Linea d'ombra - anno X - n. 69 - marzo 1992

30 VISTA DALLA LUNA <l'. o::: o::: ~ <l'. .....l pressionato. Poi mi misi a tradurlo e sai, traducendolo, mi accorsi che era inaccettabile e così rividi anche l' Anti-Diihring e mi allontanai dal marxismo. E anche in politica io ero stato contento per la vittoria della Repubblica e sapevo che i contadini della Basilicata avevano votato contro la monarchia e lo avevano fatto prima della riforma, come per istinto. Ma quando fu sconfitto il frontismo, il I 8 aprile 1948 non fui dispiaciuto. Il mio modello di democrazia era quello anglosassone e accettavo perciò il risultato. E la poesia di Rocco sul 18 aprile: "Carte abbaglianti e pozzanghere nere... " In fondo io ringrazio e ho sempre ringraziato il 18 aprile. Non ero d'accordo con Rocco. E del resto allora non lo fu neanche Carlo Levi che solo dopo si riavvicinò al PCI. Fu nel '46 che incontrai Carlo Levi e poi tuo padre. Dopo quel risultato riprese l'emigrazione. Penso che al ritorno, tornata la grande miseria, i contadini vollero la terra perché, nel loro inconscio, il possesso della terra equivaleva alla sicurezza. Le classi medie non erano tutte contrarie. I nittiani non furono contrari ai contadini. E i cattolici, che dopo gestirono la riforma, avevano qui posizioni avanzate.Nell'immediato dopoguerra uscì un periodico cattolico, !'"Ordine", che pubblicò un articolo di mio fratello, La fine del salariato, che suscitò qualche polemica dalla parte dei possidenti. Il movimento contadino fu sconfitto. Ma i contadini avevano occupato le terre e ottenuto la riforma. Presto, però, si resero conto che, pur con la terra, non potevano avere la sicurezza che avevano i grandi proprietari che erano stati il loro modello. Sì, può sembrare cinico dirlo ma credo che sia vero: il modello dei contadini fu il proprietario di terre. Quando capirono che in Basilicata anche i I possesso di venti ettari di terra non risolveva il loro problema, forse anche razionalmente, imboccarono la via del- !' emigrazione. Scoprirono il passaporto e anche il modo facile di ottenerlo, senza ricorrere agli intermediari, che sono da sempre una delle piaghe del Mezzogiorno. E partirono. A tanti anni di distanza che bilancio fai del- ['emigrazione? I costi umani dell'emigrazione furono altissimi. Ma alla fine, però, il tenore di vita è migliorato e per quelli rimasti e per chi è partito. Sono d'accordo con tuo padre su questo: è stato un male necessario che, però, la Repubblica avrebbe dovuto mitigare assistendo gli emigrati. Ora un certo numero di emigrati è rientrato. Ne ho conosciuti più di uno. Conoscono le lingue, hanno imparato un certo mestiere, a volte cercano di far fruttare uno spirito imprenditoriale. Per esempio qualche mese fa, uno mi ha detto che per la sua impresa aveva bisogno di una seria indagine di mercato ma che non si fidava di questi pennivendoli. Sapeva anche che doveva tenersi buoni gli uomini politici, altrimenti gli bloccavano i contributi. La classe politica non fu preparata alle partenze e non si è preparata, se non così, ai pochi ritorni. Comunque ora il problema non è più qui. Noi facciamo parte della piccola porzione fortunata dell'umanità. Tu hai visto che oggi, anche qui si vive in un certo agio. EDUCATORI E DISEDUCATORI Tu sei stato nel Terzo Mondo già prima, come esperto della sanità nelle situazioni di sottosviluppo . Sono stato in Somalia e più volte in Persia, già negli anni Cinquanta. Lavoravamo al confine con il Pakistan, c'era un solo ospedale abbastanza buono. Poiché l'area era molto estesa proposi di costruire diversi ospedali. Ma presto mi accorsi che era meglio preparare personale locale specializzato nelle malattie predominanti che si spostasse con automezzi in modo da moltiplicare gli interventi, dato che i medici erano pochissimi. Mi ero reso conto che le mie prime proposte erano inquinate dai nostri modelli ma quando cercai di correggerle non trovai tutti consenzienti. In Persia, per esempio, gli esperti volevano fare grandi dighe. C'erano lì i canali sotterranei che scorrevano a qualche metrò di profondità. Ciò limitava l'evaporazione ma durante i temporali stagionali le pareti dei canali a valle crollavano e così aumentava il deserto. Bisognava migliorare i canali e non costruire dighe. In altre zone, in cui il nomadismo aveva le sue ragioni d'essere, volevano costruire case, fare diventare la gente stanziale, un errore. Non credi che questi "errori" servano per fare rientrare in Occidente una parte dei soldi dati per il sottosviluppo? Può essere. Ma credo che si possa fare qualcosa. Sono andato nelle campagne in Somalia per capire come combattere la tubercolosi che è molto diffusa. In Europa si fa l'anamnesi, l'esame obiettivo, quello radiografico, quello batteriologico. In Africa questo si può fare al massimo per una parte della popolazione nei capoluoghi. Non puoi pensare a medici e tecnologie nei piccoli villaggi. Cosa fare? Nel caso della tubercolosi esiste l'esame dell' espettorato che si può effettuare anche nel posto più sperduto: bastano un microscopio e i coloranti. Può essere insegnato anche a un analfabeta. Chi ha espettorato positivo si cura e così si fa anche prevenzione. Si può aiutare la gente. Se non fossi già anziano, penso che mi sarei deciso a partire e finire i miei giorni in Africa. Del resto cosa ci faccio qui. Tu spesso parli di aiutare la gente e hai avuto unaformazione cristiana. La scienza ti ha allontanato dalla fede? La scienza certamente pone dei dubbi. Ma sai, la scienza spiega molte cose ma neanche essa risolve. E così puoi spiegarti come tanti grandi scienziati siano diventati credenti ed altri, come Popper, agnostici. E tu ti definiresti agnostico? Non lo so. È un problema che ho sempre evitato di affrontare e pochi me lo domandano. Forse non mi dispiacerebbe essere veramente credente. E sul piano etico, ecco, io cerco i principi cristiani. Qualche volta vado in chiesa: ci andava mia madre. Ti interessi a questionifilosofiche o teologiche? Leggo con piacere i libri di "confine" tra riflessione sulla scienza, filosofia e fede. Rocco, cosa consiglieresti tu ad un giovane? Consiglierei innanzitutto di imparare un mestiere e di farlo nel modo migliore possibile. Redazione: Gianfranco Bettin, Giacomo Sorella, Goffredo Foti, Filippo Gentiloni, Piergiorgio Giacchè,Luigi Manconi, Santina Mobiglia, Antonio Monaco, Giuseppe Pontremoli, Lia Sacerdote, Marino Sinibaldi. Progetto grafico: Andrea Rauch/Graphiti Editore: Linea d'ombra Edizioni srl Via Gaffurio 4 20124 Milano Tel. 02/6691132 Fax:6691299 Distrib. edicole Messaggerie · Periodici SpA aderente A.D.N. Via Famagosta 75 Milano Tel. 02/8467545 Distrib. librerie POE Viale M. Fanti 91 50137 Firenze Tel. 055/587242 Stampa Litouric sas Via Puccini 6 Buccinasco (Ml) Tel. 02/45700264 LINEA D'OMBRA Mensile di storie, immagini, discussioni. Iscritta al tribunale di Milano indata 18.5.87 al n. 393. Direttore responsabile: Goffredo Foti Sped. Abb. Post. Gruppo 111/70% Numero 64 - Lire 9.000 Abbonamenti Annuale: ITALIA: L. 85.000 a mezzo assegno bancario o c/c. postale n. 54140207 intestato a Linea d'ombra. ESTERO L. 100.000

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