Linea d'ombra - anno X - n. 69 - marzo 1992

MORTE A EXARCHIA e altre poesie Nasos Vaghenàs a cura di Caterina Carpinato Il passato esiste solo nel presente. (Nasos Vaghenàs, Diario) Nasos Vaghenàs è nato a Drama, una cittadina della Grecia del Nord; nel 1945. Nonostante sia cresciuto in un ambiente provinciale e isolato ha avuto sin da giovane un contattofisicoe intimocon la lettura. Il padre, cultore appassionato di poesia e letteratura, riceveva in abbonamento riviste letterarie straniere per aggiornare la sua biblioteca, piuttosto ricca. Compiuti gli studi in Grecia, Vaghenàs ha trascorso periodi di formazione in Italia e in Inghilterra. Ritornato in patria, ha vinto la cattedra di •professore ordinario presso la facoltà di lettere di Creta. Dal 1991 insegna letteratura neogreca al1'università di Atene. È autore di: Pedìon Areos (Campo diMarte, 1974),I Sintecnìa (Corporazione, 1976), Viograjìa (Biografia, 1978);O piitìs ke o choreftìs (Il poeta e il danzatore. Saggi critici, 1979), Tagònata tis Roxanis (Le ginocchia di Rossani, 1981), O lavìrinthos tis siopìs (Il labirinto del silenzio, saggio sulla poesia, 1982), Periplànisi enòs mi taxidiptis (Vagabondaggio di un non viaggiatore, 1986), H ésthita tis théas (La veste della dea, saggi critici, 1988), / ptosi tu iptàmenu (La caduta del volatile, 1989), Pfisi ke metafrasi (Poesia e traduzione, 1989). Filologo non convenzionale, Vaghenàs è autore di diversi saggi sulla poesia oltre che di .varieraccolte poetiche. Poeta essenziale e asciutto, di immagini sc_arne sommesse,Vaghenàsha pubblicato la sua primaraccolta nel 1974, immediatamente dopo la liberazione della Grecia dalla dittatura dei colonnelli che aveva oppresso il paese per sette anni. La produzione letteraria greca degli anni successivi al potere di Papadopulos è caratterizzata da una forte carica politica ed emotiva. Nella poesia come nella prosa di questo periodo sembra infatti che si riacquisti il gusto di chiamare le cose con il loro nome, il piacere di colpire nel segno senza perifrasi e la voglia di armare le parole di una forte valenza politica. Sono gli anni in cui, dopo il silenzio imposto dalla censura o dal dignitoso ritegno, le poesie di Ghiannis Ritsos, musicate da Mikis Theodorakis, sembrano dar voce collettiva ai desideri e ai sogni di tutti. Sono gli anni in cui in un vivace spiritodi rinnovamentoe ripresavengono ~radottinumerosi libri stranieri per soddisfare le esigenze.culturali di un numero sempre crescentè di greci. Sono gli anni in cui il Maggio francese si rinnova a ogni manifestazione studentesca. Dopo un periodo di repressione politigi e .civile l'impegno diventaesperienza quotidiana: la stragrande maggioranza dei greci si sente indoveredi rappresentare attivamente la propria funzione · civile. La produzione poetica di questi anni all'indomani della dittatura dà voce alle nuove esigenze espressive: concrete, dirette, immediate. Il ritmo dei componimenti poetici di questi anni è generalmenteben scandito, quasi da slogan. Le parole e i suoni si intersecano in versi antitradizionali in cui si avvertono gli echi delle nuove letture e dei nuovi riferimenti letterari (americani ed europei). · · Vaghenàs vive in questa realtà politica, e in questo clima letterario inizia a pubblicare i suoi primi versi, che lo renderanno una delle voci più rappresentative di quella che è stata definita "generazione del '70" o "generazione della contestazione (e del benessere)". Tuttavia non rimane incantato dai cortei, dalle passioni collettive, ·e mantiene un personale distacco. Avverte, come è naturale, un profondo senso di solidarietà,.elo si vede partecipee attivoin varie azioni democratichepur rimanendo, inparte, isolato. La sua poesia è un'esperienza concreta, fatta di ricordi che emergono dalla quotidianità - ma non per questo sono meno struggenti - e di suggestioni provocate da oggetti comuni. Il contatto fisico con la donna e con l'amore è già ricordo nel momento stesso in cui si vive, l'amico morto · è rimasto ancora al suo posto, al tavolino del caffè nella piazza più vivace della città. L'unico cambiamento tra la vita e la morte sta nell'esito della partita: l'amico adesso vince, lui che nonaveva vinto mai. Il filo che separa la vita dalla morte, per quanto sottile e impercettibile possa sembrare, è invece l'orlo di un baratro incolmabile: nei versi Su un autobus auurro, il viaggiatore con la camicia celeste, l'autista sudato e il poeta viaggiano insieme verso la fipe, nonostante il fatto che il primo di essi dica di andare a Katherini (una città della Grecia settentrionale). La morte è qualcosa di impalpabilmente leggero, come quella polvere che la cameriera dei versi Studio di morte spazza via quotidianamente; la morte è un circolo vizioso, una giostra inevitabile di momenti che finiscono, come nei versi di Studio di morte II: la morteè in agguato mentre "ti siedi allo specchio per truccarti gli occhi". E ancora, tra le cose di tutti i giorni, vitalizzate da un proficuo e sano disordine, vi è una "porta. Dalla quale entra ed esce la morte". Su questo scenario, in cui nonesiste speranza, la morte non assumemai tinte tetre, né tantomenoprende consistenza: rimane sempre lieve, polvere, " la 'morte non è niente', mi diceva/ giorni fa un tassista..." Quindi neanche l'amore sembra poter offrire sçampo al destino. Forse,comunque,esisteunapossibilitàdiquietee dioblio: in quell'attimo in cui l'uomo può imbrogliare la morte, nei frammenti di contatto umano tra due che si amano o che si sono amati, "esiste il corto circuito tra duè corpi", ma è solo un attimo. Poi lo stesso componimento contenente questi versi che sembrano celare una minima speranza, è amaramente concluso da: "forse potrei dire cos'è l'amore/ due paia di scarpe gettate lì, un po' di affetto e il cigoliodella rete" . Versi incui, nonostante la compostezza, quel letto dove si consuma tutto ciò che è l'amore, appare più volgare di quanto si possa immaginare. Vaghenàs propone di rimanere a osservare il lento disfacimento, il progressivo, irreversibile processo mortale che coinvolge tutti, eppure mostra di avere un inconfessato desidetio di eternità quando rivolge un accorato inno_allaluna. La luna che, nella sua imperturbabilità, "assorbe ogni tristezza, purifica ogni delitto". Anche se sembrerebbe che neppure la luna possa sottrarsi alla morte. L' "empietà" è appena accennata nei due versi finali di questa poesia: "Sei essenzialmente il suono del tuo nome. I Sei la parte visibile dello zero." La poesia di Vaghenàs segue un metro interiore ("la poesia nasce in bocca"): gli spazi bianchi, i trattini per andare a capoverso, le parole "isola" che concentrano il ritmo e il suono di una frase (precedente o successiva) sono tra gli espedienti stilistici più ricercatinei suoi versi. Le parolepartono spesso da un punto.L'interruzione della lettura imposta dall'interpunzione dà infatti maggior risalto ed efficacia a ciò che segue. Nei versi c'è talvolta anche una sottilissima ironia: il componimento in cui, con "stucchevole manierismo amoroso", il poeta scrive di voler chiudere la sua donna in una conchigliaè inrealtàunaintroduzione"pittotica"aBotticelli.Il pittore,come il poeta, ha bisogno di quelle tinte lievi e di quei toni melensi per fermare il momento prima della separazione. In questa prospettiva, le parole di Vaghenàs assumono una pregnanza più complessa, al di là del "romanticismo lirico" iniziale. · Il metodo critico di Vaghenàs è spesso, non sempre, epigrafico. Gli si devono, infatti, anche saggi di ampio respiro (sulla poesia di Seferis, per 41

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