Linea d'ombra - anno X - n. 69 - marzo 1992

Foto di Gionni Berengo Gordin, dal volume In treno al/roverso l'Italia (Peliti 1992) molte tematiche. È l'altra via dell'impegno volontario, rinunciare ali' equidistanza dai partiti e dal palazzo ed entrarvi autonomamente correndo i molti rischi che ciò comporta. Se si guarda alla pur breve storia dei verdi italiani si vedrà facilmente che molti dei rischi preventivabili non sono stati affatto evitati. Tutto ciò ché di peggio ci si poteva attendere lo abbiamo avuto: improbabili riciclaggi, neoprofessionismo di neo (o paJeo) politicanti, massima ingenuità da un lato e massimo cinismo dall'altro, scissioni strumentali, fusioni opportunistiche, involgarimento e banalizzazione di questioni complesse e capitali, eccetera eccetera, non occorre insistere. Alla vigilia di queste nuove elezioni politiche la discussione sul-· l'opportunità di proseguire l'esperienza politico-istituzionale dei verdi si è venata, nelle riflessioni più consapevoli, di interrogativi circa la reale possibilità di agire limpidamente ed efficacemente sul piano politico in un paese come quello che l'Italia è diventata. Sulla riva o nel gorgo È possibile sfuggire ai veleni della politica, sia standone distanti sia, e di più, sfidandola sul suo proprio terreno? Nessuna risposta finora venuta dalla realtà ~ non dalla teoria - garantisce niente. Chi ne è stato fuori ha spesso finito per lavorate per il famoso Re di Prussia o per seminare illusioni sulla n~utralità e pulizia della "società civile" e sull'utÌlità di una delega alle istituzioni. Chi in / politica è invece entrato a volte ha visto snaturarsi le ragioni che lo avevano motivato, i contenuti stessi del proprio impegno e ha rischiato l'omologazione tra i politicanti contestando i quali era partito.L'incontro tra l'impegno volontario, di base, e la politica ha spesso finito per somigliare a quello, narrato da una vecchia storiella, tra una raganella e uno scorpione sul bordo di un fiume: 'IL CONTESTO "Mi dai un passaggio sulla schiena fino all'altra sponda?" chiede lo scorpione."Fossi matta"rispondela raganella,"Tu mi pungerestiuccidendomi!""Non sono micamattonemmenoio" dice a sua voltalo scorpione, "Se ti uccidomuoioanch'io annegato".La raganellainfinesi convincee si carica lo scorpione sulla schienaincominciandoa nuoto la traversatadel fiume. Giunti però nel mezzo lo scorpione d'istinto punge l'ingenua e generosa bestiola. "Pazzo, perché l'hai fatto? grida q11esta",Moriremo entrambi""Lo so, ma è nellamia natura.Non posso farci niente" dice lo scorpionementre sprofondainsiemealla raganellamorente. · ,;;I Così la politica, spesso, con l'impegno spontaneo. Lo avvelena, uccidendolo, ma avvelena e uccide così anche un possibile passaggio di sponda, uno spazio e un orizzonte nuovi. D'altro canto cosa poteva guadagnare la raganella dall'incontro con lo scorpione? Forse niente, oppure una compagnia, o la dimostrazione che, in caso di bisogno, si può vincere istinti e vecchie avversioni e unire efficacia e lealtà ..Ma l'attributo della raganella è, qui, l'ingenuità generosa, come quello dello scorpione è l'istinto a colpire e uccidere. Nella realtà, fuor di storiella, le cose sono più mescolate, più complicate.C'è ancora della raganella in qualche ambito e soggetto . politico; c'è, più spesso, dello scorpione, nel vasto arcipelago del volontariato e dell'ambientalismo, anche quello meno coinvolto dalla politica. L'importante è saper riconoscerne la presenza, contrastando le ingenuità facilone e i "crimini e misfatti" di cui gronda la politica (ma, non meno, la società civile). Si eviteranno così delusioni ed equivoci, dentro e fuori di Palazzi e Municipi. In ogni caso, dentro o fuori, è solo dall'agire concreto, verificabile e controllabile, dalla prova dei fatti cioè, e non restando sulla riva, che qualche risposta nuova potrà venire. O invece no, sprofondando allora raganelle, scorpioni e tutto nel gorgo disgustoso. •

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