Sopra: Solomov nell'osr,izio dei vecchi, poco primo di essere forzatamente trasferito nell'ospedale 'psicocronico" dove morì subito dopo, nel gennaio 1982. (Arch. Herling). Sotto: Solomov nello boro (Arch. Herling). a Varsavia dopo un febbrile periodo di una fanatica milizia comunista, fu l'autentico "fratello" di Salamov, sopravvissuto alle indicibili pene di un segno soltanto in apparenza opposto. I suoi racconti, tradotti in parecchie lingue ma purtroppo ignoti in Italia, sono scarni, di poche parole, ridotti ali' osso nella descrizione delle atrocità e delle crudeltà dei seviziatori del "Terzo Reich" e dell'abiezione da loro impos_ta alle vittime di una "nuova moralità" dello Stato totalitario. Esattamente come i racconti di Salamov, nella loro descrizione spassionata e fredda del "crematorio bianco" di Kolyma, il vanto "produttivistico" del ·'primo paese socialista del mondo". Così da Kolyma, a patte l'oro indispensabile alla "patria del proletariato mondiale" nei suoi commerci con il "campo del capitalismo mondiale", l'oro bagnato di lacrime e di sangue degli innumerevoli schiavi innocenti, sono anche venuti alcuni granelli di puro oro letterario: KolyÌnskie rasskazy di Varlam Salamov. L'Arcipelago Gulag ha avuto due scrittori che si salveranno dall'oblio: Solzenicyn e Salamov. Dopo averli letti, in Occidente non si potrà pi.ùfar finta di ignorare quanto è accaduto. STORIE/SALAMOV Epitaffio Sono morti tutti ... Nikolaj Kazimirovic Barbé, il compagno che mi aveva aiutato a togliere una grossa pietra dal fornello d'accensione della mina, il capo brigata fucilato perché la sezione in cui lavorava la sua brigata non aveva realizzato il piano, fucilato per un rapporto del capo della sezione, il giovane comunista Arm, che fu insignito dell' 'Ordine' in seguito al 1938 e successivamente fu comandante della miniera e comandante dell'Amministrazione; fece una grossa carriera Arm. Nikolaj Kazimirovic Barbé aveva un oggetto che conservava con cura, una sciarpa di cammello, blu, una sciarpa lunga e calda, vera lana. Gliela rubarono ai bagni i ladri, o meglio, gliela presero nell'attimo in cui Barbé si era rigirato. Il giorno dopo a Barbé si gelarono le guance: si gelarono forte; si formarono delle piaghe che non gli si ri~arginarono più fino alla morte. È morto Ios 'ka Rjutin; lavorava in coppia con me, quando con me i rabotjagi non volevano lavorare. Eppure Ios'ka lavorava. Era assai più forte e più.lesto di me. Ma capiva bene perché ci avevano portato laggiù. E non se la prendeva con me· perché lavoravo male. Alla fine l'ispettore anziano-erano questi i gradi delle miniere del 1937, come all'epoca dello zar - mi fece assegnare una 'quota individuale'. E Ios'ka andò a lavorare in coppia con un altro. I nostri posti in baracca erano uno accanto all'altro quando una sera fui svegliato dal movimento maldestro di un tizio con un vestito di pelle che puzzava di montone; questo tizio che mi volgeva la schiena nello -stretto passaggio che separava i pancacci, svegliò il mio vicino . - Rjutin, vestiti. E Ios'ka cominciò a vestirsi in fretta e l'uomo che puzzava di montone si mise a frugare tra le sue poche cose. Dopo poco vennero.fuori gli scacchi el'uomo dal vestito di pelle li mise da parte. -Sono miei, disse subito Rjutin, è roba mia. Ci ho speso soldi miei. - E allora? replicò pelle di montone. - Lasciateli stare. Pelle di mont~ne scoppiò a ridere. Quando cessò di ridere, si passò sul viso la manica di pelle e sibilò: - Questi qui non ti serviranno più_ È morto Dmitrij Nikolaevic Orlov, ex-referendario di Kirov. Con lui si tagliava la legna durante il turno di notte, alla miniera, e i padroni della sega lavoravano di giorno al forno. Mi ricordo ancora lo sguardo critico che ci lanciò il magazziniere addetto agli utensili, dandoci la sega, una comune sega ad archetto. - Ecco qua, vecchio - disse l'addetto. A quell'epoca ci chiamavano tutti vecchi. Da vent'anni ifl su. - Sai affilare la sega? - Certo - si affrettò a rispondere Orlov. - E per allicciare? · . . - C'è l'ascia - rispose il magazziniere che aveva capito d1 trovarsi di fronte a gente esperta e non ai soliti intellettuali. Orlov si incamminò per il sentiero, curvo, con le mani ficcate in tasca. Portava la sega sotto .I' ascella. 31
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