INCONTRI/YI MUNYOL formazione è fondamentalmente di tipo occidentale. Una certa riscoperta e, in un certo senso, la rivalutazione della cultura orientale da parte mia sono cose relativamente recenti. Lei ha- cominciato a scrivere narrativa a diciannove anni. Fino ad allora aveva tenuto un diario in cui annotava, come in tutti i diari, fatti e riflessioni relativi alla sua vita. Dev 'essersi trattato di una pratica molto importante per lei, giacché sembra di riconoscere qualcosa di diaristico, o di memorialistico, nell'impianto di diverse sue opere. In questo, per esempio, o nell'Inverno di quell'anno. In effetti, quand'ero più giovane ho tenuto per lungo tempo un diario, ma ciò, più che aiutarmi a diventare scrittore in senso stretto, ha piuttosto contribuito a farmi prendere molto presto familiarità con la lingua. In altre parole, volevo approp1iarmi in. modo assoluto degli strumenti della lingua indipendentemente dal fatto che in futuro potessi interessarmi di politica, religione, scienza o altro ancora. Il desiderio di diventare sc1ittore sorse in me soltanto dopo l'ingresso alll:lScuola Normale. Del resto, è vero In alto, una foto di Kim Ee Shik (1964); in basso, una foto di RenéBurri dalla Corea del Sud del 196 l (dal volume su Burri del Gruppo editoriale Fabbri, 1983). ' 46 che nei miei romanzi ci sono dei passi che alludono a situazioni che mi hanno riguardato personalmente. Ma tutti i romanzi sono un po' biografici e tutte le vite vissute sono un po' dei romanzi. Non credo comunque che questi riferimenti alla inia vita privata siano particolarmente numerosi nelle mie opere. Lei è lo scrittore più pubblicato in Corea del Sud. I suoi libri vengono stampati in centinaia di migliaia di copie, addirittura superano il milione, e i suoi romanzi appaiono spesso a puntate nei giornali o diventano sceneggiati televisivi. Che cosa attira tanto i coreani verso le sue storie? È difficile dire esattamente per quale motivo piacciono tanto le_mie opere. Forse perché ho stabilito come principio il fatto di curare con molta attenzione i miei libri, rivolgendo1ni a tutte le fasce di pubblico e non stando a preoccuparmi del tempo che impiegherò a scrivere un romanzo, purché riesca bene. Penso che anche gli argomenti trattati abbiano importanza: per esempio, non credo al luogo comune secondo cui le tradizioni popolari possono trasformarsi in realtà internazionali. L'arte, quella sì, è universale. Non so se le tradizioni popolari possono riuscire a stimolare la curiosità; però sono sicuro che non sono in grado di dare emozioni. La narrativa coreana contemporanea sembra avere spesso tra i suoi protagonisti impiegati e altri lavoratori profondamente insoddisfatti del proprio lavoro e di tutta l'organizzazione di una società che sembra sempre più assomigliare al Giappone. Che esperienze dirette di tutto ciò ha avuto e ha lo scrittore Yi Munyol? È dal 1980 che faccio lo scrittore come mestiere e perciò non sono molto informato a proposito di altri ambienti di lavoro. In Corea, una situazione di malcontento oggi indubbiamente c'è, ma è stata anche esagerata. Una causa del malessere oggi riscontrabile potrebbe essere individuata nell'incomprensione esistente tra legislatori e personalità intellettuali. Quanto alle nostre somiglianze con il Giappone, le strutture delle nostre società sono per molti aspetti diverse. Tuttavia, è vero che in questi ultimi tempi la Corea è diventata sempre più simile al Giappone, e questo perché om1ai ogni aspetto della società coreana ha preso questo suo potente vicino come modello da raggiungere. Probabilmente non si può dire lo stesso per il mondo letterario. Gli scrittori, in Corea, sono "isole" o intrattengono rapporti tra di loro? E più in generale: di che salute gode la letteratura coreana? Gli scrittori coreani amano stare in gruppi, che possono avere un qualsiasi denominatore comune: religione, luogo di origine, tipo di studi e scuola, eccetera. È molto raro incontrare un'"isola", ossia uno scrittore completamente estraneo a qualsiasi gruppo od organizzazione. Da parte m.ia, anéhe se ho molto rispetto per i miei colleghi, non ho subìto da loro nessun tipo d'influenza. Credo che la cosa migliore per uno scrittore sia quella di regolarsi con la propria testa e scegliere autonomamente la propria strada. E quanto alla salute delJa letteratura coreana, posso dire che è ottima e che trova continuamente nella società nuovi motivi d'ispirazione.
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