colpevole la donna che abortisce a prescindere dai conflitti, dalle paure, in cui essa vive. Può spiegarci perché quanto ci ha appena detto non è considerato cattolico? Questo lo deve chiedere al vescovo Degenhardt. Io ritengo che molte delle cose che i vescovi dicono sull'aborto non siano né cristiane né umane. Parlano da cinici. Il vescovo di Magonza, Lehmann, per esempio, presidente della Conferenza episcopale tedesca, µon si è vergognato a una conferenza stampa a dire che delle donne preferiscono andare a Maiorca, invece di mettere al mondo un figlio. . Conosco donne che si sentirebbero molto più colpevoli sé mettessero al mondo un figlio, piuttosto che se abortissero. Per essere drastici: un bambino può vivere solo se la sua mamma può vivere accanto lui. Insomma bisogna vedere il problema innanzi tutto dal punto di vista della donna e non in astratto da quello dei bambini non nati, degli embrioni. Signor Drewermann, non c'è neanche il più piccolo segnale· che la chiesa cattolica voglia riformarsi. Questo non la scoraggia? Ci sono per me molti motivi per andare avanti, invece di rasse- • Lettera del teologo Eugen Drewermann al proprio vescovo Johannes Degenhardt Il teologo risponde a una missiva di Degenhardt, del 18 gennaio. Il Vescovo, nella sua lettera, aveva esposto la procedura penale ecclesiastica che - indipendentemente dalla sospensione dall'insegnamento edall 'autoriu.azioneapredicare-ha avviatonei confronti di Drewermann e chefinirà con ogni probabilità con la sospensione a divinis, forse con la scomunica, nel caso in cui Drewermann non · faccia marcia indietro. Nella sua risposta Drewermann dice quello .• che pensa della proced_uradi Degenharat. Ne pubblichiamo un estratto apparso su "Spiegel" n. 52 del dicembre 1991. Egregio signor Vescovo, . , ogni volta che rileggo la Sua lettera del 18.1, mi chiedo che cosa abbia realmente a che fare con me. A partire dall'inizio del 1992 è evidente che Lei non ha basato il Suo agire altro che sul rifiuto di un qualsiasi dialogo teologico - anche la Sua lettera del resto si prende cura solo di giustificare le sue sanzioni amministrative. Una cosa però vorrei chiederLe: se Lei, da illustre esegeta qual è, crede veramente che Gesù abbia voluto fondare una "chiesa" in cui gli uomini di fede o alla ricerca della fede reputano di dover "procedere" gli uni contro gli altri con "decreti disciplinari straordinari" oppure "con i mezzi del diritto penale ecclesiastico". Nei Suoi con.fronti non provo né astio né rancore, sebbene i Suoi "scritti" possano, a dir poco, mandarmi in bestia. Ma io dico a me stesso: questo Degenhardt ha un tipo di fede:che so essere comune a molti uomini, che di certo aiuta molte persone, e che per me sarebbe molto difficile raggiungere, o forse non ci riuscirei del tutto - W. James a proposito di questo atteggiamento verso-la fede parla di una religiosità del_pensiero forte. lo stesso non possiedo questo tipo di forza, non l'ho mai posseduta e non la vorrei neanche; è una possibilità umana che io rispetto, così come con Lei come persona non avrei alcun problema se - già, se - Lei in quanto vescovo noq si vedesse costretto a farmi uscire ufficialmente, assieme a_tutto ciò che per me è sacro, dalla comunità degli uomini, cui per tutta la vita sono stato legato. ' Perché non era, e non è, possibile dire: il tipo di fede di Drewermann è com•~. evidentemente aiuta molte persone che noi, come chiesa, a quanto pare non raggiungiamo più? può aver bisogno di molte correzioni e completamenti ma potrebbe non essere del tutto sbagliato, perché quello che è utile all'uomo non può essere del tutto insensato davanti a Dio? IL CONTESTO gnarmi. Alcuni cambiamenti si possono verificare, a prescindere dal fatto che il papa e i vescovi lo vogliano. Il celibato, per esempio, può .durare ancora qualche anno, non di più, di questo sono assolutamente certo. E se la chiesa non cambiasse? Sono ciò nonstante deciso a restare pr_ete,finché è possibile. E perché, se Gesù non voleva nessun prete? Non voglio lasciare a se stesse tutte le persone che, come prete, servo e aiuto, e voglio svolgere il mio ufficio secondp quelle che erano le volontà di Gesù. Questo nella chiesa di oggi è difficile, quasi impossibile. Eppure vale la pena di tentare. La chiesa cattolica comunque mi pone davanti a una contraddizione insostenibile: io posso predicare, ma non insegnare. Vale a dire che sono cattolico sul pulpito, ma non in cattedra. Questa è da dodici anni la situazione del professore di teologia di Tubinga Hans Kiing, che non sembra soffrirne troppo. Ho fatto sapere al vescovo di Paderborn che io non sono disposto ad accettare un simile dissidio tra dottrina e vita. Signor Drewermann, la ringraziamo molto per l'intervista. Quello che Gesù voleva, non era qualcosa di esclusivo bensì di universale -1' umanità, in qualsiasi tempo e modo la si possa vedere e Sentire. Fu la sua assistenza ai fuori casta, che fece di lui stesso un paria. Vorrei inoltre osservare una cosa, che a me il Codice di diritto. canonico della èhiesa cattolica è più estraneo del Corano o dell'Upanishad: non mi dice niente, e mi sembra impossibile che qualcuno che abbia capito il Nuovo Testamento, non veda nei decreti di questo libro un totale dispregio della Bibbia: chi pensa secondo le categorie di un libro è del tutto incapace di capire quelle dell'altro. Per questo ~onocostretto a deluderLa se Lei "si aspetta" una mia , "difesa per iscritto delle imputazioni". Le sue misure sono già da tempo in vigore, e non dubito che verranno presto "integrate" da altre misure. · lo non dico, né ho detto in passato, che Lei con le sue misure e decreti infrange il diritto ecclesiastico vigente; al contrario dico che questo diritto ecclesiastico Le offre possibilità di arbitrio come a un monarca assoluto del XVI secolo, dal momento che questo diritto ecclesiastico non ha paitecipato all'evoluzione che c'è stata nella cultura del diritto ìn età moderna. Gli uomini nel XX secolo non accettano più un ordinamento giuridico in cui un vescovo muove un'accusa e subito pronuncia la sentenza e come istanza d'appello lascia solo le autorità da lui stesso preposte. Ho passato 35 anni a discutere di queste cose, del come e perché il cristianesimo può essere una religione vera, dato che in essa si possono riconoscere le stesse narrazioni tramandate in altre religioni, in parte più antiche; io credo che la persona di Gesù irradia tutte lepossibili immagini significativedell 'umanità facendo loro acquisire una verità mai conosciuta prima; ma -egregi ci signor vescovo- le assicuro che di passare gli ultimi 20 anni della mia vita discutendo se la verginità di Maria sia un fatto "veramente" storico, biologico, oppure no e così di altri dogmi o principi della chiesa-io non ho più alcuna intenzione. Proprio no. Mèntre le sto scrivençlo,mi accorgo che quest.asta quasi diventando una lettera di commiato. Ora, dopo che mi sarà impedito come prete l'accesso ai locali della chiesa cattolica, sarò costretto a offrire i miei servigi come predicatore in ambiti esterni alla chiesa cattolica - e Dio sa che non è, e non era, questo il mio desiderio. Nel caso in cui Lei veda ancora delle possibilità di ridiscutere sulla base di discorsi teologici assennati e di arrivare con ciò a una proficua intesa, La prego di volerlo comunicare e cogliere senza indugio queste possibilità. Distinti saluti. E. Drewermann 11
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