CHI LEGGE TROVA BoriVsian Perchnéon sannoquello chefanno pp. 160hre20.000 Unostoriraocambolesco inunoWashingdton fumettsocrittdoal "re di Monhnartre". BORIVS IAN Perchénonsanno quellochefanno PETERBICHSE'L----.,-----~ li lettore, il narrare PeteBrichsel ~~~~~~~~ li lettore, -A 7\. 7\. 7\. 7\. 7\. 7\. 7\.-~ il narrare pp. 128lire 16.000 "Ilmondaovrebbe unaspettmo igliore se gliconcedessimo lapossibmdtià raccontasrteorie." .____ ~_._""_'~_•_= _ -,--..., ANNAMARIOARTESE A11M11ariOartese Lalentescura pp. 520 lire 30.000 acuradiLucCalerid Perla prima volta raccolti in modorganico i racconti dviaggiao MoscPoa, rigLi,ondra, Napoli, Palermo, dell'autridce L'Iguana. La lentescura &ri1ti di ,•iaggio CHESTEHRIMES.___,____ ~ RabbiadHarlem NicolBasouvier Il pesce-scorpione pp. 160 hre 18.000 La' ffasononctreonaca m unviaggiooCeylon: l'isoldoellomagio, degliincantatori, deidemoni. ChestHerimes Rabbiad Harlem pp. 240 hre 18.000 Ungiallmo ozzafiato undurospaccastoàale. Himerascconta HarlecrnomCe handler hadescritLto sAngeles. NICOLABSOUVIER li pesce-scorpione MARCOSY MARCOS 22 Via Settala 78 • 20124 Milano tel. 02-29S 17420/22 IL CONTESTO Nuove norme per i concorsia cattedra Paolo Bozzi Che non si finisca mai di imparare qualcosa di nuovo è principio acquisito della saggezza popolare, e infinite sono le occasioni che consentono una crescita del nostro patrimonio di concetti, di regole, di nozioni accreditate, e dei loro più recenti sviluppi. Partecipando in qualità di commissario a uno dei recenti concorsi a cattedra ho imparato molto; l'inarrestabile evoluzione dei vecchi criteri di valutazione, superando dialetticamente ogni forma di appello ali' originalità dei contributi dei candidati, o alla personalità del loro stile, o addirittura alla correttezza del dettato, ha finito col configurarsi in un vero e proprio catalogo di nuove norme, non ancora ben definite sul piano formale, ma pienamente operanti a tutti gli effetti. Vale la pena di tentarne uno schematico riassunto, Ho imparato che è titolo di merito - per i candidati-I' averripetutoesperimenti altrui, apportando qua e là piccole varianti. Era mia convinzione da sempre che la ripetizione di eperimenti al_trui(con o senza piccole varianti) benché utile nel privatissimo ambito dei tentativi di mettere a fuoco qualcosa di nuovo che il ricercatore ha in mente, fosse un tipico esempio di attività a valore accademico "zero". Invece no. Ho imparato che una pre-ricerca (Vorversuch) imperfetta da un punto di vista tecnico, ancorchè fondata su una idea nuova, non vale nulla, anche se l'idea è buonissima e il fatto esplorato interamente nuovo. Ho ricavato, dal confronto tra queste due norme, che l'unica cosa importante è accordarsi a qualche filone d'indagine ben ric_onosciuto, facente capo a nomi momentaneamente in auge, massimamente se stranieri e accademicamente potenti. Quel che in politica si chiama "salire sul carrozzone". Ho imparato che, attività scientifica a parte, è un titolo di merito essere "\)rave persone". Il concetto ha a che vedere soprattutto con il carattere Servizievole e leale delle passate prestazioni nei confronti di qualche commissario presente in commissione; ma ha a che vedere anche con il fatto che il candidato sa intrattenere buoni rapporti con la comunità accademica in generale, evitando levate di ingegno o vistosi dissensi, o manifestazioni pericolose di originalità di pensiero. Avevo creduto fino a ieri cbe un collega luciferino, ma intelligente, colto e originale, costituisse un pregevole ornamento per una facoltà universitaria; raramente infatti il talento si accoppia ai requisiti della "brava persona". Ho imparato che è un titolo di demerito l'aver condotto una vita accademica solitaria e autonoma, isolata dai "rumori del mondo", cioè dalle intricate ed estenuanti beghe che caratterizzano le comunità dipartimentali più attive e presenzialistiche. Avevo sempre creduto che il lavoro del ricercatore isolato dovesse essere valutato come altamente meritorio non solo per il fatto che dà la misura di quanto può realmente la persona che lo svolge, ma anche perché è precondizione assoluta per la fo1mazione di una personalità scientifica che non sia banale e non diluita nei liquami delle mode scientifiche. Conseguentemente ho imparato che è titolo di merito il far costantemente parte di una squadra di calcio che produce articoli (spesso assai poco significativi) pensati e redatti da numerose persone, in modo che sia ben im- _possibilediscriminare gli apporti di ciascuno. Ho imparato che è un titolo di demerito l'aver costruito un punto di vista personale, coerente e argomentato, e massime se il ricercatore si è occupato prevalentemente o solo di teoria. Ho imparato che è irrilevante l'ampiezza della cultura, non solo tecnica, ma reale, dei candidati, come è irrilevante la bontà e la personalità dello stile con cui scrivono le loro ricerche o le loro idee. Uno sgangherato italiano e un inglese inesistente e caso mai orripilante sembrano i veicoli più adatti a trasportare idee e fatti nello spazio e nel tempo. Ho incidentalmente appreso· che, per quanto riguarda le materie metodologiche, è una sciocchezza interessarsi approfonditamente delle basi logiche delle teorie e dei metodi, o mostrare competenza sulle basi matematiche della statistica quotidianamente in uso; l'importante è saper ben riempire la testa ai ragazzini con formule accreditate che servono giorno per giorno in pratica. Ricco di questi insegnamenti ho concluso la mia ultima esperienz'\ concorsuale votando malinconicamente per i candidati più bravi; più bravi secondo i criteri sorpassati. Paolo Bozzi è professore ordinario di metodologia delle scienze all'Università di Trieste. Oltre am1merose pubblicazioni scientifiche, ha scritto Unità, identità, causalità (1970), Fenomenologia sperimentale (1989) e Fisica ingenua (1990).
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