ILCONTESTO fa più o meno la stessa cosa, si dichiara di "tener alto il livello'.'. Una sfida completamente diversa alla libertà accademica si trovanelle università nazionali del mondo arabo, dacui provengo. Parlo della maggior parte delle grandi u·niversità pubbliche in paesi come la Giordania, il Marocco, la Siria, l'Egitto, l'lrak, l'Arabia Saudita e altri stati del Golfo. La maggior parte di questi paesi hanno governi secolari, anche se alcuni, come l'Arabia Saudita, hanno un governo secolare con un mandato religioso. Quello che è importante comprendere, comunque, è che con poche eccezioni le università arabe non sono solo università nazionaliste, ma anche istituzioni politiche, per ragioni perfettamente comprensibili. Per parecchi secoli il mondo arabo è stato dominato dal colonialismo ottomano. o europeo. L'indipendenza nazionale per paesi come la Siria e l'Egitto, per esempio, significò che finalmente i giovani potevano essere istruiti senza riserve nelle tradizioni, storia, lingua e cultura del loro paese. Nel mio caso, pet esempio, io ho studiato in scuole coloniali britanriiche in Palestina e in Egitto, dbve tutto si incentrava sulla storia della società britannica, della letteratura e dei valori inglesi. Lo stesso valeva nelle più importanti colonie britannjche e francesi, come l'India o l'Algeria, dove si voleva che le élites locali dovessero apprendere i rudimenti della cultura in lingue e con metodi destinati a mantenere questi autoctoni sottoposti al governo coloniale, nella convinzione della superiorità della cultura europea ecc. Fino a l'età di circa sedici anni sapevo molto di più sul sistema delle enclosures nell'Inghilterra del XVIII secolo che su come funzionavano gli waqfs islamici nella parte del mondo in cui vivevo, e per me - ironia delle ironie ·- proconsoli coloniali come Cromer e Kitchener erano più familiari di Haroun al-Rashid e Khalid ibn al-Walid. Quando in seguito alle lotte anti-coloniali fu raggiunta l'indipendenza, uno dei primi campi a venir cambiati fu l'istruzi.one.Ricordoperesempiochedopolarivoluzioneegiziana del 1952 venne posta moltissima enfasi sull'arabizzazione del curriculum, delle norme intellettuali, dei valori da trasmettere a scuola e nelle università. Lo stesso avvenne in Algeria dopo il 1962, dove un'intera generazione di musulmani poterono per la prima volta studiare l'arabo, che era stato proibito come lingua, salvo che nelle moschee, finché l'Algeria era stata considerata e governata come un dipartimento della Francia. È importante. dunque capire la passione che entrava in gioco nel rivendicare il controllo sull'educazione, per così tanto tempo dominata nel mondo arabo dai governanti stranieri, ed è ugualmente importante capire la tremenda ferita spirituale sentita da molti di noi a causa della prolungata presenza di dominatori stranieri che ci insegnavano a rispettare norme e valori lontani invece çleinostri. La nostra cultura era considerata di grado inferiore, qualcosa di cui vergognarsi. Sarebbe sbagliato e perfino assurdo sostenere che un'istruzione nazionale basata su norme arabe sia di per sé banale o povera. La tradizione arabo-islamica è uno dei grandi contributi culturali all'umanità e nelle antiche università di Fez e al-Azhar e nella varie madrasas in tutto il mondo arabo è stat 4 fornitaainnumerevoli generazionidi studenti unaricca esperienza culturale. È anche vero, d'altro canto, che nei nuovi pae,si arabi indipendenti le università nazionali furono riconcepite, mi pare, come estensioni (giusto o sbagliato che fosse) del nuovo stato nazionale.Ancora unavolta è chiaro che tutte le societàaccordano un notevole privilegio all'università e alla scuola in quanto punti cruciali pet la formazionè dell'identità nazionale. Eppure troppo spesso nel mondo arabo l'educazione ha subito una sorta di cortocircuito. Mentre in passato i giovani 14 arabi cadevano preda di regole e di idee straniere, adesso dovevano venir riplasmati a immagine del partito di governo, il quale, data la guerra fredda e lo scontro arabo-israeliano, divenne anche il partito della sicurezza nazionale -'- e in alcuni paesi l'unico partito. Aggiungendo questo alla grande pressione fatta sulle università perché aprissero le porte a tutti nella nuova società- una politica estremamente ammirevole- leuniversità divennero anche il banco di prova per i sinceri patrioti. Le cariche culturali erano, come in molte parti del mondo, cariche civili. Purtroppo, fu la conformità politica piuttosto che l'eccellenza intellettuale a diventare spesso il criterio per promozioni e incarichi, con il generale risultato che la pavidità, finirono per dominare la pratica intellettuale una calcolata mancanza di immaginazione e un accurato conservatorismo. Inoltre, poiché l'atmosfera generale del mondo arabo negli ultimi tre decenni è diventata sia cospiratoria che, mi dispiace dirlo, repressiva - il tutto in nome della sicurezza nazionale - il nazionalismo nell'università è arrivato a rappresentare non la libertà, mal' accomodamento, non la brillantezza e la capacità di porre sfide, ma la cautela e la paura, non l'avanzamento della conoscenza mal' auto-conservazione. Non solo molte persone dotate e brillanti hanno lasciato il mondo arabo in una massiccia fuga di cervelli, ma direi che l'intera idea di libertàaccad,emicaha subito negli ultimi trent'anni un degrado significativo. Nelle università divenne possibile esser liQerisolo se si evitava accuratamente tutto ciò che poteva attirare un'attenzione indesiderata o il sospetto. Non voglio fare una lunga e angosciosa descrizione di quanto l'università aràba sia diventata un luogo tremendamente demoralizzato e scoraggiato, nella maggior parte dei suoi aspetti odierni, ma penso sia importante collegare la sua situazione così depressa alla mancanza di diritti democratici, all'assenza di una stampa libera e a un'atmosfera priva di serenità e fiducia in tutti i livelli Foto di Vincenzo Cottinelli.
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