STORIE/TAMARO Sorpreso si alzò e in piedi accanto al letto rivoltò il guanciale: sotto c'era un mucchietto di penne bruciacchiate e di grumi di sangue rappreso. professore fosse ancora in casa. Poteva essere Maria che la chiamava per dare le istruzioni. Prese coraggio e scivolò fuori dalla stanza per raggiungere il telefono. Sollevato il ricevitore rimase silenziosa in attesa della voce. "Come va?" diceva Maria dall'altra parte. "Come va?" "Maria ..." disse Rossella, "sono io..." e subito le raccontò tutto quello che era successo a ora di pranzo in cucina. Appena chiuso il telefono Rossella andò in cucina apò il congelatore e tirò fuori il corpo di un fagiano con tutte le piume avvolte nel nylon. · Lo portò sul balcone della cucina e dopo aver tolto il nylon lo mise nel posto esatto dove batteva il sole. Poi andò in camera, si chiuse dentro e cominciò a scrivere una lunga lettera alla sua famiglia. 'Anche il professore al suo ritorno a casa provò a scrivere. Il male al braccio si era Un po' affievolito, tuttavia non riusciva a trovare la lucidità dei giorni prima. "I riti", scrisse, "sono un'altra delle cose che ci distinguono dalle bestie. Se infatti un animale muore, per i suQisimili non sarà altro che un banchetto succulento, ma se un uomo muore lo si veste con i suoi vestiti migliori e si dicono intorno al suo corpo preghiere per la salvezza dell'anima e tutti fanno a gara per dire di lui quand'era in vita le cose più. belle." A dire il vero, questa riflessione non era molto ben collegata con quello che aveva scritto fino allora, era però una frase importante così il professore prese un lapis rosso, le fece un cerchio intorno e con una lunga freccia la spostò verso la fine del foglio di protocollo. Anche gli studiosi di professione, pensò il professore per chiarirsi le idee, probabilmente· procedono in modo analogo. Le campane della chiesa cominciarono a suonare. Il professore contò i tocchi, sette bassi e due acuti: le sette e mezza. C'era ancora molta luce nella stanza e dalla finestra aperta non giungeva quasi nessun rumore. La gente, sono tutti al mare, al mare o ai monti, pensò· il professore. Si sollevò dalla sedia a fatica e a passetti si mosse verso la stanza dà pranzo. Passandq per il salotto lo sguardo gli cadde su una sua foto incorniciata. Indossava la divisa da ufficiale fascista, stava dritto in piedi, le mani sui fianchi con sullo sfondo un gruppetto dì palme. - "Tout passe" bisbigliò e scosse piano la testa. Ormai sapeva che la saggezza era un attributo della vecchiaia. Rossella lo aspettava in piedi con una padella in mano vicino al tavolo. "Uova, professore!" urlò appena lo vide e con gesto brusco gliele riversò nel piatto. "Arnilda inia, che malagrazia!" borbottò il professore legandosi al collo il tovagliolo. Ma Rossella si stava già allontanando: "Chissene ..." gridò forte in risposta e spaò in cucina .. Dopo cena il professore raggiunse ancora lo scrittoio, su un foglio pulito, con il lapis rosso annotò: chissene, accanto tra pareptesi scrisse chissenefrega con un punto interrogativo sottolineò il tutto due volte e chiuse il foglio nella cartelletta assieme agli altri. Alla televisione c'era un varietà con ballerine dalle cosce un po' grosse. Ogni tanto compariva un comico e diceva delle battute mettendosi a ridere in modo esagerato lui per primo. Il professore ne ascoltò un po', poi giacché non lo facevano ridere e si sentiva la testa pesante, si alzò e andò a domlire prima del terripo. La mattina dopo si svegliò ancor più tardi della mattina prima. C'era già la luce nella stanza ma non aveva nessuna voglia di alzarsi. Pensieroso abbracciò ilcuscino. Invece del tessutomorbido le sue dita toccarono qualcosa di polveroso e secco. Tirò fuori la mano e prese dal comodino gli occhiali: sui polpastrelli c'erano delle macchie scure, rossastre. Sorpreso si alzò e in piedi accanto al letto rivoltò il guanciale: sotto c'era un mucchietto di penne bruciacchiate e dei grumi di sangue rappreso. Raggiunse subito il bagno e con il neon dello specchio acceso esaminò a lungo la sua faccia. Poteva trattarsi di sangue uscito nottetempo dalla bocca o dalle orecchie. Ma le piume? Le piume certo non potevano essere sue. Si ricordò allora di alcune storie cne gli raccontava l' Arnilda quand'era bambino. Di notte, diceva l' Arnilda, le streghe vanno in giro per i letti e seminano malefici e incantesimi. Per dare più peso alle sue parole, un paio di volte gli aveva persino mostrato dei grumi di fili di lana intrecciati a chiodi che aveva rinvenuto sotto il suo materasso. "Vedi Pupo", gli aveva detto, "loro sono passate, loro passano". Quelle immagini avevano fortemente colpito la sua immaginazione infantile e ora gli tornavano in mente. Quando squillò il telefono il professore era ancora in pigiama. Attraversò il salotto infilandosi la vestaglia; giunto sul divano accanto all'apparecchio si lasciò cadere a peso morto. "Papà", disse il figlio maggiore, "come stai?" In quell'istante il professore sentì la fitta al braccio rifarsi viva. Cominciò a respirare pesantemente. "Nel cuscino" disse ansimando "ci sono delle piume". Il figlio tacque. Sullo sfondo si sentiva qualcuno battere con il martello. "È di piumà il tuo cuscino, no?" chiese poi esitante. "L' Arnilda dice che passano: ..·sono passate." "Papà" quasi gridò il figlio, "che ora è? Come ti chiami? Pronto? Pronto?!" Dall'altra parte non sembrava più esserci nessuno. Messo giù il ricevitore il figlio uscì dalla cabina, raggiunse la sorella in un bar lì vicino. Lui credeva che lei avesse il numero del medico curante, lei era convin~ache ce l'avesse lui. Cominciarono · a litigare rumorosamente. "E colpa tua", gridava Annamaria ''perché tu, in realtà, sei sempre stato invidioso, non gli hai mai voluto bene!" "No, cara, sei tu che non gliene hai voluto; se gliene avessi voluto, non avresti fatto il matrimonio che hai fatto!" Con l'arrivo dei rispettivi.coniugi i due fratelli si calmarono. L'unica cosa da (arsi, disse il marito di Annamaria; è chiamare qualcuno a Roma che ci cerchi il numero. Quando Rossella entrò in salotto con il piumino in mano, del professore vide soltanto uriamano che sporgeva.dallo schienale. Si avvicinò con circospezione e, per vedere se fosse vivo o meno senza toccarlo, gli misè il suo attrezzo di lavoro davanti al naso. Le piume di struzzo si erano mosse debolmente avanti e indietro. Allora, scivolando sulle pattine, aveva raggiunto il telefono e aveva chiamato Maria. Per fortuna era a casa. I suoi padroni erano andati alcuni giorni al mare. "Vengo subito" aveva detto ed era uscita senza neanche cambiarsi. Un quarto d'ora dopo era da lei. Rossella la condusse subito in salotto. "Hai visto? La vecchia non sbaglia mai" esclamò soddisfatta indicando il professore. "E a.. a... desso?" domandò Rossella. 67
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