STORIE/TSUSHIMA Le parole del nastro registrato mi avevano riportato alla mente il trasloco di quattro anni prima. Era un ricordo improvviso. L'uomo che sarebbe diventato mio marito era allora ancora studente. Io avevo appena cominciato a lavorare nella biblioteca. Abitavamo in case diverse, ma, a giorni alterni, veniva a passare la notte da me. Un giorno mi aveva telefonato in ufficio. "Ho trovato casa; nuova, tranquilla, piena di sole, perfetta insomma. Ho deciso che domenica prossima faremo il trasloco. Ti va bene?" Solo la sera precedente, per la prima volta, avevamo parlato della necessità di trovare una casa in cui potessimo vivere insieme. "È già tutto deciso? Come hai fatto presto!" Ero meravigliata ma felice che il nuovo alloggio fosse stato fissato così facilmente. Non pensavo che avrei dovuto sciegliere io stessa la casa in cui vivere. La felicità di dipendere da un uomo mi avvolgeva completamente. Per passare le notti con quest'uomo avevo lasciato la mia famiglia e anche questa volta era stato lui a cercarmi un alloggio, una pensione per studenti dove aveva abitato un amico. Ma, a conti fatti, il suo affetto non era stato riservato solo a me. Seguendo le sue indica7,ioni,avevo preparato i miei bagagli fin dalla sera del sabato, e la domenica avevo aspettato il camion che sarebbe passato prima da casa sua. I bagagli erano ben poca cosa e non c'era voluto molto tempo per raccoglierli. Ero salita anche Tokyo, uscita dalla metropolitana (foto di P. Gordon/ REA/ Contrasto). io sulla piattaforma dell'automezzo ed eravamo partiti. Tenevo tra le braccia un pacco di dischi, mentre il ragazzo che sarebbe diventato mio marito reggeva il sacchetto della biancheria. Eravamo arrivati circa mezz'ora dopo. L'appartamento si trovava in fondo a una strada chiusa, in un quartiere residenziale. "È questo?" avevo esclamato felice. Per la prima volta, vedevo il posto dove avrei vissuto. Ero rimasta incinta un anno e mezzo dopo che abitavo in quella casa. · Mi r~ndevo conto che fino a oggi non avevo mai cercato da sola un alloggio. Sembrava impossibile, eppure era proprio così. Passai in rassegna accuratamente la zona intorno ali' asilo nido della bambina. Trascorse così un mese. Cercavo un alloggio non molto caro ed era inevitabile che mi venissero proposte case ben diverse da quelle che avevo visto con mio marito, ma spesso mi sentivo avvilita. Eppure, man mano che vedevo, uno per uno, quei piccoli alloggi bui, la figura di mio marito si allontanava dal mio campo visivo e, nell'oscurità delle stanze, cominciavo ad avvertire la presenza di una luce brillante, simile agli occhi di qualche animale.C'era qualcosa che mi fissava a sua volta. Ne avevo paura ma desideravo avvicinarmi. Quando mi dissero che era disponibile per trentamila yen, un vero prezzo d'occasione, un appartamento di due stanze, in un bell'edificio di cemento armato, andai a vederlo senza troppe speranze. Era una casa del tutto normale. "Strano, però. Come mai così a buon prezzo?"
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