e l'Araldica coi versi, i martiri plebei della Democrazia. L'Enciclopedia del mare, poi, è rimasta sincopata, r:ottanel diaframma. Per ogni giorno un foglio, per ogni foglio un fiore o veleno o versetto di regale popolare abominio. E le Balene, sui dorsi dei volumi, mostri piccerilli di una Bibbia procidana, il cui Giona è un pescatore vecchio al punto da parere un neonato ..." Se estrogeno è un estro che gira quando ne ha voglia, ormonico un pifferetto maschile a bocca, ossidianico un elemento che agisce solo di giorno e algoritmo un'alga che danza tra i marosi, questa, allora, è davvero una terra di briganti e la sua alta chirurgia proviene diritta dai grammatologi del circolo di Copenaghen. Del resto, chi cantava "Anna, soror. .." sugli arenili di Sorrento pensava bene ai gargarismi di Caruso, un'ottava più sopra del tintinnio dei lampadari. E non è stato possibile mai "furtire" una lacrima, alla Duse o alla Mignonette, ogni volta che un batò si allontanava dallo strillante golfo delle Sirene. Cose che ci rallegrano solo nei giorni di lutto, quando sesso e diluvio, sesso e diluvio sono il sesto itinerario possibile "ad eundum Deum" nella Summa di San Tommaso. E questo qualche sarda lo sa bene, qualche seppia pure. I polipi, forse, chissà. Sono tanto aristocratici. L'acetilene, di notte, li bombarda, li mitraglia, e loro, oncògeni stupiti, vanno avanti in confusione, non sanno più che dire né capire. "Che sse dice? Che sse dice?" s'informano tra loro. "Che sse dice? Che sse dice? 'A tempesta mann'a galla a'alice!''. Barocca cultura di gesti. Empio mambo dell'eco/degrado. · Niente. Un tuffo. Una passeggiata sqla. Chi ci sputa sopra è arso. Cioè, va in paradiso. Tanto, i guaglioni sugli scogli, hanno vene ~i assassini, azzurre pubescenze. Li avete visti mai? Nudi, tra le cozze a Marechiaro, si finiscono il calore da soli, con un casto gesto della mano. "Chi ha visto maie 'e ccaiuole ..." STORIE/MOSCATO e le dita corrono sapienti dentro brache nere, "dicere no 'a matina, 'a luce, 'e ccanzone ..." e la voce si fa erettile, orfica penetrazione, "quase 'na faccia tagliata ca se mette appaura d'o sole..." e dita e voce e sfregio si danno un violetto alla Matisse, scomposta anatomia di festa all'obitorio, fari sparati sotto il cuore come tracchi ali' intrasatto. Un cammeo di Assunta Spina ci ricorda che bastava esagerare gli aggettivi per campare o per essere. Moltiplicarli come i pani e come i pesci. O gli amanti e i tradimenti, tanto per essere precisi. I mantelli dei poèti, del resto, si aprono a campana come quelli dei cafoni, pipistrelli, sciosciammosche!, così dicono · ai Quartieri. Hanno mani butterate dall'azoto, ulcere schiattose lungo gli anulari. Dai bordelli scendono, simili a rigagnoli di sangue, dai bordelli scendono che sembrano macelli, schifati da Dio, schifati da tutti. "Nostra ignuda Natura, tale e quale, scurnùse ..." accatteno e vènneno, accatteno e venneno costati e cosce, milze, dalla Bestia senza dazio sui pontoni. · Ecce Homo, lo scemo Ciccillo, viene trascinato in processione. Da un letto, poi, da un basso di dolore, "Appiccia 'a radio, appiccia 'a radio ..." si sente, "cagna 'a stazione, cagna 'a stazione ..." Un cieco, certo. Luce sospesa ai meri suoni, capricciose ragnatele. Santificare, dovrebbero, i pittori e i musicisti e i fotografi col lampo di magnesio. Santificare, dovrebbero, gli artisti a quattro soldi, le scosciate ballerine, le sdentate sciantose dei "Café", santificare, dovrebbero, tutta la plebaglia creativa che si esprime tanto per "maniera". La "maniera" qui, è l'unica parrocchia dove si affresca il vero. E poi allo chalet, lo stesso dové lavorammo, ti ricordi?, è seduta una signora molto vecchia, stanca. Io la chiamo Anna Maria, scrive in continuazione. Senz'altro una mania, si vede dallo sguardo. Fissa con pupille spiritate l'acqua che le sta di fronte. Non accetta mai caffè, solo tovagliolini. 71
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