22 VISTA DALLA LUNA e così per molte altre apparecchiature. A tal punto è ancora più importante la dotazione di un maggior numero di personale specializzato per utilizzare questi mezzi a pieno potenziale. E se guardiamo ai criteri di assegnazione dei posti di medico, ho dei dubbi molto seri che nella nuova divisione si tenga conto dell'epidemiologia che dovrebbe invece guidare le scelte. Ma qui tocchiamo la questione del pessimo funzionamento di tutta l'amministrazione. È vero; c'è il problema generale del reclutamento in tutta la pubblica amministrazione. Non è semplice superare vecchi e nuovi malcostumi. Da un lato i criteri di merito saltano continuamente a favore di questa o quella ragione di appartenenza politica. Dall'altro lato siamo un paese legalistico fino alla paralisi: bisogna che le carte siano a posto al di là delle capacità effettive del singolo reclutando e a volte anche del bisogno impellente di personale. Ti racconto questo episodio. Tu sai che io tengo a Potenza dei corsi di statistica sanitaria ed epidemiologia per infermiere. È importante creare personale professionale, avvicinarsi ai livelli europei. Ecco. Erano venuti qui a Tricarico, ti immagini, due ragazze del Ruanda, ospitate dalle suore. Ho pensato che potessero frequentare questi corsi, ma per essere ammesse dovevano superare la prova scritta di italiano. Ho proposto di ammetterle con riserva ma non è stato possibile: era "illegale". Tu sai che sono stato in Africa. Vedi io so che ogni giovane africano conosce molte lingue: la sua lingua tribale, almeno un'altra e poi il francese o l'inglese. Avrebbero imparato. Si sarebbe potuto sostituire il tema con un colloquio in italiano. Invece non sono state ammesse perché "le carte non erano a posto". Ho preso io carta e penna e ho scritto ali' on. Martelli per denunciare questo episodio. Non ho ricevuto risposta È un caso di razzismo? Non penso. È solo che c'è una sorta di iperlegalismo che non si è potuto aggirare perché queste due ragazze non portavano con sé i voti loro né quelli delle loro famiglie. Questo è triste. Ma è ancor più triste che in una democrazia il cittadino non riesca a segnalare un problema in modo da correggere subito delle storture. Mi sembra che ritorni sempre sul sistema politico. Sì, perché è costruito in modo tale da seguire esclusivamente i consensi, il voto. E dunque ogni decisione, ogni finanziamento non passa al vaglio di criteri razionali ma a quello del possibile consenso. Decidono i mediatori di voti. Tomo un momento alle cooperative. Oltre a quelle recentissime, vere ofittizie, nate con la legge cosiddetta per i giovani, vi era qui una qualche tradizione a cui vi richiamavate negli anni Cinquanta, al termine della Riforma? Sì, ma molto debole. Qui non è potuto accadere che le cooperati ve divenissero grandi imprese come in Emilia. Non ci sono anzitutto le condizioni amEDUCATORI E DISEDUCATORI bientali. Nelle pianure, dove c'era la malaria e la miseria, ora c'è un'agricoltura modernissima, europea, che è cresciuta grazie alla bonifica e alla nascita della proprietà coltivatrice. È stata sovvenzionata, come è stata anche nel Nord, non credere; ma a buon fine. Ma la collina e la montagna meridionali sono un'altra cosa. Tuo padre destò scandalo quando, trent'anni fa, propose un grande demanio silvopastorale per la montagna lucana. Invece aveva ragione: forse così, intorno a un progetto realistico, una volta chiuso il flusso migratorio, qualcosa, anche attraverso le cooperative, si sarebbe potuto fare. Le cooperative sono nate qui sin dagli anni del fascismo, sostenute da un certo movimento cattolico sorto in Basilicata dopo la Rerum Novarum: tentativi timidi, travolti dall'emigrazione, dalla lotta per la terra e dalla Riforma. E poi c'è la questione della educazione, che si sottovaluta. Non scordiamoci che in Danimarca, paese èlassico della cooperazione, essa è nata come un ramo del movimento educativo, dal ceppo del movimento di cultura popolare. Movimento per l'educazione e cooperazione nelle campagne nacquero insieme. Nulla di simile avvenne qui. Poi vi sono state le cooperative della seconda generazione. Furono quelle dell'Ente Riforma. Ora vi sono quelle sovvenzionate dalla Regione. Sarebbe interessante sapere quante funzionano veramente, ma non conosco nessuno studio in merito. Poi bisognerebbe soppesare il valore di eventuali studi. Queste sono le analisi che devono fare i giovani. Ritorniamo alla tua famiglia. Vedi, da vecchio mi sono messo a fare delle sculture in creta; anche se gli occhi non mi assistono più tanto. Ma ecco: Nausicaa, Ulisse con il cane Argo, Laerte. Dovrei cuocerle ma non le ho svuotate, le lascio seccare invece. È difficile fare una testa. Della mia famiglia ho scolpito la testa di mia nonna materna. I Mazzarone non erano interessati alle questioni politiche. Il lato materno invece sì. Lei fu una donna non comune, di famiglia anti-garibaldina, borbonica. Il marito, mio nonno materno, era quello che si dice "un personaggio", un uomo molto alto, bello, intelligente. Credo che avesse frequentato qualcosa come il nostro ginnasio. Sapeva a memoria interi canti della Commedia. Il padre lo aveva mandato a Napoli per diventare droghiere, allora quasi unfarmacista. Ma mio nonno si distrasse, gli piacevano le donne. E imparò a fare il dolciere, mestiere che insegnò al figlio, fratello di mia madre, il quale era un ribelle, diventò nittiano, non si adattò mai e, appena potette, emigrò. Le mie zie invece li facevano i dolci. Mestiere durissimo: sai, per fare a mano lo zucchero bianco. Tornando a mio nonno so che era di famiglia antiborbonica, si dice in un documento che avesse partecipato a una riunione segreta ... Mazziniano? Non so, non credo. Mi sto convincendo che queste etichette non servono a niente. Credo piuttosto che la famiglia avesse messo gli occhi sulla proprietà della Chiesa, non gliene fregava niente né della libertà ... e poi i Savoia si sono dimostrati
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