Aluisi Tosolini Aluisi Tosolini è direttore di "AlfaZeta" (edizioni Sonda, via Ciaramella 23/3, Torino). È docente di filosofia al liceo pedagogico di Piacenza, e di sociologia presso l'istituto teologico saveriano affiliato alla Pontificia Università Urbaniana. Dove e come Il panorama missionario Euntes docete omnes gentes. Sta qui, in questa frase evangelica, l'atto di nascita dei missionari. Andate e predicate il vangelo, la buona novella, a tutte le genti: così Gesù di Naza.ret indica ai suoi discepoli. E immediatamente dopo l'ascensione al cielo del Cristo i discepoli iniziano a percorrere le vie del mondo. Il viaggio, l'andare, continua ancora oggi, a 2.000 anni da quel primùivo partire. In poche righe è certo difficile tratteggiare uno schizzo del panorama missionario odierno, tuttavia la sua complessità e vivacità balzano immediatamente all'occhio anche di un osservatore non esperto. Da Paolo a oggi: una storia di luci e ombre San Paolo, sulla via di Damasco, cambia vita: da persecutore dei cristiani si fa discepolo e missionario. È con lui che il cristianesimo, nato nel mondo ebraico, inizia a fare i conti con il mondo e la cultura greca. Velocissimamente il cristianesimo, grazie alla testimonianza e alla predicazione dei credenti, si espande fino al punto di divenire nel 313 religione ufficiale dell'impero. Costantino ha compreso che il cristianesimo può costituire il collante nuovo di un edificio in disfacimento. Il triste connubio tra religione e stato ha inizio: a seconda dei periodi storici uno diventa mezzo e puntello del l'altro. Ma altri confini vanno oltrepassati, l'annuncio riguarda l'umanità intera. Così vengono prima convertiti i germanici e i popoli "barbarici" che urgono ai confini dell'impero poi, lentamente, si toccheranno i lidi più lontani. Cirillo e Metodio arriveranno nella profonda Russia. Il medioevo è età cristiana segnata tuttavia anche dallo scontro fortissimo con l'Islam. Impatto che non riguarda solo le dispute teologiche ma anche e soprattutto le spade dei crociati. La città sacra va liberata dai musulmani, infedeli prima che uomini. Solo Francesco d'Assisi, si dice, ebbe occhj penetranti e seppe leggere in chiave nuova la missione passando dalle armi al dialogo con il sultano. Ma Francesco, si sa, era un illuso utopista e il suo modello di annuncio non ebbe grande seguito. Ma è con la conquista violenta dell'America che abbiamo la più tragica riprova della missione. Un mondo e una cultura che si ritenevano (e si ritengono) superiori coniugarono assieme, per l'ennesima volta, la croce e la spada. In pochi decenni 70 milioni di indigenj su una popolazione complessiva di circa 80 mjlioni (e si tenga presenLATERRA 5 < iii te che la popolazione mondiale era solo di 400 milioni) vengono uccisi. I documenti di allora1 testimoniano il legame terrificante tra spada e croce. Si pensi che i teologi discussero a lungo sul fatto che il rifiuto degli indios a convertirsi costituisse juxta causa per una guerra giusta. Tommaso d'Aquino con la sua teoria della guerra giusta si rivoltava nella fossa. Ma poco importa: ciò che conta è l'oro, scrive Colombo nel suo Diario. Vi erano, è vero, voci dissonanti, ed anche autorevoli: la bolla pontificia di Paolo III (1537) che difende la dignità degli indigeni, l'esperienza di Las Casas, il teologo De Vitoria che a Salamanca scrive testi ispirati e modernissimi sul diritto delle genti. Ma De Vitoria fu sconfitto dal Cardinale Sepulveda, Las Casas costretto a fuggire e ucciso. Paolo lil e la sua bolla dimenticati. Restano dubbi che nell'occasione si trattasse di buona novella ma ancora oggi qualcuno ha il coraggio di chjamare quel periodo storico con il nome di "evangelizzazione delle americhe". Un ultimo e significativo 'passaggio si ebbe con l'era coloniale propriamente detta. È qui, nell'ottocento, che nascono le congregazioni missionarie e che, rare eccezioni (ad esempio Mons. Ricci in Cina) prende il via la nuova evangelizzazione secondo l'ottica del "civilizzare per evangelizzare, evangelizzare per civilizzare". Ancora una volta, consapevolmente o inconsapevolmente, la buona notizia del vangelo andava di pari passi con una cultura dominante che sotto, metteva a sé il resto del mondo. Anche se, è ovvio, moltissime sono le azioni positive avutesi in questi anni. Truppe scelte? Il concilio vaticano Il costituisce una rivoluzione: dichiara che tutta la chiesa (che è popolo di dio) è missionaria. L'annuncio del vangelo, della buona notizia, non può essere demandato solo ad un corpo scelto e speciale, ai missionari che "solcano i mari". È il primo grosso nodo della missione oggi. Se tutti i cristiani sono infatti missionari occorre chiarire che cosa ciò implichi per ogni battezzato e per ogni comunità. Il compito del! 'annuncio viene così restituito al popolo di dio che ne fa una sua caratteristica fondamentale: o la chiesa tutta è mjssionaria oppure essa non è chiesa. Si situa qui l'atto di nascita del nuovo protagonismo missionario dei laici (usiamo questo discusso termine per definire coloro che non sono vincolati da voti religiosi o non sono sacerdoti anche se di per sé ;: " ,. . ~ . e z ,.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==