni modo impongono pretese assolute ai loro osservatori: stiamo in guardw. Accanto a uh fiume in piena si può dormire. Ma non di fronte a una cavalletta. ERRATA Nel numero scorso, all'interno dell'intervista con Eugen Drewermann, tutte le volte che si parla di "Immacolata Concezione" si intenda: invece "verginità di Maria".

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