IL CONTESTO Il potente e il viaggiatore · · Identità, autorità e libertà nell'insegnamento universitario. Edward W. Said traduzione di Albe.rto Cristo/ori Edward H. Said, palestinese, è nato a Gerusalemme e ha fatto i suoi primi studi in questa città e al Cairo, e successi vamente negli Stati Uni ti, · a Princeton e a Harvard. Insegna letteratura comparata alla Columbia Univetsity e ha tenuto corsi e conferenze nelle principali università americane, europee, arabe, africane. Collabora a molte riviste, è tradotto in molte lingue, è columnist su "The Nation". Attento osservatore e studioso della realtà internazionale, esperto in problemi del Medio Oriente (è membro del Palestine National Council), è noto in Italia per la recente pubblicazione del suo Orientalismo presso Bollati-Boringhieri, un saggio del 1978(recensito da Ciafaloni sullo scorso numero di "Linea d'ombra") diventato rapidamente un classico sull'argomento. Tra gli altri suoi lavori ricordiamo: Joseph Conrad and the Autobiography of Fiction (1966), Beginnings: lntention and Method ( 1975), The Question of Palestine (I 979), Literature and Society (1980), Covering Islam (1981), The Word, the Text and the Critic (1983), After the Last Sky (con foto di Jean Mohr, 1986), Blaming the Victims: Spurious Scholarship and the Palestinian Question (1987), Musical Elaborations (I 991), Culture and lmperialism (in corso di stampa). È inoltre autore del film documentario per la Tv inglese (Channel Four) In the Shadow of the West (1985). "Linea cj'ombra" pubblicherà vari suoi interventi, gentilmente concessi dall'autore. Quello che qui presentiamo è il testo di una conferenza tenuta a Cape Town, Sud Africa, nel maggio scorso, e pubblicato,sul n.54 del 1991 della rivista della Oxford· University "Transition". Alcune settimane fa mentre stavo riflettendo su ciò che avrei potuto dire in questa co~ferenza sull'insegnamento accademico, incontrai un amico a cui chiesi idee e suggerimenti. "Come si intitola la tua conferenza?" chiese. "Identità, autorità e libertà", risposi. "Interessante", replicò lui. "Quindi tu intendi dire che l'identità è la facoltà, l'autorità è l'amministrazione e la libertà ..." Qui fece una pausa significativa. "Sì?" chiesi. "La libertà", disse lui, "è la pensione". · Questa ricetta è nel complesso troppo cinica, e nella sua impertinenza rifletteva ciò che credo entrambi pensassimo: che. il tema della libertà accademica in un contesto come questo di Cape Town è di gran lunga troppo complesso e problematico rispetto alle formule che si usano abitualmente, buone a _ogni uso. Non che la libertà accademica sia stata molto più facile da definire, discutere e difendere per gli intellettuali nord-americani. Non ho bisogno di ricordarvi che la discussione sulla libertà accademica non solo varia da società a società ma prende anche forme molto diverse, una versione delle quali nelle università americane oggi riguarda la natura del curriculum. Negli ultimi dieci anni c'è stato un gran discutere tra coloro che ritengono che il curriculum tradizionale delle arti liberali (e in particolare il nucleo della tradizione umanistica occidentale) sia stato oggetto di un duro attacco e coloro che sono convinti che il curriculum umanistico e delle scienze sociali dovrebbe riflettere più direttamente gli inte~essi di gruppi sociali che sono stati soppressi, ignorati, o emarginati. È indiscutibile infatti che in tutti gli Stati Uniti, che hanno d'altra parte una società di immigrati costituita da moiti africani e asiatici, oltre che da europei, alla fine le università hanno dovuto affrontare le società non occidentali, con la loro letteratura, la loro storia, e i problemi particolari delle 12 donne, delle varie nazionalità e minoranze; e con materie non convenzionali, fino ad allora'mai insegnate, come la cul-· tura popolare, le comunicazioni di massa, il cinema e la storia orale. Inoltre, tutta una serie di temi politici controversi come la razza, il sesso, l'imperialismo, la guerra e la schiavitù si sono fatti spazio nelle lezioni e nei seminari. A questo cambiamento straordinario, una vera e propria rivoluzione copernicana della coscienza intellettuale, sono state spesso date risposte ostili. Alcuni hanno reagito come se la natura stessa della libertà universitaria e accademica fosse stata minacciata in quanto indebitamente politicizzata. Altri si sono spinti anche oltre: per loro la critica del canone occidentale, con la panoplia di quelli che i suoi avversari hanno chiamato Dead White European Males (maschi europei bianchi morti: per esempio Aristotele, Shakespeare o Wordsworth), ha segnato piuttosto improbabilmente l'avvento di un nuovo fascismo, la liquidazione della stessa civiltà occidentale e il ritorno della schiavitù, dell'harem e del mattimonio combinato fra bambini. Nella maggior parte dei casi, però, i reali cambiamenti nel canorie che riflettono gli interessi delle donne o degli africani o dei nativi americani sono stati piuttosto esigui: i corsi di cultura umanistica occidentale oggi comprendono spesso Jane Austen o Toni Morrison, è potrebbero includere anche romanzi di Chinua Achebe, Garda Marquez e Salman Rushdie. Ci sono stati alcuni casi estremi di stupidità: docenti e ricercatori più giovani che attaccavano pubblicamente i più anziani come razzisti o indottrinavano i loro seguaci perché non erano "politicamente corretti". Ma tutta questa discussione e questo dibattito sottolinea il fatto che ciò che avviene nella ~cuoia o nell'università è in qualche modo privilegiato, poiché da un lato si ritiene che sia al di sopra degli interessi particolari, dei cambiamenti di moda o di stile, e delle pressioni politiche, e dall'altro si considera l'università intellettualmente e politicamente coinvolta nei cambiamenti politici e sociali più significativi, con i miglioramenti delle condizioni delle popolazioni subalterne o minoritarie e con gli abusi di potere e le cadute di moralità, cui l'università deve rimediare, che deve criticare e contro cui deve scendere in campo. Si potrebbero fare mille precisazioni e distinzioni nella
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==