Linea d'ombra - anno X - n. 69 - marzo 1992

STORIE/TAMARO "Arnilda! Odore di leone nella stanza!" E nel momento stesso in cui disse leone vide davanti agli occhi la carne scura e morbida di Rossella fluttuare tra gli spacchi del lamé verde. Il mattino dopo il professore si svegliò molto più tardi del solito. Guardandosi nello specchio del bagno notò di avere un brutto colorito. · Aveva fatto molti sogni durante la notte e tutti molto agitati. Prendendo i vestiti dalla sedia si accorse che sul pavimento c'era qualcosa di bianco: raccolse la cosa e subito vide che si trattava di un paio di mutande di pizzo sintetico. . Dopo essere uscito per andare a comprare il giornale e dopo aver bevuto un caffé al solito bar deWangolo il professore tornò a casa e si mise seduto allo scrittoio. Aprì la cartelletta, sfilò il . cappuccio della stilografica, lesse l'ultima frase scrittail giorno prima. Nella stanza accanto Rossella stava passando l'aspirapolvere, cantando a squarciagola. "I negri", scrisse allora il professore, "sono come i bambini: cantano, ballano ma non sanno fare di conto." Si fermò. Il rumore lo distoglieva dalla concentrazione. Rifletté se fosse il caso o meno, per !;efficacia del trattato di chiamare i negri negri. Gli venne in mente la discussione avuta poco dopo l'arrivo di Rossella con sua figlia Annamaria. Lei lo aveva sentito parlare al telefono con il suo compagno di canasta della 'perugina'. Chi è la perugina? Gli aveva poi chiesto con circospezione la figlia. L'idea che lui avesse un'amante e che quest'amante si trasformasse in una sanguisuga di eredità ossessionava tutti i suoi figli. Quando lui le avevà poi spiegato che loperugina altri non era che la negretta del tucul color di cioccolata, lei aveva assunto un'espressione compunta e dicendo che la parola negro non stava bene, l'aveva aggiornato sull'uso dei termini sostitutivi moderni. Il negro, insomma, nel linguaggio corrente era diventato soltanto una 'persona di colore', così come il cieco era divenuto il 'non vedente' e il paralitico il 'non de.ambulante'. C'era una tendenza in corso a trasformare gli aggettivi in gerundi preceduti da una particella negativa. Se così fosse, pensò allora il professore, sarebbe più giusto e più coerente chiamare i negri 'non bianchi'. Appuntò quest'idea su un fogliettino volante: poteva essere un ottimo spunto per un nuovo trattatello. Proprio in quell'istante alle sue spalle entrò Rossella: "Professore" annunciò con ancora ·indosso la vestaglia da casa, "vado al mercato. Che ho da comprare?" Lui si girò a guardarla. Nell'attesa di una risposta si stava sbottonando lentamente la vestaglietta a fiori. "Compra dei cetrioli" le disse. E quando lei era già sulla porta di casa, senza sapere perché le gridò dietro: "Prendili grossi!" Tra una cosa e l'altra si erano fatte le undici. Il professore tornò al trattato: non avrebbe fatto passare la mattinata in modo infruttuoso. "Tanti anni ·fa, cari ragazzi, io ho combattuto una guerra contro i non bianchi e perciò tutto quello che dico lo dico con cognizione di causa." Rilesse la frase. Ci pote·vaessere il rischio che 'non bianchi' venisse frainteso con i gialli. Vicino a 'non bianchi' aggiunse allora un asterisco, lo riportò in fondo'al foglio e aggiunse accanto 'non bianchi d'Africa'. Dalla finestra aperta cominciavano' a giungere gli odori del pranzo. 66 Tra la frittata e lo spezzatino il professore percepì all' improv- .viso un odore che non era un odore di cucina. Si alzò e vide posata sul divano la vestaglia di Rossella. Seguiva la.piega dello schienale e dei cuscini come se dentro vi fosse seduta ancora la proprietaria. · Il professore lasciò la scrivania dimenticandosi di chiudere la stilografica. Dal telefono vicino almercato Rossella chiamòMaria.L'arnica era sola a casa. "Come va?" disse appena sentì Rossella. Rossella non ripeté il convenevole. Disse subito: "Qualsiasicosa Arnilda mi ha rubato le mutande." Maria tacque. "È grave", disse poi, "molto ..." e bisbigliando il nome di una vecchia conterranea che abitava lì vicino, promise che l'avrebbe richiamata quanto prima lei a casa del vecchio. Rientrata a casa Rossella andò dritta in cucina, posò la spesa, guardò l'ora: era tardi, si infilò il grembiule di cucina e sul tavolo di marmo prese a tagliare i cetrioli a tocchettini. Quando sentì la voce del televisore con la scodella in una mano e il pane nell'altra si avviò verso la stanza da pranzo. Il resto accadde tutto in cinque minuti o poco meno. Il professore disse: "I cetrioli, il mio piatto preferito", lei gli porse la scodella e lui li vide sul fondo tagliati come patatine fritte, allora con la pelle del collo che gli tremava lui gridò: "Bestia!" e si alzò in piedi, tenendola per un polso fa trascinò in cucina, lì le comandò: "Prendi i cetrioli". Lei da un sacchetto ne prese fuori uno, lui l'afferrò ma invece di metterlo sul tagliere cercò di metterglielo su, in mezzo alle gambe. Dopo un istante, urlando, lei si era divincolata ed era fuggita nella sua stanza. Al professore, all'improvviso aveva cominciato a salire una specie di scossa su per il braccio, la scossa era diventata una fitta, il cetriolo era rotolato a terra e lui era caduto a peso morto sulla sedia. ' Quando un paio d'ore dopo squillò il teiefono il professore era ancora seduto sulla sedia. Si alzò a.faticae raggiunse l'apparecchio dell'ingresso. "Abbiamo un'avaria al motore" disse subito Annamaria. Poi, giacché non 1entivanientedall' altra parte ripeté: "Pronto, pronto?! Papà, sei lì?" · · "Giarrabub" bisbigliò il professore. "Papà, ti senti bene?" Ci fu un lungo sospiro nel ricevitore. "Il braccio", disse il professore, "mi fa un po' male un braccio .." "Sei caduto?"'"No, non è niente, sarà quel vecchio reumatismo .." "Cosa c'entra Giarrabub?" Il professore sospirò di nuovo. "Cos'' questa storia dell'avaria?" chiese parlando con una certa fatica. "Ancora non si sa" "rispose la figlia" stiamo aspettando il meccanico. Perché non chiami il dottor Melandro?" "Fa caldo come in Africa" rispo·seil professore e dopo questa sua risposta s'inserì una voce estranea nella linea, vi gracchiò uh po' dopodiché la linea cadde. Per un istante il professore si guardò intorno, indeciso sul dafars'i. Poi si mise il panama in testa, indossò la giacca di lino e con passo strascinato uscì di casa. Poco più tardi il telefono squillò un'altra volta. Dalla porta della sua camera Rossella ascoltò attentan1ente per capire se il

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