Linea d'ombra - anno X - n. 69 - marzo 1992

SCIENZA/GOODWIN gia immanente è l'elemento essenziale, mentre "le cose" che mantengono u"a condizione di stabilità sono derivate e richiedono una spiegazione. Così siamo portati verso la dialettica, la logica del processo. l)na teoria del processo ben sviluppata ha alcune conseguenze sorprendenti. Se il cambiamento è inteso come primitivo, allora dobbiamo smettere di pensare al movimento come a qualcosa che capita aHe cose in conseguenza di forze ad esse esterne· che agiscono all'interno di una cornice spazio-temporale preesistente. La causalità diventa immanente anziché transitoria, e quelli che noi chiamiamo oggetti e i loro ambienti sono forme complementari auto-generantisi. Non esiste figura senza sfondo, e l'unico criterio di pertinenza è la stabilità dinamica. In questo modo il significato di un processo deve essere trovato semplicemente comprendendo e verificando i rapporti complementari fra evento e contesto. Lo spazio/tempo è un contesto descrittivo appropriato per un'azione localizzata connessa a intenzioni particolari, ma è generato e mantenuto dall'intenzione e dall'azione; non è un dato preesistente. Lo stesso vale per tutti i tipi di stabilità: essi sono mantenuti attivamente e conservati dall'azione che dura quanto dura l'intenzione, dopo la quale c'è un ritorno al cambiamento. Così tutto prima o poi si trasforma e tutto è flusso, ma non è caotico. Il processo ha la sua logica. Non è la logica classica delle contrapposizioni binarie, che si trova in contraddiziçme non appena ·affronta dei processi che hanno sia la proprietà della continuità che quella della trasformazione. Ciò di cui c'è bisogno è una logica in cui ogni elemento sia un aspetto di tutti gli elementi in virtù della loro fondamentale int~connessione, e in cui non vi siano elementi assoluti, atomici, o valori logici in senso classico16. Solo così è possibile risolvere il problema del sostanziale ordine dei rapporti nei processi spazio-temporali. Russe] ba dimostrato che la logica classica, con la legge del tertium non datur, non è compatibile con tale condizione di rapporto interno tra i componenti di un sistema dinamico; secondo tale logica, infatti, o il rapporto è parte della natura dei componenti, o i rapporti sono identici agli elementi stessi17 . Nessuna delle due alternative permette una condizione fondamentale di interrelazione in cui ogni "parte" contenga il tutto 18 . Campi e forme L'ordine relazionale, però, è proprio ciò che caratterizza la condizione degli organismi. Come abbiamo visto, non è la composizione che determina la forma e la trasformazione degli organismi, ma l'organizzazione dinamica. Classicamente, il i-apporto spaziotempo è descritto dai campi, e le equazioni dei campi descrivono le loro dinamiche. È la mancanza di adeguate teorie dei campi dei cicli di vita degli organismi e dei processi cognitivi che provoca le serie carenze nella nostra comprensione degli organismi e delle menti, dell'evoluzione e della cognizione. Così come sono formulate attualmente, tali teorie, per esempio quene dello sviluppo embrionale, ci danno una qualche spiegazione del tipo di ordine dinamico spazio-temporale che potrebbe sottostare alla generazione di forme biologicheI9_ , Inoltre, è chiaro che la descrizione di campi si avvicina moltissimo a incarnare la logica del processo sopra descritta. Harré e Madden hanno formulato per l'appunto la domanda su come rimediare nel modo migliore alle inadeguatezze della causalità cartesiana e humeana, concludendo che un'alternativa può deriva76 re dal concetto di campo20 . Essi citano Faraday (1857) a proposito del concetto di forza o energia: "Ciò che io intendo con questo termine [energia] è la sorgente o le sorgenti di tutte le possibili azioni deile particelle o 'deimateriali dell'uni verso: essendo queste spesso .chiamate le forze della natura quando se ne parla in rapporto ai diversi modi in cui si mostrano i loro effetti". Poi continuano: "Le 'linee di forza' disegnano quindi la struttura direzionale delle energie o dei potenziali distribuiti nello spazio.L'entità fondamentale diventa allora un unico campo in perpetuo processo di cambiamento a seconda di come la sua struttura si modula da una distribuzione di potenziali di un certo valore a un'altra" 21 . La visione di un unico campo dinamicò, con qualità ed energie diverse, va ben al di là di ciò che io ho cercato di descrivere in rapporto ali' ordine organico. Ma se vogliamo prendere seriamente in considerazione una dialettica dei processi, questo è il punto a cui essa ci porta. Ed è una bella distanza dal mondo cartesiano del meccanismo. Whitehead espresse la distinzione in questa forma condensata, benché criptica: "Cartesio nella sua filosofia concepisce il pensatore come creante il pensiero occasionale. La filosofia dell'organismo inverte l'ordine e concepisce il pensiero come un'operazione costitutiva nella creazione del pensatore occasionale... In questo capovolgimento noi abbiamo il contrasto definitivo tra una filosofia della sostanza e una filosofia dell'organismo" 22 • Se capisco bene, il messaggio qui contenuto è che non ci sono cose (per esempio pensatori) che generano p.ensieri;ci sono processi che generano forme complementari, come pensatori e pensieri, insieme agli altri aspetti propri di questa costellazione dinamica di fenomeni. Così la mente non è nel cervello più di quanto la vita sia nell'organismo. Questi sono aspetti di processi ordinati che esistono nel rapporto dinamico di pensiero e azione, ciclo e trasformazione, generati attraverso il mobile, incerto confine tra interno ed esterno, soggetto e oggetto. La vita è ordine relazionale vissuto nell'interfaccia attraverso cui si generano le forme. L'embrione, sviluppandosi, si ripiega su se stesso in strati che trasformano in modi caratteristici il flusso del suo ordine dinamico interno-esterno in diversi tessuti . Il cervello è un labirinto di circonvoluzioni compresse l'una contro l'altra, un complesso regno di mappe, proiezioni e trasformazioni che creano una ricchezza mai vista di esperienza relazionale tra interno ed esterno, significativa a causa della complementarietà di figura e sfondo, evento e contesto. Qual è dunque il destino del dualismo cartesiano tra organismi e menti? Per Cartesio l'organismo era una macchina, un automa. La nostra cultura scientifica ha cercato in tutti i modi di convalidare questa affermazione. Mal' organismo ha resistito, proprio come la mente. E questa resistenza ci porta verso una conclusione molto diversa. Un organismo è un centro di energia immanente, autocreantesi o creativa, organizzata in termini di ordine relazionale che sfocia in un modello periodico di trasformazione (il ciclo vitale) coinvolgente componenti storiche e fattuali (i geni e l'ambiente) e universali biologici (l'ordine dello stato vivente). Tutti gli esseri viventi sono sia causa che-effetto di se stessi, pura attività auto-sostentantesi. Essi sono natura naturans e non natura naturata, creativi e non creati, legislatori e non osservatori della legge, mandanti e non esecutori. Ma una filosofia organica dei processi ci costringe a concludere che, sostanzialmente, gran parte di questa descrizione si applica anche ad altri aspetti del mondo così come noi lo conosciamo 23 . Perciò, in questo senso, anche il mondo è un organismo, e questo ci porta da un lato a una concezione precedente

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