SAGGI/BROCKA bestia da soma, come l'animale della sua nazione, il carabao. Non si lamenta. Ecco perché è una delle vittime preferite. Perché è un animo lieto e coraggioso. Questa notte può piangere ma domani sarà di nuovo sorridente e felice. Può addirittura darsi che si dimentichi delle sue disgrazie. Tra i registi della mia nazione si potrebbe indire una crociata per dare finalmente voce all'uomo qualunque che costituisce la maggioranza dei filippini nel paese, ma la cosa diventa ogni giorno più difficile. I produttori non lo permetterebbero. Il pubblico non ci aiuterebbe. E le leggi della censura ci metterebbero definitivamente al bando. Tempo fa girai un film intitolatolaguar. È la storia di un uomo semplice, impersonato da Philipp Salvator, una guardia del corpo che voleva avere una vita migliore. Riceve l'aiuto del suo ricco boss che lui pensa agire sinceramente, e non capisce di essere solo usato. Più avanti ucciderà per il suo boss e andrà in prigione. Alla fine la verità affiora in lui, e capisce di essere stato usato. Il boss lo viene a trovare in prigione per chiedergli di non implicarlo. Lui io strangola attraverso le sbarre. La polizia viene per portarlo via. Quando stavo girando questa scena nei locali di una stazione di polizia il capo delle polizia mi disse che potevo fare quello che volevo, mostrare tutto quanto, tranne far vedere un poliziotto che picchiava Philipp Salvator in faccia, all'inguine, nelle parti sensibili del corpo. Perché? chiesi. Perché questo ai poliziotti è vietato. 50 UN MARZO SENZANOl~~ ... ~~~i=--..., 1 CORRIACOMPRARLO. INSIEMEP, ERLAVOROEPERPASSIONEL.EDONNEASSOCIATE DEGLIANNI NOVANlA • RUSSIA:PARLALACONSIGLIERADI ELTSIN• MAROCCOA ROMA,RITRATTDI ALVERO• NUSHU, LA LINGUA PERDUTA DELLE DONNE CINESI • ESSERE, NON ESSEREMADRI. TREDICI SCRITTRICIRACCONTANO Ma perché? dissi, indicando quello che stava succedendo lì accanto. Un venditore ambulante, un ragazzino di circa 11 anni, seduto sulle ginocchia e percosso da un poliziotto in tutto il corpo, faccia e inguine compresi. Perché? chiesi. Ma questo è diverso, rispose il capo della polizia, questo non è un film! La censura è una cosa del genere. La censura vuole che i film siano diversi dalla realtà. Noi vediamo e ascoltiamo le sofferenze di milioni di persone, ma quando guardiamo un film si suppone che le si dimentichi. La censura tenta di strutturare rigidamente il nostro modo di vedere - e non vedere - quello che ci circonda. Siamo limitati a un certo numero di tematiche - o eroi - accettabili. Tutto deve essere sano, morale e pulito. Non esistorio né fannulloni, né sovversivi, né parolacce. Una volta c'era un film audace intitolato Hungry (Affamato). I censori lo_bocciarono perché suggeriva un'idea di appetito carnale. Alla fine si arrivò a un compromesso. Il nuovo titolo diventò Oh Signore, oh Signore, Ti prego perdonami perché sono affamato. Ma registi come me non sono soddisfatti di questa situazione. Vogliamo vedere e far sì che anche agli altri vedano, è questo il nostro mestiere. L'eroe non è soltanto quello che riesce a uccidere a fucilate tutti i suoi nemici. L'eroina non è soltanto quella che è capace di risalire la china, diventando una cantante di successo. Eroe è anche colui che continua a soffrire, colui che continua a restare una vittima. E che forse lo resterà per tutta la vita. In un altro film che ho girato, Maynila sa Kuko ng Liwanag, c'è un detto: la prima volta che picchi un filippino lui si stupirà, la volta dopo chiederà spiegazione, la terza brontolerà, ma fa attenzione, perché alla quarta potrebbe reagire. La mia personale idea dell'eroe filippino, o eroina, dello schermo è questa: voglio che alla fine arrivi alla verità. Che ne venga ferito. Che capisca di essere una vittima, e il perché. È questa per me la sua redenzione. Non importa se è stato picchiato: perché questa è la dolorosa realtà, ma adesso lui sa. Ha già trovato la sua voce. La consapevolezza l'ha riscattato. A volte le cose vanno anche meglio. A volte è capace di reagire. Anche se solo un pochino. Rivendica il proprio nome, il proprio onore. Vede un raggio di speranza, uno squarcio di luce, ma se l'è guadagnato. Ha lottato per quel raggio di speranza. Questo è il motivo per cui molti dei nostri film sono violenti. Perché l'eroe deve esprimersi in modo violento. Perché forse è l'unico linguaggio che la nostra società oggi capisce. È il linguaggio che hanno scelto-in una società diventata essa stessa violenta. Che non sa ascoltare e che si è inebetita. E di tanto in tanto deve essere colpita visivamente. Un giornalista di un quotidiano filippino ha detto che quello che sta succeèlendo nel mio paese ora è il pianto della persona ferita. Se ci si avvicina abbastanza per ascoltare si sentono i suoi lamenti. Se non fosse che essi vengono soffocati dalle celebrazioni della EDSA, dalla ottusità della.gente e dai finti passatempo. Per quanto possibile mi piace pensare che io sono uno strùmento, che noi registi siamo tutti degli strumenti attraverso i quali questo lamento può essere udito. Il filippino che si rende utile, che si lascia coinvolgere, che apre gli occhi per vedere la verità anche se può ferire e far male, che agisce, che reagisce, che rifiuta di essere umiliato e insultato e ferito un'altra volta, è questo il mio filippino, questo è l'eroe che mi piace.
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