Linea d'ombra - anno X - n. 69 - marzo 1992

STORIE/TAMARO invece di aprire i rubinetti del bagno aveva aperto quelli del gas, in cucina. La sera stessa i suoi tre figli si erano riuniti e avevano deciso ch'era giunta l'ora di cercare una sostituta per l' Arnilda. · · Trovarla in Italia si era ben presto dimostrata un'impresa impossibile così si erano rivolti a una organizzazione specializzata nel reperire le colf in altri continenti. Un mese dopo dalle isole di Capoverde era arrivata Rossella. Il professor Baraldi davanti a una novità così forte non aveva dato in escandescenze come teme.vano i figli: vedendola comparire sulla porta aveva soltanto esclamato: "Oh bella, una ragazza del tucul." · L' Arnilda però era rimasta in cima ai suoi pensieri e spesso quand'era solo in casa o quando credeva di esserlo discorreva con lei a voce alta come se fosse ancora viva e presente al suo fianco. Rossella aveva diciannove anni e aveva studiato in una missione religiosa dell'isola. Lì le suore le avevano insegnato i lavori di sartoria e un po' di pianoforte. Per cinque anni aveva avuto come vicina di letto Maria. Quando questa l'anno prima se ne er~ andata a servizio in ItaÌia le aveva promesso che l'avrebbe raggfonta il prima possibile. Maria e Rossella, infatti, erano amiche del cuore. Tanto la prima era allegra e rumorosa, altrettanto la seconda era taciturna e impenetrabile. Là madre superiora nel periodo di permanenza alla missione aveva spesso cercato di correggerla. ''Rossella.cara", le diceva, fissando i suoi occhi un po' troppo luminosi, "stai attenta perché dietro le parole ci sono solo le parole, ma nel silenzio si può annidare qualsiasi èosa." 'Qualsiasicosa' aveva tanti nomi, Rossella lo sapeva fin da quando era bambina. Aveva visto tante volte la nonna spennare delle galline vive e dare fuoco alle penne ripetendo un nome e altri nomi le avevano detto i fratelli conducendola di notte sulle rive del mare in tempesta. 'Qualsiasicosa' faceva sparire gli oggetti all'improvviso e rendeva ciechi i bambini troppo curiosi. 'Qualsiasicosa', aveva tanti nomi e non si vedeva mai. 'Qualsiasicosa' poteva fare male, molto male ma c'erano anche tanti modi per addomesticarlo. A saperli usare al momento giusto si poteva essere quasi certi di essere in salvo. 'Qualsiasicosa' del professor Baraldi si chiamava Arrrilda:Rossella l'aveva capito fin dal primo giorno di servizio. Se il professore stava a casa, Qualsiasicosa Arnilda gli stava sempre accan.toe lui con una voce diversa dal solito le parlava in continuazione, persino quand'era in bagno o a letto con la luce spenta. Cambiavano le cos·ese invece il professore era fuori. Allora Arnilda diventava prepotente, uno dopo l'altro le faceva cadere i piatti di mano, bruciava le cose sul fuoco, disperdeva la pqlvere appena scopata e con essa scriveva sul pavimento di linoleum misteriosi geroglifici. Quando una settimana dopo il suo arrivo Maria finalmente le telefonò e le propose di uscire insieme la domenica successiva Rossella oltre che felice si sentì sollevata. · Il professor Baraldi non aveva mai appartenuto alla categoria di persone che amano indulgere a letto. Secondo lui bisognava dormire soltanto le ore strettamente necessarie per il ristoro del corpo. Con l'avanzare degli anni però le sue ore erano costantemente diminuite. Non era raro adesso che alle tre o alle quattro di mattina fosse già perfettamente sveglio nel suo letto. 64 Accadde anche quel verierdì mattina. Era un effetto dell'età, lo sapeva bene, tuttavia non poteva che continuare a considerarlo con un fondo di irritazione. Perché mai infatti si doveva aver tanto tempo a disposizione quando ormai non si aveva più nulla da fare? Quella notte, poi, aveva anche dormito male. Prima aveva avuto caldo e aveva acceso il condizionatore, poi aveva avuto freddo ed era andato a spegnerlo, invece di non pensare a nulla pensava tutto il tempo a quei due mendicanti giovani e forti. Quando il campanile della chiesa vicino batté le quattro il professor Baraldi accese la luce. Di fronte al letto aveva appeso una cornice con le foto dei suoi figli e dei suoi nipoti. Fu proprio guardandoli che a un tratto capì dove stava andando il mondo. Il mondo stava andando verso la maleducazione, ecco dove stava andando. Il professore si alzò e, infilatesi le pianelle e la giacca da camera di cammello, uscì sul balcone della stanza. Nella strada · sottostante, illuminato e vuoto, stava passando un tram. Guardò i palazzi volti a oriente: dietro le antenne e i gabbiotti degli ascensori si cominciava a intravedere un tenue chiarore. "Se tutto va in quel senso," si disse, "allora che senso ha avere una discendenza?" Fu in quel momento, in piedi sul balcone, che il professore decise che avrebbe fatto qualcosa per i suoi nipoti, per i suoi nipoti e per il mondo intero, che andava insieme a loro verso la maleducazione. Rientrato in casa si lavò subito e si fece la barba; poi, vestito con giacca e cravatta si sedette allo scrittoio del suo studio e con la grafia incerta dei vecchi scrisse su un foglio bianco: "Trattato dell'ordine e del rispetto". Domenica alle otto di mattina Rossella era già pronta. Aveva indossato una gonna turchese· e una camicetta bianca. Stava seduta sul letto con le mani raccolte sul ventre e aspettava di uscire. Maria le aveva detto che sarebbe passata a prenderla alle nove. Rossella conosceva a memoria le lettere che Maria le aveva inviato quand'era già in Italia. Qui è bellissimo, le aveva scritto, ci sono tante cose da comprare e non passa un giorno che non ci si possa divertire. Maria lavorava in una famiglia con due bambini. Poco dopo il suo arrivo, vista la sua intraprendenza, i suoi datori di lavoro le avevano fatto prendere la patente affinché po.tesse accòmpagnare i figli in piscina e a lezione di inglese. Le avevano comprato anche una piccola automobile usata e proprio con quella, domenica mattina, sarebbe venuta a prenderla. Rossella sospirò, si strinse lè mani. Di lì ad un'ora il loro sogno si sarebbe realizzato. Se ne sarebbero andate tutto il giorno in giro con la macchina per la città come due vere signore. Quando finalmente suonò il campanello, Rossella si precipitò fuori dall'appartamento correndo trafelata come se vi fosse stato . un incendio. Maria con un vestito aderente a fiori di tutti i colori l'aspetta va sul marciapiede di fronte al portone. Vedendola aprì le braccia e lanciò un grido acuto. Rossella fece altrettanto. Si abbracciarono forte e ancora abbracciate cominciarono a parlare fittamente e a farsi domande. Appena entrate in macchina Maria con un dito si asciugò le lacrime di emozione, poi si affacciò allo specchietto retrovisore e si ripassò il rossetto sulle labbra, il rimmel sugli occhi. "Dove andiamo?" domandò RosseIJa.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==