della società. Non si può certo dire che queste cose non siano collegate l'una all'altra, esse lo sono in modo palese. La repressione politica non ha mai fatto bene alla libertà accademica, e, cosa forse ancor più importante; è stata disastrosa per la qualità accademica e intellettuale. La mia opinione suUavita accademica araba è che si è pagato un prezzo troppo alto per sostenere regimi nazionalisti che hanno permesso alle passioni politiche e a un'ideologia conformistica di dominare-e forse addirittura di distruggere - le istituzioni civili come l'università. Rendere la pratica del discorso intellettuale dipendente dalla conformità a una ideologia politica predeterminata significa annientare completamente l'intelletto. Malgrado tutti i suoi problemi, l'accademia americana è comunque un luogo molto diverso dalla sua controparte nel mondo arabo. Suggerire che vi siano somiglianze significherebbe dare una rappresentazione assolutam~nte falsa di entrambe. Ma io non voglio celebrare la maggiore evidente libertà di indagine, il più alto livello generale dei risultati tntellettuali, la serie davvero .straordinaria di inreressi dimostrati dall'accademia americana a spese delle molto più evidenti difficoltà e limiti delle università arabe, che dopo tutto si dice condividano il destino di molte altre università del terzo mondo. Questo tipo di lode delle virtù dell'istruzione occidentale sarebbe oggi troppo facile e di gran lunga troppo semplice. Nondimeno, è importante mostrare il rapporto fra queste circostanze così diverse nel Medio Oriente e negli Stati Uniti rimarcando che in entrambi i luoghi un grande peso è attribuito all'identità culturale e nazionale dell'istruzione offerta. Ho parlato prima del dibattito fra sostenitori e oppositori del sistema occidentale nell'università americana; ho parlato anche della grande enfasi posta nelle università arabe post-coloniali sulla "arabità" di quello che veniva offerto. In entrambi i casi perciò, di solito così diversi e così lontani l'uno dall'altro, emerge chiaramente un'idea - quella di identità nazionale. È proprio questa idea, americana e occidentale in un caso, araba e islamica nell'altro, che gioca un ruolo sorprendentemente importante come autorità e come punto di riferimento nell'intero processo educativo. E vorrei ora affrontare il problema di quanto l'importanza e la centralità attribuite all'identità nazionale premano e influenzino, surrettiziamente e spesso senza che se·ne discuta, la libertà accademica - ciò che si intende con il nome di libertà accademica. Quando ho parlato in precedenza di come· le circostanze sociali e culturali specifiche della situazione accademica in ogni società definiscano il problema della libertà accademica, avevo in mente sbprattutto l'ideritità nazionale. Certamente questo è vero per una società come quella del Sud Africa, che attraversa in questo momento una trasformazione particolarmente difficile e piena di tensione. Ma se si guarda al resto del mondo vediamo che in molti luoghi si hanno contesti simili in rapporto a ciò che l'identità nazionale è o dovrebbe essere. Questo contesto, forse più di tutto il resto, definisce la situazione politica e culturale della fine del XX secolo: mentre il mondo diventa più piccolo è interdipendente da un punto di vista economico e ambientale e attraverso la rivoluzione delle comunicazioni, c'è la sensazione crescente che le società interagiscano, spesso scontrandosi, in termini di identità nazionali. Consideriamo per esempio a livello globale l'importanza che ha oggi lacomunità europea òccidentale in quanto grande blocco culturale che interagisce con lacomunità dell'Europa.orientale e l'Unione Sovietica, con il Giappone e con gli Stati Uniti e con molte parti del terzo mondo. Similmente, guardiamo il contrasto fra il mondo islamico e l'Occidente, in cui le immagini e le definizioni di sé da un punto di vista ILCONTESTO cultun\le e nazionale giocano un ruolo così importante. Parlare · di egemonia, di tentativi di dominio e di controllo delle risorse in questa lotta globale, credo sia un modo di parlare in termini corretti, benché drammatici. Ma non è tutto.All'interno di società come questa e quelle di altre parti dell mondo africano, asiatico, europeo e islamico, è in corso un dibattito anche su quale idea di identità nazionale debba prevalere. Questo problema è di dedvazione soprattutto storica e filosofica, ma porta inevitabilmente all'urgente tema politico di come, data la definizione di identità, si debba governare la società. Guardare da vicino alla recente storia dell'imperialismo e della de-colonizzazione significa cogliere il nucleo centrale del dibattito. In Algeria, come testimonia in modo eloquente l'opera di Frantz Fanori,gli algerini erano considerati dai francesi come una razza inferiore, adatta solo a una condizione coloniale e subalterna. Perfino il notevole scrittore umanista Albert Camus,. che era un membro della popolazione dei colonizzatori francesi nato in Algeri;, rappresentò nella sua narrativa l'algerino come una creatura essenzialmente senza riome, minacciosa; alla fine degli anni Cinquanta Camus disse esplicitamente ne.Ile sue Cronache algerine che non esisteva una nazione algerina musulmana. Mentre ovviamente esisteva. Dopo la liberazione nel 1962, uno dei principali obiettivi del FLN fu di ristabilire l'integrità, la centralità e la sovranità dell'identità algerina musulmana. Con la creazione di una nuova struttura governativa dell'Algeria arrivò anche un programma di istruzione incentrato prima di tutto sull'insegnamento dell'arabo e della storia algerina, in precedenza entrambe escluse o subordinate a programmi che sottolineavano la superiorità della civiltà francese. Sicuramente in Sud Africa una dinamica molto simile sarà e senza dubbio è già contemplata nella natura dei. programmi educativi man mano che .il paese passa dall'apartheid a un sistema di governo democratico e non basato sul dominio razziale. Ma vi sono alcuni altri argomenti di cui voglio parlare, per il peso che hanno sul problema della libertà accademica. Il primo è che in una condizione in cui il conflitto culturale è, in ogni ambito, universale, il rapporto fra l'identità nazionale e le altre identità nazionali è destinato a riflettersi nel campo accademico. Il problema è in che modo questo avviene. Ogni cultura trasmette se stessa, e ogni cultura naturalmente afferma la propria superiorità sulle altre. Studiare, la tradizione, _i capolavori, i grandi metqdi interpretativi dì una cultura spinge i suoi membri alla reverenza, al rispetto, alla lealtà e perfino al patriottismo. Questo è comprensibile. Ma nessuna cultura esiste isolata dalle altre e poiché è scontato che ciascuno studi a scuola e nell'università la propria tradizione e la propria cultura, dobbiamo guardare a ciò che delle altre culture, delle altre tradizioni, delle altre comunità nazionali viene trasmesso mentre si studia la propria. Se l'autorità che garantisce la nostra cultura porta a perpetuare l'ostilità culturale, permettendo che il discorso intellettuale sacrifichi sull'altare dell'identità nazionale e di conseguenza denigri o sminuisca le altre identità, allora la vera libertà accademica è in grave pericolo. Cercherò di spiegarmi meglio. Storicamente, ogni società ha il suo Altro: il greci avevano i barbari, gli arabi i persiani, gli induisti i musulmani e così via. Ma da quando, nel XIX secolo, si è venuto consolidando il sistema mondiale, tutte le culture e le società sono oggi mescolate fra loro. Nessun paese al !11ondo è costituito da una popolazione autoctona omogenea; tuttl hanno i loro immigranti, i loro "Altri" interni, e ogni s~ie~, e~attam~nte come il mondo in cui viviamo, è una costruz10ne·1bnda. Esiste . però una discrepanza proprio nel cuore di questo mondo vitale, complesso e intrecciato. Penso alla discrepanza fra l'eterogeneità 15
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