CONFRONTI Storiadel quintoangolo. Incontrocon lzrail' M.Metter a cura di Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi traduzione di Patrizia Deotto Le dichiarazioni che seguono sono ricàvate da un 'intervista cinematografica in 16mm. montata con il titolo Ritratto di lzrail e Xenia Metter. Il "ritratto" fa parte di una serie, Interni a Leningrado, sit alcuni grandi sopravvissuti dell'intellighenzia degli anni Trenta. È stato realizzato nella dacia dei Metter, presso .· il golfo di Finlandia, nell'agosto del 1990. Il romanzo di Metter Il quinto angolo, edito da Einaudi alcuni mesi fa, è uno dei tre vincitori del premio Grinzane Cavour 1992 per la narrativa straniera, assieme a L'orologio di Faust diAdolfo Bioy Casares (Studio Tesi) e a La città di piètradi Jsmail Kadaré (Longanesi). l premi per la narrativa ital(ana sono stati assegnati a Paola Capriolo (Il doppio regno, Bompia[li), Vincenzo Cerami (L'ipocrita, Einaudi) e. Gianni Riatta (Cambio di stagione, Feltrinelli). Il premio internazionale è stato assegnato a Giinter Grass, quello di traduzione a Pietro Marchesani (per l'insieme delle sue traduzioni dal polacco) e quello per l'autore esordiente a Marco Alloni (per La luna nella Senna, _EdizioniCasagrande). Come J nato Il quinto angolo? Qual è la storia della sua gestazione, e della sua pubblicazione? · L'anno scorso a Mosca c'è stata una mostra del libro _durante la quale i vari editori sceglievano le opere da pubblicare. Più o meno ùn. anno fa era statç pubblicato sulla rivista "Nieva" il mio Il quinto angolo, e poco teinpo dopo l'agenzia sovietica Vap mi ha fato arrivare una lettera con la richiesta di traduzione della Einaudi. Poi è arrivato anche il contratto, ed è venuta a trovarmi un'insegnante dell'università di Milano che conosce bene la letteratura e la lingua russa, pregandomi di scrivere una nota autobiografica da inserire nel volume italiarao, e mi ha fatto allo stesso scopo anche . una lungc1intervista. Il quinto angolo, un racconto molto lungo, lo scrissi nel 1967, e alÌora naturalmente non si poteva neanche pensare di poterlo pubblicare. Dovevo anzi pensare a nasconderlo, e non lo avevo dato da battere a macchina a una dattilografa perché avevo paura: l'ha battuto mia moglie, in due copie, con un solo dito. Si trattava, in fondo, solo di 170 pagine. Erano tempi molto difficili. Qualche anno dopo, quando le cose si erano messe un po' meglio, anche se non c'era l'atmosfera di questi ultimissimi anni, ho fatto leggere il mio lavoro a una redattrice della casa editrice che aveva pubblicato altri miei libri, curati proprio da quella redattrice. Mi disse che sarebbe stato un peccato non pubblicarlo, ma bisognava · assolutamente togliere leparti riguardanti Stalin e la sua epoca, le parti più tragiche tra quelle riguardanti quel periodo. Il racconto non era 28 consequenziale, c'erano dei ritorni indietro, dei salti in avanti, era stato scritto per brani, e ho potuto quindi togliere le parti sull' antisemitismo; da sette pagine sono di,ventate quattro. Questo romanzo breve si chiamava allora Katia, dal nome della ragazza di cui si innamora il protagonista. Pubblicato all'interno di un altro libro, Katia ebbe recensioni favorevoli. Poi, negli ultimi tempi, quando la situazione è migliorata, ho presentato il romanzo tutto intero, senza alcuna speranza, alla rivista "Nieva", che invece me lo ha accettato. E le recensioni sono stàt\: molto favorevoli. Perché si chiama Il quinto angolo? Dalla lettura del libro risulta chiaro. Ci sono associazioni con il quinto punteggio, la quinta categoria, e nel linguaggio del KGB, quando dovevano picchiare qualcuno in cella erano soliti dire: "picchieremo il quinto angolo", e siccome la cella ha quattro angoli, il quinto era, ovviamente, il prigioniero. "Cerchiamo nella stanza il quinto angolo", dicevano. Prima che da Einaudi, il libro è stato proposto all'estero da una casa editrice inglese, la Collins, e ora lo vogliono anche in Francia, e insomma sta girando per il mondo. Lei ha vissuto i duri anni dello stalinismo e del breznevismo riuscendo a conservare intatta la sua dignità personale e di scrittor~. Deve esserle costato molto ... Una domanda ché di solito mi viene fatta è come in quegli anni uno scrittore potesse manlsroil'Metter è lo moglie nello loro dacia. tenere un proprio decoro, non serivendo quello che gli veniva richiesto dal potere. No, non è così difficile, l'importante è non essere avidi di denaro. Vivevo modestamente. Mia moglie lavorava al Kirov, e vivevamo con il sµo stipendio, non alto. La ragione non va ricercata nel fatto che io sia un uomo di principi così validi, è solo che non mi andava di far comparire.nelle mie opere il nome di Stalin o di Breznev. Pifl che di politica, era una questione di estetica, era una cosa che mi ripugnava. Ho più di ottant'anni, e sono stato educato sui modelli della letteratura sovietica degli anni Venti, che era ricchissima, sulle opere di Platonov, di Babel', Bulgakov, Zosenko. Ho avuto l'opportunità di incontrarli, anche se non posso dire di' essere stato loro amico. Li rispettavo molto, li ho _conosciuti tutti. Secondo me è possibile mantenersi onesti, l'importante è non credere di essere i primi della classe. Questo non mi costò grande fatica. E oggi? . Mi hanno spesso chiesto perché gli scrittori sovietici negli ultimi tempi siano stati zitti, anche nel cinema, nel teatro. È difficile spiegarlo. Prima di tutto bisogna dire che nelle nostre riviste è arrivata moltissima buona letteratura sia dell'immigrazione sia quella che prima non poteva venire pubblicata, la nostra. Si è riversato su di noi, lettori e scrittori, moltissimo materiale importante, difficile da digerire tutto in una volta. Oggi e' è inoltre un fenomeno strano, ci sono scrittori che scrivono cose vere, senza calunnie e denigrazioni, per esempio, ma manca in loro quella che è stata la linea fondamentale della letteratura russa del XIX secolo, e cioè la capacità dello scrittore di provare sofferenza e compassione, di "sentire con", di sentire da dentro; nei nuovi scrittori c'è invece la capacità di raccontare la realtà, e cioè solo ciò che succede. Nella letteratura russa del XIX secolo era molto forte il senso della profezia, si aveva la capacità di dire ciò che sarebbe avve-
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