Linea d'ombra - anno X - n. 69 - marzo 1992

14 VISTA DALLA LUNA ~ ~ -< ....J sporto collettivo emacchine che li obliterano, selfservice dell'informazione, utilizzazione massiccia delle carte di credito, ecc. Si creano così dei veri e propri codici urbani, linguaggi generati dalla moltiplicità e dalla varietà della vita urbana con i quali bambini e bambine si famjliarizzano senza neanche rendersene conto. Questi linguaggi saranno per loro indispensabili per vivere la quotidianità urbana come per comunicare tra loro, per recarsi in altre città, ecc., ma soprattutto per adattarsi alle richieste del futuro e per progettare, per creare. La città non è soltanto un'avventura sul territorio, è anche un 'avventura dell'immaginazione, e oggi l'immaginazione esige un supporto, un codice tecnologico nuovo. Infine, il bambino o la bambina scopriranno o acquisiranno nella città un insieme di sensibilità e di identità collettive. L'acquisizione di una sensibilità di cittadini va di pari passo con la possibilità di fare vita di gruppo, con la possibilità di associarsi che si realizza generalmente tramite l'accesso alle offerte culturali, sportive, spettacolari della città. Non si tratta solo dell'offerta formalizzata (centri culturali, concerti, competizioni sportive, ecc.) ma anche di quanto è possibile scoprire ogni giorno nelle strade ( botteghe artigianali più o meno anacronistiche, performances delle avanguardie culturali, o semplicemente i modi d'essere degli "ambulanti" della grande città). Le immagini del quartiere dell'infanzia, l'impatto delle scoperte personali, l'esperienza dei centri, la partecipazione alle feste cittadine creeranno ricordi, emozioni e percezioni che accompagno tutta la vita. Un giorno, già adulti, si farà l'ultima scoperta: i sentimenti e la ragione si sono formati per il tramite dell'avventura urbana vissuta nell' infanzia e nella gioventù. Nostalgia di passato, nostalgia di futuro Quel che più mi piace delle città sono le strade, le piazze, la gente che mi passa davanti e che certamente non incontrerò mai più, l'avventura breve e meravigliosa come un fuoco d'artificio, i ristoranti, i caffè, le librerie. In breve: tutto ciò che significa dispersione, gioco d'intuizione, fantasia e realtà. (Josep Pia, Cartes de lluny, prefazione del 1927) La forma della città cambia più velocemente del cuore di un mortale. (Julien Gracq, Laformed'une ville) La città che viviamo, che ricordiamo, che ci proiettiamo è anche una città reale in cui tutto è teoricamente possibile: massima informazione e mobilità, offerte svariate di cultura e di consumo, possibilità infinite di relazioni sociali, grande varietà di attività e di opportunità di lavoro ... Sono queste le lib_ertàurbane. Ma praticamente lo sviluppo medesimo delle città nega le libertà che sembra offrire. La città realizza le sue potenzialità solo se è accessibile. Però le aree centrali lo sono ogni giorno di meno: difficoltà di transito, insicurezza urbana. Contemporaneamente, le periferie producono aree segregate i cui abitanti, che per di più mancano di apporti culturali o di informazione, le libertà urbane non possono esercitarle. I centri EDUCAZIONE E URBANISTICA monumentali, pieni di significati e di attributi, restano quasi sconosciuti a molti bambini e bambine. E i vecchi quartieri degradati ("marginali" anche se a ridosso del "centro") e soprattutto i quartieri periferici nella loro monofunzionalità, sono una negazione della qualità urbana, che è diversità e polivalenza. Le aree isolate e specializzate (aree di uffici, di fabbriche, di botteghe) contraddicono la città, annullano il suo valore educativo. Le aree centrali degradate hanno bisogno di luce e di spazio, hanno bisogno di incorporare attività moderne, pur nel rispetto della loro morfologia di base, nella variegata composizione sociale. I quartieri periferici dovrebbero avere i loro "monumenti" o i loro punti d'incontro centrali (e cioè una molteplicità di funzioni e accessibilità rispetto alle zone centrali consolidate). La dialettica pubblico-privato è probabilmente una delle dimensioni più attraenti della città. In essa è possibile la privacy, il "farsi dimenticare", la preservazione dell'intimità senza il controllo sociale caratteristico delle piccole comunità. E, allo stesso tempo, le massime possibilità di socializzazione, di vita collettiva, di inserimento in movimenti sociali o politici, di partecipazione ad associazioni e ad azioni pubbliche. Ma non sempre è così, come sappiamo: spesso le condizioni di vita, in casa e nel quartiere, negano ogni possibilità di privacy. Per un ragazzo o una ragazza poter star soli può diventare un'ossessione. O tutto il contrario. L'anonimia, la solitudine. Il riconoscimento pubblico o di gruppo, la comunicazione che forniscono i legami famjliari e amicali, la partecipazione a realtà collettive possono risultare del tutto impossibili per ragazzi e giovani e vecchi, abitanti delle città. La vita urbana produce realtà complesse nelle loro particolarità e nel loro funzionamento. La città richiede eccedenze agricole per alimentarsi e materie prime per le sue industrie. Deve esportare e, soprattutto, deve sviluppare le sue funzioni di scambio, di commercio. Ne conseguono funzioni finanziarie, amministrative, formative. E servizi che rendano possibile la vita collettiva, che in generale corrispondono alle competenze amministrative municipali. Tutto questo mette di fronte ai bambini o adolescenti un vero e proprio modello del sistema sociale, un laboratorio a partire dal quale si pµò osservare e anche sperimentare come la società produca, consumi e si organizzi. Come, per esempio, la crescita economica possa modificare nel bene o nel male la qualità della vita, l'ambiente. Paradossalmente l'educazione fami-. liare e scolare ha negato, sino a tempi recenti, l'inserimento urbano come elemento di formazione, come se scoprire la realtà sociale immediata fosse meno difficoltoso e meno necessario per un adolescente che studiare il mondo antico o le leggi della fisica. Lo spettacolo urbano è formativo del gusto, la città trasmette valori estetici non solo attraverso prodotti culturali e segni (informazione, vetrine, pubblicità, mostre, ecc.), ma anche attraverso lo spettacolo che essa è in se stessa, il suo movimento, le sue diversità.

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