6 VISTA DALLA LUNA <l'. :>:: :>:: :il :..... la laicità, come attualmente si sta riscoprendo, è caratteristica di ogni credente, al di là delle sue funzioni ministeriali. Non per niente laico, semanticamente, si lega alla parola greca "popolo", cosicché, essendo la chiesa popolo di dio essa è composta in toto da laici). Se fino a poco tempo fa le comunità cristiane credevano di esaurire la loro missionarietà nella "offerta per le missioni" fatta durante la "giornata missionaria" oggi si comprende che di ben altro si tratta. Ogni missionario può oggi a ragione interpellare i cristiani con la domanda: "perché tu a me dai solo soldi?" I soldi costituiscono un ottimo alibi (e comunque sono sempre ben accetti dai missionari per le loro opere) ma non esauriscono di certo la carica esplosi va eri voluzionaria dell'annuncio. I soldi e le offerte costituiscono il modo borghese di far missione, la paga del missionario, il rifiuto a scendere in campo in prima persona. Dove stanno le frontiere? Nell'immaginario collettivo missionario è colui che parte, che attraversa i mari, che oltrepassa le frontiere e i confini. Ma in un mondo ridotto a villaggio globale in cui l'interdipendenza fra popoli e nazioni è massima, dove stanno le frontiere? Sin quando partire significava andare in una nazione straniera abitata da "infedeli" o "pagani" l'identità del missionario era abbastanza chiara. Ma oggi queste frontiere valgono ancora? Al quesito risponde con estrema lucidità Papa Paolo VI nella enciclica Evangeli Nuntiandi (n. 19) asserendo che I MISSIONARI l'annuncio non può più essere concepito a partire dai soli confini geografici ma deve fondarsi sui confini antropologici. Deve essere un annuncio che mira a sconvolgere criteri di giudizio, stili di vita, scala di valori. E così tutto si complica. La missione accade là dove accade l'uomo: con questo slogan prende avvio alla fine degli anni Settanta la più innovativa del le riviste missionario, "Missione Oggi" (diretta per molti anni da P. Eugenio Melandri, oggi europarlamentare di Democrazia Proletaria e condiretta dal sottoscritto). Uno slogan che cerca di tradurre nei fatti il superamento della missione "a base geografica" pretendendo di parlare a tutto tondo. Un annuncio che interpella tutti gli uomini in quanto uomini richiamandoli alla radicalità del vangelo. Il confine diventa così l'uomo, ogni uomo e tutti gli uomini. I suoi drammi, l'anelito alla pace e allo sviluppo, la necessità di entrare in dialogo non distruttivo e dominante con le altre culture e con le altre espressioni di umanità. I primi passi sono soprattutto di denuncia: come possiamo noi predicare la pace ai popoli a cui vendiamo armi? Come possiamo predicare la vita ai popoli che affamiamo? Come possiamo chiamarci tutti fratelli e figli di dio se le strutture economiche e politiche che reggono il mondo (e che garantiscono a noi cristiani ricchi del nord privilegi a non finire) si basano sulla rapina e sul furto? È a partire da queste prese di posizioni che il mondo missionario in Italia sale alla ribalta: la campagna contro i mercanti di morte (che porterà
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