La truccatrice si fermò, Lia si sollevò un po' dalla poltrona: con due dita appena, come per schifo, la Trani b'randiva il suo golfino. Le spiegarono il viola in teatro come iettatura, lei partecipò della preoccupazione per il rischio corso e fatto correre. - E adesso? - chiese Lia, e già vedeva che tutto.andava a monte. - Ci pensiamo noi, non si preoccupi, - disse l~ truccatrice, riprendendo a spennellare. · Lia respirò a fondo per il pericolo scampato: - Tranquilla, tranquilla, - ingiunse la Trani, - fossero tutti qui i problemi! Occhei, poi mandamela ai costumi. Ma sbrigati, fra otto minuti registriamo. - Non c'è problema, - sospirò la truccatrice mentre l'altra svaniva via dalla porta, e cominciò a lamentare.orari, ritmi, il lavoro mai fatto come si deve. · Lia si ricordò di Silvano, chiese di ·lui alla truccatrice: -Oggi noh l'ho mica visto,-rispose quella, -ma non vuol dire, verrà in scena direttamente, - e fece basculare la poltrona. Ancora gli occhi chiusi mentre la pettinava,.lo spray fissante usato senza economie l'avvolgeva in una nuvola odorosa. Poi la truccatrice disse: - Pronti, - e con un colpetto sulla spalla la invitò a guardarsi. Faticò a ritrovare! i propri lineamenti, le caratteristiche che conosceva di sé: sotto i capelli inchiodati dalla lacca,. gli occhi · erano più grandi e profondi sugli zigomi rilevati; la cipria chiarissima approfondiva le rughe, e le labbra rosate avevano un'impudicizia giovane. Chissà, forse era attraente più del consueto: ma .così iliversa che non riusciva a piacersi. Non ebbe il tempo di stupirsi, e di protestare qon le venne in mei:ite: e già la truccatrice la spingeva in sottoveste verso la stanza accanto, ai costumi. - Forza, sbrighiamoci, fra tre minuti si registra ... Geppi Trani era già lì, davanti allo stand-by pieno di abiti, insoddisfatta delle proposte che in rapida successione venivano avanzate: - Più dimesso, -diceva, scartando un abito azzurro con una scòllatura profonda: e poi: - Troppo ... - per un tailleur grigio dal taglio maschile. - Tolga anche la gonna, - dis~e a Lia, -' purtroppo non abbiamo un golf che vada bene, le daremo un vestito ... Lia se la tolse, c'era un rammendo sull'orlo del sottabito, acco_stòla porta che era rimasta aperta. Con le braccia incrociate sul petto, infreddolita e per pudore. La costumista si affannava; alto sopra la porta l'orologio scandiva i secondi mancanti, orinai pochissimi, finalmente con la Trani si accordarono su una lanetta nera rifinita di seta. - Ma il nero non lo porto mai, -russe con qualche decisione Lia: e si ricordò di Celeste scomparsa nel nulla, la sua avversione per la cupezza e il lutto. Ma già l'abito le passava sopra la testa, la costumista glielo aggiustava sui fianchi e le diceva: - Sta benissimo così, guarili come sta bene, - e le indicava lo specchio, la donna elegante ed estranea che· vi si rifletteva. - In stuilio, in studio, - disse la Trani, prendendola per il braccio e comunicandole, come una scossa elettrica, tutta l'ansia per l'evento che stava per compiersi. li salottino intimo visto sul teleschermo si perdeva in un ·gran STORIE/SERENI palcoscenico scuro e polveroso, intorno prove di luci e di telecamere. Al centro la conduttrice, radiosa di abiti e trucco, cui un'assistente sistemava la ciocca di capelli spiovente sulla fronte: e intanto un segretario leggeva delle note da un memorandum, la scaletta della trasmissione da tenere bene a mente. - Lia, dov'è Lia? - gridò ad un tratto il segretario e la breve attesa già indispettiva la conduttrice. - Calmi, eccola, - disse la Trani. Lia al centro dei riflettori, incontro all'idolo televisivo che ora si volge verso di lei, le sorride come un'amica di vecchia data, dice, "ma per carit.à dammi del tu", la abbraccia con calorosa circospezione per non guastare il lavoro di sarte e truccatrici. Anche per Lia una passata di cipria sul naso, una spazzolata al vestito nero che come mente prende polvere: le sembra ili essere a posto e invece la Trani le piomba addosso come una furia, stizzita per quella collanina che, così dice, fa a pugm con il resto. La conduttrice offre in extremis la propria bigiotteria, consola Lia con una carezza e un collier: i cuoricini scompaiono fra le quinte, le assicurano che saranno ben custoditi. Da dietro il sipario arriva a onde il rumore del pubblico che sta prendendo posto, colpi di tosse e risolini d'eccitazione, il trapestio dei passi lungo i corridoi. Ancora la Trani per le ultime raccomandazioni: a spiegare a Lia . in che direzione deve guardare; a calmare la conduttrice che è molto seccata, lamenta assenze inammissibili e poi via via si carica e parla· troppo forte, ilice che a lei tocca sempre andare senza rete, · e poi dicono l' Auditel, stizzita chiede il collirio, le arrabbiature le risvegliano la congiuntivite, mancherebbe nient'altro che cominciasse a lacrimare adesso, e rovinare il trucco: sai che pacchia per chi le vuol male ... Attraverso il velo del gergo e dei vezzi cla primadonna, Lia capisce che Silvano non c'è, sparito permalattiao lavoro o fuga con tutti i suoi appunti, la lettera che avevano scritto, ogni cosa. Solo la fotografia è rimasta, e con quella deve cavarsela. Stremata dall'esplosione recitata la conduttrice china gli occhi . e si lascia cadere su una sedia, sembra lì lì per piangere. Lia, che sa di lei dalle pagine dei rotocalchi (inimicizie e invidie, colpi bassi a ogni piè sospinto), sente che lei sola può soccorrerla, lei sola può salvar!~: offre il suo aiuto, la sua memoria, tutta se stessa. La conduttrice le stringe le mam, grata; sorride, ed è come se il sole fosse tornato a splendere. -_Silenzio! - grida qualcuno in un megafonq, e il set è come un gioco delle belle statuine, ciascuno al proprio posto prima che lo spettacolo cominci. Musica forte, buio, il rumore del sipario che sale. Rigida sulla poltroncina scomoda, da dove i piedi appena arrivano a toccare terra, Lia vede accendersi la scritta colorata, Ma l'amor mio non muore, i riflettori si accendono e l'applauso del pubblico è un tonico forte, neanche paragonabile al cognacchino che lei e Celeste, ili tanto in tanto, si concedono. In un angolo si accende anche un orologio luminoso, con i numeri che vanno all'indietro: il count-down degli spazi pubblicitari, Lia lo capisce subito dopo la sigla, prima ancora che la conduttrice la presenti. E c'è il tempo di un'occhiata fra le quinte, alla ricerca di Celeste: per conforto e dovere e abitudine, con lo stupore di un'assenza che la rende protagomsta più del voluto. Del pubblico Lia non vede mente, i riflettori che le battono sulla faccia fanno della platea una voragine oscura, indistinta. Vede 61
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