Linea d'ombra - anno X - n. 69 - marzo 1992

tMRZO 1992 · NUMERO69 LIRE9.000 immagini, discussioni e spettacolo . 4 • RVISTA CONEUGENDREW_ERIIANN: CRI U",lOL·,coREA)/·lttOUE;TSUSHIM1' 0(GIAPPONE)/ AlA'.MOV: RACCONTÌ DELGULAG/OODWIN:LDI ESIEDI , STORIEDI

Monica Sarsini I PASSI DELLASIRENA Racconti autobiografici a ritroso dalla maturità al tempo dell'infanzia e fiabe popolate di insoliti personaggi: la strega che allena le parole a prender confidenza con l'aria, l'esserino tenue nato dal suono di una pietra spaccata, il cacciatore di lucciole che cade preda di un'epidemia di assenza. Con uno stile particolarissimo Monica Sarsini narra i giochi degli adulti - incontri e separazioni, tenta - tivi di fuga e desideri di ritorno a luoghi perduti per sempre - con delicatezza e incanto, conducendoci in luoghi imprevisti e armoniosì, dov'è ancora possibile tenere a distanza la pama e sopportare la fragilità delle persone e delle cose. A s -r E La vita conduce la danza GIUNTI "' A Germaine Krull LAVITACONDUCELADANZA Queste memorie finora mai pubblicate., scritte da Germaine Krull sul finire di una vita avventurosissima., sono il ritratto di una grande fotografa che ha voluto essere protagonista degli eventi più significativi del suo tempo, sempre assumendo una prospettiva innovativa., anzi sovversiva della realtà. Seo-uendola dalla Monaco dei soviet alla Mosca della Terza Internazionale, dalla Berlino della bohème intellettuale alla Parigi dell'avanguardia artistica, dalla Rio meta dell'emigraziòne antinazista alla Brazzaville capitale della Francia Libera, non si può non restare ammirati del suo coraggio e coinvolti dal suo stesso entusiasmo, come accadde a ognuno dei grandi personaggi con cui .Germaine intrecciò intensi rapporti. fiR &m::rmam:w

LINEA D'OMBRA mensile di cultura e società Provincia di Milano Assessorato alla cultura NORDSUDESTOVEST Noi e gli altri Abbiamo invitato scrittori di provenienze diverse, accomunati dall'interesse per i problemi di fondo del loro paese e per il dialogo tra il "Nord" e il "Sud" del mondo, a discutere delle grandi dicotomie che presiedono al futuro di tutti in questo difficile scorcio di finale di secolo, un secolo forse decisivo 28 gennaio 1992, ore 21 Sala Congressi della Provincia, Via Corridoni 16 Milano "INCONTRO CON L'ASIA" Yuko Tsushima (Giappone) Acheng (Cina) Introduce Renata Pisu 13 ft!#bbraio1992, ore 21 Museo della Scienza e della Tecnica Via San Vittore 19 Milano "SCRIVERE IL PRESENTE" Ryszard Kapuscinski (Polonia) Introduce Marcello Flores per le sorti del pianeta. 3 marzo 1992, ore 21 Sala Congressi della Provincia, Via Corridoni 16 Milano "SOTTO GLI OCCHI . DELL'OCCIDENTE" R.Sanchez Ferlosio (Spagna) Per O/ov Enquist (Svezia) Ernest Gellner (Gran Bretagna) Introduce Danilo Manera 19 marzo 1992, ore 21 Aula Magna, Università Cattolica Largo Gemelli 1 Milano 31 marzo 1992, ore 21 Museo della Scienza e della Tecnica Via San Vittore 19 Milano "GENERI E SAPERI" Lygia Fagundes Telles (Brasile) Evel}'n Fox Kel/er (Stati Uniti) GracePaley (Stati Uniti) Introduce Maria Nadotti 7 aprile 1992, ore 21 Sala Conaressi della Provincia, Via Corridoni 16 Milano "DAL CENTRO DELL'EUROPA" "CULTURE A CONFRONTO: Christa Wolf (Germania) Kazimierz Brandys (Polonia) Introduce Cesare Cases IMMAGINI E CONFLITTI" . Yi Mun-yol (Corea) Amitav Ghosh (India) Introduce Goffredo Foti Linea d'ombra edizioni, Via Gafi,urio 4 Milano, tel. 02/ 6690931 Fax 6691299

• Rivista bimestrale di cultura e di politica Ciampi Scienza e arte del banchiere centrale/ Albert Nel confronto tra economie vince il modello renano / Lepenies Germania comunità incompiuta / Papadia L'Unione economica e monetaria dopo Maastricht / Padoa-Schioppa La riforma dell'istituzione Europa / Pace Dopo il Sinodo ' europeo: che cosa significa casa comune cristiana? / Romano· Pro Germania / Kreile Le marce forzate dell'inte- . . - graziane tedesca I Rusconi Immigrazione in Europa: impatto culturale e problemi di cittadinanza / Micksch Mille e ·una Germania: per l'unità nel pluralismo culturale / Mehrldnder ·Politica e leggi sull'immigrazione nel caso tedesco I Wihtol de Wenden Parzialmente francesi: una cittadinanza senza nazionalità / Pasquino Cari estinti: esistono ancora i partiti in Italia? / C~zzola Crisi industriale: tutte le colpe del non governo / Deaglio Finanza pubblica: piccoli risanamenti di qualche importanza ·· In vendita nelle migliori librerie

Gruppo redazionale: Alfonso Berardinelli, llNIA I I OMBRA · Gianfranco Bettin, Grazia Cherchi, Marcello Flores, · Goffredo Fofi (direttore), Piergiorgio Giacchè, Gad Lerner, Luigi Manconi, Santina Mobiglia, Lia anno X marza1992 numèro 69 Sacerdote (direzione editoriale), Marino Sinibaldi. Collaboratori: Adelina Aletti, Chiara Allegra, Enrico Alleva, Giancarlo Ascari, fabrizio Bagatti, Laura Balbo, Mario Barenghi, Alessandro Baricco, Stefano Benni, Andrea Berrini, Giorgio Bert, Paolo Bertinetti, Francesco Binni, Lanfranco Binni, Luigi Bobbio, Norberto Bobbio, Giacomo Barella, Franco Br1oschi,Marisa Bulgheroni, Isabella Camera d'Afflitto, Gianni Canova, Marisa Caramella, Caterina Carpinato, Cesare Cases, Roberto Cazzata, Francesco Ciafaloni, Luca Clerici, Pino Corrias, Vincenzo Consolo, Vincenzo Cottinelli, Alberto Cristofori, Mario Cuminetti, Peppo Delconte, Roberto Delera, Stefano De Matteis, Piera Detassis, Vittorio Dini, Carlo Donalo, Riccardo Duranti, Edoardo Esposito, Saverio Esposito, Bruno Falcetto, Giorgio Ferrari, Maria Ferretti, Ernesto Franco, Guido Franzinetti, Giancarlo Gaeta, Alberto Gallas, Nicola Gallerano, Fabio Gambaro, Roberto Gatti, Filippo Gentiloni, Gabriella Giannachi, Giovanni Giovannetti, Paolo Giovannetti, Giovanni Giudici, Bianca Guidetti Serra, Giovanni Jervis, Roberto Koch, Filippo La Porta, Stefano Levi della Torre, Mimmo Lombezzi, Marcello Lorrai, Maria Maderna, Maria Teresa Mandatari, Danilo Manera, Br~no Mari, Edoarda Masi, Roberta Mazzanti, Roberto Menin, Paolo Merèghetti, Diego Mormorio, Maria Nadotti, Antonello Negri, Grazia Neri, Luisa Orelli, Maria Teresa Orsi, Pia Pera, Silvio Perrella, Cesare Pianciola,_Guido Pigni, Giovanni Pillonca, Bruno Pischedda, Oreste Pivetta, Pietro Polito, Giuliano Pontara, Giuseppe Pontremoli, Sandro Portelli, Fabrizia Ràmondino, Michele Ranchetti, Marco Revelli, Marco Restelli, Alessandra Riccio, Fabio Rodriguez Amaya, Paolo Rosa, Roberto Rossi, Gian Enrico Rusconi, Nanni Salio, Paolo Scarnecchia, Domenico Scarpa, Maria Schiavo, Franco Serra, Joaqufn Sokolowicz, PieroSpila, Paola Splendore, Antonella Tarpino, Fabio Te1Tagni,Alessandro Triulzi, Gianni Turchetta, Federico Varese, Bruno Ventavoli, Emanuele Vinassa de Regny, Tullio Vinay, Itala Vivan, Gianni Volpi. Progetto grafico: Andrea Rauch/Graphiti Ricerche redazionali: Alberto Cristofori, Natalia Delconte Pubblicità: Miriam Corradi Esterì: Pinuccia Ferrari Produzione: Emanuela Re Hanno contribuito àlla preparazione di questo numero: Bruno D'Udine, Marzio Mazzara, Marco Miiller, Riccardo Noury, Roberto Santachiara, Piero Sinatti, le case editrici Feltrinelli e Giunti, la Radiotelevisione della Svizzera Italiana, il Teatro della 14'/CRT di Milano, le agenzie fotografiche Contrasto, Effigie e Grazia Neri. Editore: Linea d'ombra Edizioni srl Via Gaffurio 4 - 20124 Milano Tel. 02/6691132. Fax: 6691299 Distrib. edicole Messaggerie Periodici SpA aderente A.D.N. - Via Famagosta 75 - Milano Tel. 02/8467545-8464950 Distrib. librerie PDE - Viale Manfredo Fanti 91 50137 Firenze - Tel. 055/587242 Stampa Litouric sas - Via Puccini 6 Buccinasco (MI) - Tel. 02/45700264 Pellicole: Grafotitoli - Sesto S. Giovanni (MI) LINEA D'OMBRA - Mensile di storie, immagini, discussioni. Iscritta al tribunale di Milano in data 18.5.87 al n. 393. Direttore respoiisabile: Goffredo Fofi Sped. Abb. Post. Gruppo III/70% Numero 69 - Lire 9.000 4 6 12 19 22 Gianfranco Bettin Eugen Drewermann Edward W. Said Christopher Lasch Paolo Bozzi Politipa e impegno di base Cristo, chiesa, preti. Un'intervista Identità, autorità e libertà nel lavoro universitario Kennedy e Oswald ~uove norme per i concorsi a cattedra CONFRONTI 24 26 28 'Bruno Falcetto Edoardo Esposito Jzrail' M. Metter Per una critica vorace Sulla poesia di Giovanni Giudici Storia del quinto angolo a cura di Y. Gianikian e A. Ricci Lucchi e gli autori di questo numero a pag. 78 SA . Nasos Vaghenàs 30 Varlam Salamov 55 Yuko Tsushima 60 Clara Sereni 63 Susanna Tamaro 69 Enzo Moscato Inoue Yasushi Lino Brocka B. C. Goodwin Poesie a cura di Caterina Carpinato Racconti di Kolyma con una nota di Gustaw Herling Il dominio della luce Ma l'amor mio non muore "Chissene ...". Rasoi con una n.otadi Goffredo Fofi Nel rifiuto di ogni ideologia a cura di Roberta Mazzanti La felicità è solo collettiva a cura di Matteo Bellinelli L'eroe filippino a cura di Marco Muller con una nota d[ Gianni Volpi Gli organismi e le menti come forme dinamiche l:A TERRAVISTADALLALUNA 5 I missionari: A. Berrini, Il linguaggio missionario (a p.2); A. Tosolini, Dove e come. Il panorama missionario (a p.5); A. _RotaMartir, Dal Brasile a Mazara del Vallo. Un'intervista (a p.9). Educazione e urbanistica: J. Borja, L'educazione alla città (a p.12). Educatori e diseducatori: Rocco Mazzarone, Sud e medicina. Una vita mal spesa, a cura di M. Rossi-Daria (a p.17). Notiziario: Amnesty International (a p.32). La copertina di questo numero è di Guido Pigni. Le foto de "La Terra vista dalla Luna" sonò di Mario Cresci. Abbonamento annuale (l l numeri): ITALIA L. 85.000, a mezzo assegno bancario o c/c. postale n. 54140207 intestato a Linea d'ombra. ESTERO L. 100.000. I manoscritti non veng;.,,w restituiti. Si pubblicano poesie solo su richiesta. Dei testi di cui no11siamo stati in grado di rintracciare gli aventi diritto, ci dichiariamo pronti a ouemperare agli obblighi relativi.

IL CONTESTO Lo scorpione la .raganella · Politica e impegno di base Gianfranco Bettin Quanto puzza l'Italia rigidamente determinata e, invece, direttamente "contrattata" con i Qualche anno fa Cesare Garboli ha tradotto per 'l'Amleto di Carlo vari soggetti interessati. È così che si è finito, in piena era del Muli no Cecchi il celebre "C'è del marcio in Danimarca" con un più drastico Bianco, di distruggere le nostre città, spingendo il cemento e e disgustato "La Daniinarca puzza". l'asfalto "fino alla fine del mondo" e, en passant, legittimando gli Quanto puzza l'Italia oggi? Letteralmente o per metafora non abusi ovunque seminati nel decennio e ventennio precedenti. Su c'è dubbio che il tasso di avvelenamento e inquinamento ha questi e altri simili problemi si è soprattutto esercitata da ultimo la raggiunto ormai livelli inauditi inquesto paese. Restando, qui, nella propensione alla politica dell'italiano medio. Su questo versante metafora politica, forse mai come in questi anni si è avuta più forte essa resta assai vitale e partecipata. La base del potere, infatti, la la sensazione che dai palazzi del potere spiri un 'aria mefitica. Nella base del privilegio e dell'interesse si è estesa, e così le complicità e sua metodica follia e nei ricorrenti, incontrollati colpi di testa i conflitti. Come muoversi in questo bell'ambientino? E, prima, è Cossiga rivela a ogni giorno che passa la vera sostanza del potere proprio necessario tenerne conto o addirittura mettervi piede? che incarna. Arroganza e coda di paglia, veri e propri delitti e • scheletri in mille armadi. La popolarità di cui pare goda il Presidente Il problema maledetto non può che essere effetto di un duplice atteggiamento dell'opini o- Chiunque abbia provato adifendere un pezzo di verde dall'assalto ne pubblica e della cosiddetta società civile. Da una parte l'espres- del cemento; chiunque abbia svolto un'opera di volontariato in sione aberrante di una contestazione diffusa dei privilegi e delle qualche campò della vita sociale; chiunque insomma si sia trovato antiche menzogne riversate da una classe politica inamovibile sul ad agire volontariamente e a livello di base, in modo spontaneo o popolo bue, che finalmente sente qualche altolocato cantargliela strutturato, anche ben lungi dall'attribuire consapevolmente una chiara a quelli della sua stessa risma; dall'altra parte, e complemen- valenza politica al proprio impegno, si è trovato prima o poi a porsi tare a ciò, l'istintiva complicità con chi, incistato da sempre nel il problema maledetto del confronto col potere politico, o con la potere, tuttavia dà mostra di voler fare appello direttamente alla dimensione politica in senso specifico. "gente", la stracitata "gente comune" (quella che spesso diviene, Problema maledetto perché sempre mettersi in relazione con la come dice Altan, "gentaglia comune"), che così si sente un po' sfera politica e con gli attori politici dei problemi sociali o ambienprotagonista. Accadeva in parte anche con Pertini. Solo che in quel tali significa forzare un po' la natura dell'impegno volontario e di caso - a parte la storia personale ben altrimenti ricca e insospetta- base. Ciò che sembrava semplice si rivela complicato o impossibile bile - il richiamo al popolo era, nel suo manicheismo e nel suo a risolversi. Ciò che nitidamente si poneva come questione urgente populismo, di contrappeso al potere dei palazzi e comunque giocato risulta perfettamente rinviabile ("calendariabile in tempi medi": ci in una dialettica "esterno (società civile)- interno (potere politi- si sente rispondere nel bel linguaggio dei politici). Insomma, si co)" che tendeva a dar spazio soprattutto alla prima. Nel caso di tratta di entrare in un tempio dai riti assai particolari. Tutto sembra, Cossiga l'appello al popolo è tutto in funzione di uno scontro a un tempo, possibile e impossibile, ogni èontorno sfuma, aspetti interno al potere e alla sua ristrutturazione. Tale scontro avvelena lessicali divengono cruciali, altri aspetti, sostanziali, sembrano non solo la lotta politica che si svolge dalle parti dei palazzi, ma svaniré. E, fatale, spesso compare la prospettiva dello "scambio". l'insieme della vicenda politica italiana. Mai come in questi nostri Non si tratta semplicemente di sentirsi chiedere "il voto". La cosa anni si è avuta più netta e aspra la sensazione che la politica è è più sofisticata e va dal!~ fotografia insieme all'assessore di turno un'attività indecente e disgustosa. o dall'interrogazione sul problema in oggetto fatta dal consigliere o deputato deil;opposizione a tuo nome all'erogazione "contrattata" di fondi con relativo invischiamento nell'iter di pratiche e coinvolgimenti burocratico-istituzionali-politici. È un percorso che spesso non lesina umiliazioni o tentativi di adescamento, non di rado vincenti. È anche, in grandissima misura, un percorso inevitabile. Chiunque si ponga sul serio in una prospettiva di intervento concreto sull_a realtà non lo può evitare, non può sottrarsi al confronto con tale sfera. Può, forse, tentare di restare sopra le parti. Questo è soprattutto l'atteggiamento dei gruppi e delie associazioni del volontariato in campo sociale, ad esempio. Scelta assai rispettabile, anche se a volte va a scapito di una chiarezza di posizioni non solo sul piano degli schieramenti politici (cosa in sé non molto importante) ma dei contenuti stéssi. Non sono molti i grandi organismi di volontariato che, per esempio, come il Gruppo Abele sono stati capaci di schierarsi con nettezza sui temi come là legislazione suHa droga, la prevenzi'one del!' Aids o, da ultimo, il capzioso, arrogante rinvio della legge sull'obiezione di coscienza da parte di Cossiga. Infatti, il Gruppo Abele ha per questa sua fermezza di posizioni scontato vere e proprie rappresaglie. Politicanti razza diffusa Il nostro è un paese che ama la politica, contrariamente a quanto spesso si dice. Gli italiani sono un paese di politicanti, anche se prevalentemente di politicanti da cortile, da borgo, campanile. In altri tempi questa propensione politica ha nutrito una vasta rete di base, che ha alimentato soprattutto la sinistra e, in senso lato l'opposizione e pe_rfino,in qualche fase, i nuovi movimenti. Oggi questa attitudine, se non è diventata una specie di maniera, e di caricatura, si esplica in buona parte nell'affarismo, nella pratica dello "scambio" (che non si riduce al voto di scambio ma rinvia ad un complesso di complicità, di favori, di contiguità). Ciò vale in particolare per taluni settori del!' amministrazione locale (ma quella centrale non è da meno, a Roma e nel le sue diramazioni periferiche). Gli anni che abbiamo alle spalle, i cialtroni e luccicosi Ottanta, ci hanno propinato l'ubbìa di una moda ambientalista tracimante da ogni spot pubblicitario, da ogni merendina o canzonetta (da Al Bano e Romina a Sting), che tra i suoi effetti secondari ha perfino sospi_ntoi Verdi nel cuore delle istituzioni (insieme ad altri, più s0)1d~ ~ a volte drammatici fattori). Ma sono stati anche gli anni in cm s1e affermata, per esempio, protetta dalla patina della moda e~olog1sta,la cosiddetta "urbanistica contrattata", cioè la pianificaz10nedella città e del teJTitorioal di fuori cli una generale visione 4 Sul piano dell'impegno ambientalista, com'è noto, da tempo gruppi e associazioni che formano il cosiddetto •·•arcipelagoverde" sono passati a una diretta rappresentanza politica, pur senza rinunciare, almeno a parole, a iniziative ostinatamente "trasversali" su

Foto di Gionni Berengo Gordin, dal volume In treno al/roverso l'Italia (Peliti 1992) molte tematiche. È l'altra via dell'impegno volontario, rinunciare ali' equidistanza dai partiti e dal palazzo ed entrarvi autonomamente correndo i molti rischi che ciò comporta. Se si guarda alla pur breve storia dei verdi italiani si vedrà facilmente che molti dei rischi preventivabili non sono stati affatto evitati. Tutto ciò ché di peggio ci si poteva attendere lo abbiamo avuto: improbabili riciclaggi, neoprofessionismo di neo (o paJeo) politicanti, massima ingenuità da un lato e massimo cinismo dall'altro, scissioni strumentali, fusioni opportunistiche, involgarimento e banalizzazione di questioni complesse e capitali, eccetera eccetera, non occorre insistere. Alla vigilia di queste nuove elezioni politiche la discussione sul-· l'opportunità di proseguire l'esperienza politico-istituzionale dei verdi si è venata, nelle riflessioni più consapevoli, di interrogativi circa la reale possibilità di agire limpidamente ed efficacemente sul piano politico in un paese come quello che l'Italia è diventata. Sulla riva o nel gorgo È possibile sfuggire ai veleni della politica, sia standone distanti sia, e di più, sfidandola sul suo proprio terreno? Nessuna risposta finora venuta dalla realtà ~ non dalla teoria - garantisce niente. Chi ne è stato fuori ha spesso finito per lavorate per il famoso Re di Prussia o per seminare illusioni sulla n~utralità e pulizia della "società civile" e sull'utÌlità di una delega alle istituzioni. Chi in / politica è invece entrato a volte ha visto snaturarsi le ragioni che lo avevano motivato, i contenuti stessi del proprio impegno e ha rischiato l'omologazione tra i politicanti contestando i quali era partito.L'incontro tra l'impegno volontario, di base, e la politica ha spesso finito per somigliare a quello, narrato da una vecchia storiella, tra una raganella e uno scorpione sul bordo di un fiume: 'IL CONTESTO "Mi dai un passaggio sulla schiena fino all'altra sponda?" chiede lo scorpione."Fossi matta"rispondela raganella,"Tu mi pungerestiuccidendomi!""Non sono micamattonemmenoio" dice a sua voltalo scorpione, "Se ti uccidomuoioanch'io annegato".La raganellainfinesi convincee si carica lo scorpione sulla schienaincominciandoa nuoto la traversatadel fiume. Giunti però nel mezzo lo scorpione d'istinto punge l'ingenua e generosa bestiola. "Pazzo, perché l'hai fatto? grida q11esta",Moriremo entrambi""Lo so, ma è nellamia natura.Non posso farci niente" dice lo scorpionementre sprofondainsiemealla raganellamorente. · ,;;I Così la politica, spesso, con l'impegno spontaneo. Lo avvelena, uccidendolo, ma avvelena e uccide così anche un possibile passaggio di sponda, uno spazio e un orizzonte nuovi. D'altro canto cosa poteva guadagnare la raganella dall'incontro con lo scorpione? Forse niente, oppure una compagnia, o la dimostrazione che, in caso di bisogno, si può vincere istinti e vecchie avversioni e unire efficacia e lealtà ..Ma l'attributo della raganella è, qui, l'ingenuità generosa, come quello dello scorpione è l'istinto a colpire e uccidere. Nella realtà, fuor di storiella, le cose sono più mescolate, più complicate.C'è ancora della raganella in qualche ambito e soggetto . politico; c'è, più spesso, dello scorpione, nel vasto arcipelago del volontariato e dell'ambientalismo, anche quello meno coinvolto dalla politica. L'importante è saper riconoscerne la presenza, contrastando le ingenuità facilone e i "crimini e misfatti" di cui gronda la politica (ma, non meno, la società civile). Si eviteranno così delusioni ed equivoci, dentro e fuori di Palazzi e Municipi. In ogni caso, dentro o fuori, è solo dall'agire concreto, verificabile e controllabile, dalla prova dei fatti cioè, e non restando sulla riva, che qualche risposta nuova potrà venire. O invece no, sprofondando allora raganelle, scorpioni e tutto nel gorgo disgustoso. •

IL CONTESTO Cristo,· chiesa, preti Incontro con Eugen Drewermann a cura di WernerHarenberg e Manfred Muller Eugen Drewermann, nato nel l 940, prete e psicoterapeuta, è il più noto e discusso teologo cattolico di lingua tedesca. Vive a Paderborn (senza tel!!fono, senza auto, senza frigorifero) ma passa alcuni mesi dell'anno a tenere conferenze, prediche e corsi in giro per il mondo. Ha studiato filosofia a Munster, teologia a Paderborn e psicanalisi a Tiefenbrunn (Gottinga). Ha tradotto e commentato il Vangelo di San Marco e pubblicato più di trenta libri, tra i quali saggi su La psicanalisi e la teologiamorale, su Psicologiadelprofondoedesegesi, e commenti a fiabe e testi letterari.È molto letto anche dai non-credenti. Il vescovo di Paderborn Degenhardt, con il quale è in corrispondenza da cinque anni, gli ha interdetto poche settimane fa l'insegnamento della religione in un istituto superiore privato. I problemi di Drewermann con_le autorità erano cominciati otto anni fa, a eausa delle sue èritiche alla politica .internazionale della chiesa, cui eia conseguito l'allontamento dall'insegnamento in seminario. La sua opera è nota in Italia attraverso poche pubblicazioni: la raccoltà di conversazioni e interviste Parolache salva, parola che guarisce (Queriniana 1990), la raccolta di saggi sul suo pensiero curata da Peter Eicher, Lacontroversiasui chierici (Queriniana 1991) e il libro di Cesare Marcheselli-Casale Il caso Drewermann (Piemme 1991). L'intervista che pubblichiamo, opera di due redattori dello "Spiegel", è apparsa sul settimanale tedesco nel n.52 del 23 dicembre scorso. (Copyright "Der Spiegel"). Signor Drewermann, dov'è nato Gesù: a Betlemme o a Nazareth? La vigilia di Natale in tutte le chiese si parla di Betlemme, molti teologi pensano invece che sia nato a Nazareth. Quasi certamente Gesù non è nato a Betlemme. Nazareth sarebbe diveiftata la sua patria, ma che vi sia anche nato è tutto da dimostrare. Io penso che Gesù non sia nato né in un posto né nell'altro. Perché non a Betlemme? Questo luogo è citato solo in due passi del Nuovo Testamento. Gli evangelisti Luca e Matteo hanno spostato la nascita a Betlemme per riferire a Gesù un annuncio dato dal profeta Michea nell'antico Testamento: "Bètlemme-Efrata, tu sei una delle più piccole città della regione di Giuda. Ma da te uscirà colui che deve guidare il mio popolo Israele". E perché secondo. lei Gesù non sarebbe nato nemmeno a Nazareth? Anche per Nazareth come luogo di origine esistono motivazioni di natura teologica, non credibili né documentabili storicamente. Gesù fu veramente generato da una Vergine? Il vescovo di Paderborn, Degenhardt, le rimprovera di rispondere 'negativamente a questa domanda. Ed è uno dei motivi per il quale le ha interdetto l'insegnamento, minacciandola di sospensione dall 'ufficio sacerdotale. Per la chiesa e la teologia cattolica questo fatto costituirebbe uno scandalo enorme: lei sarebbe il primo teologo cattolico della Repubblica federale tedesca revocato per "eresia" non solo dalla cattedra, ma anche dal pulpito e dall'altare. L'immacolata concezione non va considerata sulla base degli scritti del Nuovo Testamento come un fatto storico, non deve essere interpretata come un fenomeno biologico. Gesù ha quindi avuto un padre terreno? Sì. Gesù è stato generato e messo al mondo come tutti gli altri 6 esseri umani. Straordinaria non è stata la sua nascita, ma la sua vita. E per illustrarla, i primi cristiani hanno usato le immagini dell'immacolata concezione, risalenti ad antiche raffigurazioni dei re dell'antico oriente. I racconti della nascita di Gesù scritti da Matteo e Luca sono più delle leggende vicine al mito che delle esposizioni storiche. Lei è l'unico tra i teologi cattolici a credere che l'Immacolata Concezione non sia un fatto storico, ginecologico? Tutt'altro. Sono il vescovo di Paderborn e le persone che. da Roma lo sostengono contro di me a essere quasi soli a pensarla fn quel modo. Quello che io dico e scrivo, lo dice e lo scrive la maggior parte dei teologi che si occupano di questo problema. Solo che non _lo fanno davanti a un pubblico così vasto, e hanno sempre cura di aggiungere dei corollari restrittivi, per proteggersi dalla condanna dei loro superiori. I vescovi di oggi, riguardo a questo argomento, sono rimasti indietro rispetto alla teologia come i vescovi ali' epoca di Galileo rispetto alla scienza? Senza Elubbio,e il discorso non vale solo per questo argomento. Essi vogliono imporre ai cristiani cattolici una fede superata da almeno centocinquanta anni. Si comportano come se in questi anni non ci fosse stato alcun progresso nell'approccio storico-critico ai testi biblici. Ci permetta di analizzare quanto sono storici oppure -astorici gli altri racconti biblici su Gesù. Gli evangelisti, che non conobbero Gesù e scrissero i propri libri tra i quaranta e i sessant'anni dopo la sua morte, narrano di molti miracoli: ha scacciato i demoni, guarito i lebbrosi, i ciechi e gli storpi, ha moltiplicato due volte i pani, laprima volta sfamando cinquemila persone con cinque pani e due pesci, ha trasformato l'acqua in vino, ha camminato sull 'acqua e riportato in vita i morti. Quanto di tutto questo è successo realmente? Molti racconti di miracoli del Nuovo Testamento ci fanno già dubitare in partenza della loro storica autenticità. I dubbi nascono dal fatto che i racconti per lo più usano uno schema codificato e comune anche ad altre religioni che drammatizza la vulnerabilità degli uomini, per poi far apparire ancora più grandiosi i prodigi. Miracoli del genere di quelli compiuti da Gesù sono attribuiti anche alle principali figure di altre religioni. Molto tempo prima di Gesù, Dioniso - il dio greco del vino e dell'estasi - ha trasformato l'acqua in vino; molto prima di Gesù Buddha ha camminato sulle acque. Molto prima di Gesù, Esculapio - il dio greco della medicina - ha guarito malattie di ogni genere. E inoltre ci sono i parallelismi ebraici. La duplice moltiplicazione dei pani di Gesù nel Nuovo Testamento la troviamo solo perché nell'Antico Testamento una cosa del genere la si narra di Mosé. I vescovi cattolici, però, risolvono facilmente il problema: dicono che i racconti dei,miracoli nelle.altre religioni sono leggende, mentre quelli di Gesù sono fatti storici. Così facendo, essi non solo ignorano i risultati della ricerca storico-critica, ma quel che è peggio impediscono un corretto . approccio alla comprensione dei testi. Si tratta di immagini che

devono indicare simbolicamente quale forza aveva Gesù nell'attirare a sé gli uomini. Se sono solo delle immagini, e non dei racconti storici, allora Gesù non ha compiuto alcun miracolo? .Sono convinto che la persona di Gesù deve aver esercitato un grande fascino sugli uomini, cosicché egli veniva soggettivamente vissuto come un liberatore, qualcuno che infonde coraggio, elimina le paure e anche ridà la salute. Sotto l'influsso della suggestione è possibile il verificarsi di guarigioni spontanee, perché delle sofferenze psichiche possono produrre mali fisici. Su questo punto i medici oggi sono tutti d'accordo. Duemila anni fa non si era a conoscenza di correlazioni di questo genere e simili guarigioni venivano considerate un miracolo. Erano allora, e sono oggi, possibili guarigioni di questo genere anche per altre persone? Senza dubbio. Ci furono casi analoghi neil'antichità e ce ne sono ancora oggi in alcune culture tribali, per esempio tra gli sciamani, e nella psicoterapia. Ai primordi della psicoanalisi in Sigmund Freud, c'è la guarigione di uri paralitico che solo in stato ipnotico riusciva a muovere gli arti, e non in stato cosciente. Tutti gli altri miracoli che, a quanto dice la Bibbia, Gesù ha compiuto, sono delle leggende, in essi non c'è niente di vero? Questo non lo si può dire.,Una cosa anche se non è storica, può ciò nonostante essere vera. E un principio che io ritengo molto importante. Ne parleremo più avanti. Per rispÒnderè alla sua domanda: tutti i racconti dei miracoli di Gesù, e lo si vede dalle descrizioni delle guarigioni, sono di natura simbolica, benché scritti dagli evangelisti in modo da poter essere intesi come delle esposizioni storiche. In tutti e quattro i Vangeli si dice che Gesù, prima di morire, sapeva che il terza giorno sarebbe risuscitato. A questo proposito Fotodi GHDorchinger. IL CONTESTO il teologo evangelico Rudolf Bultmann, il più grande degli esegeti storico-critici, ha detto: "Per chi sa di risorgere dopo tre giorni, la morte evidentemente non ha molto significato". Bultmann ha ragione, solo che Gesù non credeva alla risurrezione in modo diverso da quello in cui ci crediamo nericristiani. Gesù non sapeva più di quello che noi sappiamo. Il sepolcro di Gesùfu trovato vuoto? Il corpo di Gesù è risorto il terzo giorl'!odopo la morte? Questo è quanto celebra la Pasqua. Quando dico che le narrazioni riguardanti la Pasqua sono leggende, qualcuno potrebbe dire, allora neanche questo è vero. Sarebbe troppo semplicistico, anche le leggende hanno il loro valore. Però non si può prescindere dalle conoscenze dell'esegesi, ossia dello studio neotestamentario: i racconti della Pasqua non hanno voluto far nascere la fede nella risurrezione, ma solo render là manifesta. Dovevano annunciare in modo metaforico che la storia di Gesù dopo la morte in croce non è finita. \ Quindi una devota poesia invece di una storica verità? Una poesia invece di una esposizione storica, non della verità. Quale verità si nasconde allora in queste leggende sulla risurrezione? Bultmann in una intervista allo "Spiegel" ha detto che credere alla risurrezione significa "accogliere l'annuncio del vangelo e rispondere con fede". Anche lei direbbe altrettanto? Secondo me credere alla risurrezione significa avere fede in Dio, che il suo amore dura oltre la morte. Ma frasi del genere non dicono niente. La Bibbià vive di immagini e solo chi comprende il linguaggio di queste immagini può conservare la fede. Anche il sepolcro vuoto è un'immagine per una ve1ità della fede. Solo un'immagine, non una verità; quindi lei dà ragione a Bultmann che "un cadavere non può tornare in vita e risorgere dalla tomba ". È così, questo vale per la tomba di Gesù e anche per tutte le altre tombe, a Verdun e in Vietnam, a Paderborn come ad Amburgo. La risurrezione laggiù è altrettanto poco tangibile come a Gerusalemme tre giorni dopo la Pasqua. A proposito dell'Ascensione, non le chiederemo se il suo vescovo ne hafatto un'arma contro di lei, per dimostrare lafuorvianza della suafede. Però, senza tanto dare nell'occhio, anclJ,ei parroci di paese più antiquati e conservatori hanno cancellato l 'Asèensione dalla lista dei fatti storici. Temevano il ridicolo, spedendo Gesù nella stessa direzione in cui vengono sparati i missili. . Il vescovo da cui dipendo continua, invece, a sostenere che l'Ascensione deve essere stata possibile e che è avvenuta quaranta giorni dopo la Pasqua. Se a quei tempi ci fosse stata la televisione, secondo il vescovo Degenhardt rie avremmo allora potuto avere una cronaca? In ogni caso il vescovo mi ha scritto che egli concepisce l'Ascensione come un fatto databile, nel tempo e nello spazio. A mio parere si tratta di una errata interpretazione dei testi biblici. . ·Quaranta giorni sono un riferimento biblico che troviam? ~i frequente (per esempio: per quaranta giorni e quaranta notti p10~v_e durante il diluvio universale, Mosé rimase sul monte Sma1, 11 profeta Elia camminò verso il monte Oreb, Gesù digiunò ~e! deserto). L'Ascensione la si può intendere solo come un_elev~s1al di sopra delle umane paure, della caducità e della ~struz10ne. Questo è il significato del!' immagine. Chi vuole vederci dell'altro, non insegna la fede, ma la supersti~ione. In modo analogo al vescovo Degenhardt,.si è espresso anche Gerhard Bergmann, un predicatore protestante del "Movi'!'ent~ confessionale 'Nessun altro Vangelo"'. Ha detto: L'Ascensione e

IL CONTESTO stata un atto percepibile dai sensi. Ma se a Gesù per sparire siano occorsi tre metri oppure si sia subito dileguato, non èdeterminante. Ognuno dovrebbe avere il diritto di credere nel modo a lui più utile per vivere la propria vita, per vincere le proprie paure. Io non la considero un'eresia. Questo voglio dire al di là delle mie riserve sui fondamentalisti come Bergmann. Per alcuni misurare l'Ascensione a metri è indice di superstizione, per altri mettere in discussione l'avvenimento è da miscredenti. Nella chiesa c'è spazio per entrambe le posizioni? Io non ho nulla in contrario. Mi oppongo solo al fatto che i vescovi fondamentalisti come Degenhardt non esercitino la tolleranza, bensì vogliano imporre la superstizione. A suo giudizio, riassumendo quanto detto finora, nella vita e dopo la morte di Gesù non è accaduto nulla di contrario alle leggi della natura? Il fatto che Dio possa aver infranto le leggi della natura riguardo al tempo e alla persona di Gesù e aver operato dei miracoli, lo considero un principio falso e pericoloso. Non solo non aiuta a consolidare la fede cristiana, ma porta all'ateismo. Perché che Dio sarebbe questo che fa sfoggio della sua onnipotenza nei confronti del proprio figlio, per poi rimanere inerte di fronte al mare delle umane sofferenze? Sarebbe un Dio senza umanità. li senso dei miracoli narrati non è aspettare che Dio ne compia di nuovi, bensì lasciare che queste immagini ci guidino nel nostro agire, ossia a dare senza contare-il senso della moltiplicazione dei pani - o a superare la nostra paura - il senso del camminare sulle acque. Secondo la dottrina cattolica Gesù ha istituito tutti e sette i sacramenti della chiesa: battesimo, comunione o eucarestia, cresima, ordinazione sacerdotale, estrema unzione, confessione e matrimonio. Gesù non ne ha di certo istituito neanche uno, come oggi sanno quasi tutti i teologi. Quasi tutti davvero? Cipossono essere ancora dei teologi fondamentalisti che cercano qui degli appigli, dove non ce ne sono. Ma si tratta di casi sporadici. Perché lo sanno solo i teologi, e non anche i credenti? Questo è il punto. I fedeli nella nostra chiesa sono stati a lungo tenuti ali' oscuro delle conoscenze dei teologi, e in gran parte lo sono tuttora. I teologi da parte loro non hanno il coraggio di parlare pubblicamente di tutti questi interrogativi. La sua chiesa però si richiama al fatto che secondo la Bibbia Gesù avrebbe esortato a celebrare l'eucarestia in memoria di lui, etinunodei passi più celebri del Nuovo Testamento troviamo anche il suo invito a battezzare: "Andate, fate diventare miei discepoli tutti gli uomini del mondo; battezzateli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo". Quello che Gesù deve aver detto sul battesimo e sull'eucarestia è stato trascritto molto tempo dopo la sua morte. Tanto per cominciare non può aver ordinato di andare in tutto il mondo a battezzare, perché credeva che la fine del mondo fosse vicina e limitava il suo campo d'azione a Israele. L'ultima cena, l'eucarestia ... ... anche per questo non si può risalire a Gesù. Era un ebreo, ed è assolutamente inammissibile che Gesù ebreo nell'ultima cena abbia dato ai suoi discepoli il pane dicendo: "Questo è il mio corpo, offerto in sacrificio per voi". E che abbia dato ai suoi discepoli il calice con le parole: "Questo è il mio sangue". 8 Queste parole le si ritrova quasi identiche nei primi tre Vangeli e in S.Paolo. E così viene annunciato oggi ai cristiani cattolici a ogni messa durante il cosiddetto rito della consacrazione. Perché è inammissibile che Gesù le abbia pronunciate? Perché questa idea di mangiare il corpo di un uomo e di berne il suo sangue, per un ebreo, e non solo per lui, è qualcosa di orribile. A Gesù non sarebbe mai venuto in mente di trasformare il banchetto della festività ebraica della Pasqua, che ricorda agli ebrei la fuga dei loro antenati dall'Egitto, in una cena in cui i fedeli ricevono attraverso un sacramento il corpo di un Dio che si è offerto in sacrificio. Secondo l 'inte1pretazione ufficiale della chiesa cattolica, però, Gesù si è allontanato dalla religione ebraica e avrebbe fatto dei passi avanti. Di certo non.in questa direzione. Quello che Gesù voleva - da quel poco che storicamente sappiamo su di lui - era ridare vita, rinnovare la religione del suo popolo, con annunci profetici e senza tante proroghe. Il gesto rivoluzionario fu che invitò pubblicani e pubblici peccatori alla comunione con Dio. A questo proposito è assurdo che la chiesa cattolica rifiuti il sacramento dell'eucarestia, ossia la comunione durante la messa, a tutti i non cattolici e perfino a molti cattolici, per esempio ai divorziati. Gesù non ha escluso nessuno dalla sua comunione, la chiesa cattolica esclude chiunque non creda o non faccia quello che essa prescrive. Lei, come sacerdote, si comporta diversamente da come la sua chiesa prescrive? Io non escludo nessuno. Da me anche i protestanti e i divorziati possono ricevere la comunione, ossia hanno accesso al sacramento. Per lei non è un problema amministrare dei sacramenti che Gesù non ha istituito o addirittura nemmeno voluto? Io sono dell'idea che i sacramenti siano stati istituiti a partire dai bisogni connaturati con l'uomo. La loro legittimità deve essere sancita dagli uomini, non può essere fatta risalire storicamente al messaggio di Gesù. Signor Drewermann, nei suoi libri lei paragona spesso il cristianesimo a altre religioni. Perché è così importante per lei? Facendo vedere, per esempio, che già nell'antico Egitto oppure nella religione azteca esistevano le credenze nella immacolata concezione, nell'ascensione; nel figlio di Dio, dimostro che gli uonùni Usavano queste rappresentazioni indipendentemente dalle loro rispettive fedi particolari. Credo, anzi, che il mondo delle immagini che si è sviluppato nell'antico Egitto possa aiutare noi cristiani a capire meglio, oggi, che cosa significa dire che Gesù è il figlio di Dio. Perché nella tradizione cristiana ci siamo troppo abituati a parlare per coQ,cetti concisi, che non servono però più alla meditazione, a una conoscenza viva della fede. E c'è un altro motivo: il mondo cresce tutto insieme, le religioni nate nelle diverse culture possono e devono imparare l'una dall'altra, e completarsi a vicenda. Così il singolo può decidersi più facilmente che in passato per l'una o per l'altra. Può darsi che si trovi meglio con se stesso come buddista rispetto a quando abbracciava la religione cristiana. Le religioni, infatti, sono come delle medicine per particolari malattie, e non tutte le medicine vanno bene per le varie malattie. Il cristianesimo non è - come insegnano i vescovi- superiore per definizione alle altre religioni, bensì sullo stesso piano? Non ha molta importanza rispondere affermativamente o negativamente a questa domanda. Ci sono tanti interrogativi importanti per i quali il cristianesimo non ha alcuna risposta. Nei confronti del potere, nonostante Gesù si sia fatto inchiodare senza resistere sulla

Uno scena del Vangelo secondo Matteo di Pasolini, con Enrique lrozoqui. croce, ha avuto fino ad oggi un atteggiamento molto ambivalente. Alle domande sulla guerra e sulla pace la chiesa cattolica risponde sconcertata invece di essere illuminante. In questo preferisco i buddisti: hanno fatto meno guerre, non hanno celebrato il potere, inoltre vivono secondo regole abbastanza democratiche. Dobbiamo imparare da loro. Bultmann e altri teologi, che hanno dimostrato come la maggior parte degli scritti su Gesù siano storicamente infondati, vogliono addirittura "smitizzare" la Bibbia, distruggere il mito. Su questo punto lei la pensa diversamente, vuole invece conservare il mito. Perché? In base non ai passi marginali del Nuovo Testamento, bensì proprio a quelli più significativi, dobbiamo constatare che si tratta di leggende, simboli, miti. Questo discorso vale soprattutto per la narrazione della nascita, morte, risurrezione e ascensione di Gesù. Ma non possiamo accantonare tutto quanto dicendo che è un accessorio ormai fuori moda, come gli smitizzatori tentano di fare. I confronti con altre religioni dimostrano che certe attese, modi di comportamento, riti1 sono uguali: da questo la mia conclusione che evidentemente esiste nell'inconscio dell'uomo un linguaggio comune, universale. lo la chiamo la lingua delle immagini. Questa lingua non può quindi essere soppressa, non si può "smitizzare" la Bibbia. Per comprendere il messaggio di Gesù è necessario poter pensare per immagini. Chi non capisce più le immagini della religione, non capisce più la religione stessa. E per finire, gli uomini che non capiscono più i miti, non sanno più vivere con i propri sogni, le proprie speranze. Come possono delle narrazioni essere false da un punto di vista storico, ma ciò nonostante essere vere? IL CONTESTO Voglio dare una risposta che non c'entra con la teologia. A Picasso una volta venne chiesto come mai disegnasse uomini così strani, tanto diversi dalla realtà. La sua risposta fu: Nessuno confonderebbe mail' arte con la realtà.L'arte è menzogna. Ma è una forma di menzogna che ci insegna a capire la realtà. Questo significa che la religione ... ... schiude all'uomo con l'aiuto deJle .sue immagini un mondo, cui non si può accedere con il solo uso delle parole. Il suo vescòvo le rimprovera di auspicare un genere di sacerdo- . zio totalmente diverso da quello della chiesa di oggi. Per lui questo rappresenta, insieme all'immacolata concezione e all'aborto, il punto più importante della vostra disputa. Il nocciolo della questione ci sembra essere se i sacerdoti debbano considerare il loro lavoro come un sacrificio, se debbano offrire la loro vita alla chiesa come Gesù ha offerto in sacrificio la sua sulla croce. Questo è quanto viene solennemente richiesto e promesso. In realtà si tratta di questo. Il vescovo e io cominciamo già con il non essere d'accordo su un fatto: che questa teologia del sacrificio possa essere ricondotta a Gesù. Bultmann ha dichiarato una mitologia primitiva credere a '·un Diofatto uomo che espia con il suo sangue i peccati dell'umanità". Questa teologia sacrificale e espiatoria era totalmente estranea a Gesù. Le storie dei pubblicani, dei farisei e dei peccatori dimostrano che per Gesù la remissione dei peccati non dipendeva da una sorta di pagamento anticipato o addirittura da un sacrificio. E questo principio - della remissione senza alcuna garanzia - egli l'ha incarnato e annunciato. Tutto ciò non è conciliabile con la dottrina secondo cui i sacrifici .sarebbero indispensabili per il perdono divino. Simili implicazioni 9

IL CONTESTO masochistiche sono alla base del sacrificio sulla croce e del sacerdozio sacrificale nella chiesa cattolica, ma sono visibilmente in contrasto con il proposito di Gesù. Quale significato attribuiva Gesù alla propria morte, se non quello di un sacrificio? Alla propria morte egli non attribuiva alcun significato. Non voleva morire. Quando la tensione si acuì, si sarà detto: lasciate che facciano ciò che vogliono, dimostreranno solo che essi non possono nulla dopo la morte. La paura la si può vincere grazie alla fede in Dio, accada quel che deve accadere. Così e solo così, con la fede, la sua morte ha avuto un senso. La chiesa cattplicafa risalire il celibato dei suoi sacerdoti al passo in cui Gesù dice che ci sono persone che non si sposano per servire meglio il regno dei cieli. (Mt 19,12: "Vi sono diversi motivi per cui certe persone non si sposano: per alcuni vi è un 'impossibilità fisica, fin dalla nascita; altri sono incapaci di sposarsi perché gli uomini li hanno fatti diventàre così; altri poi non si sposano per servire meglio il regno di Dio. Chi può capire, cerchi di capire'') È un passo difficile da chiarire, ma non c'entra con l'istituz_ione del celibato. Gesù non ha ordinato alcu_nsacerdote, tanto meno un sacerdote celibe. Ma... ? Quello che Gesù chiedeva era di lasciare tutto e di seguirlo. Di certo non ha mai detto che i suoi discepoli avrebbero dovuto costituire una casta, un ordine. Gesù e i suoi discepoli, erano una comunità senza dominatori, basata sulla fiducia. Quanto in poco conto Gesù tenesse i sacerdoti, lo si legge in vari passi del Nuovo Testamento. È possibile spiegare la durezza con cui la sua chiesa la sta avversando, con i/fatto che lei combatte con maggiore risonanza di altri il celibato? Sarebbe un giudizio troppo parziale. Ma chi lotta èontro il celibato, lotta co'ntro il potere della chiesa, e questa è in pratica l'unica cosa che non si può fare senza essere puniti. Puoi andare in giro a raccontare ogni genere di insensatezza · teologica. Puoi come sacerdote convivere con una donna; fintanto che non dai "scandalo". Puoi svoìgere il tuo servizio sacerdotale nel modo più pedante, più meccanico, basta volerlo. Puoi allontanare la gente dalla chiesa, invece di avvicinarla. Puoi fare tutto questo e anche di più. Ma non ti permettere di attentare.al potere della chiesa. Ti prendono subito per il collare. Aquesto proposito, inoltre, la discussione sul celibato pare essere condotta sotto la falsa insegna della lotta tra i due sessi. In verità sitratta della repressione dell'individuo. A chi viene proibito di amare, non resta che vivere per svolgere il proprio servizio. Il suo libro, Chierici, è lapiù tagliente, ampia e informata critica alla chiesa cattolica degli ultimi decenni. Trova che la sua chiesa si trovi in uno stqto desolato come ali' epoca di Lutero? In un certo senso il suo stato è anche peggiore, e così come è oggi, non è come l'ha voluta Gesù. Per 450 anni ha cercato di confutare Lutero e la Riforma, e nel frattempo è diventata sempre più di parte, sempre più angusta, sempre più rigida. A partire dal Concilio di Trento a metà del XVI secolo si è arroccata nella convinzione che i suoi vescovi potevano garantire verità oggettive e tramandarle d'ufficio nei secoli. È il fatto di mettere in dubbio queste cose che ha fatto insorgere il vescovo contro di me. Perché si tratta di una questione di fede? No, perché si tratta di una questione di potere. In origine quello che io volevo era soltanto contribuire a far capire che ogni uomo può 10 trovare liberamente in sé una armonia tra la sua fede, i suoi pensieri e le sue sensazioni. Certo esistono delle crepe, dei dissidi. Ma la conseguenza è che un uomo che è in pace con se stesso non ha più bisognò di alcuna guida esterna attraverso una autorità ecclesiale. Diventa superflua, fastidiosa e dannosa. lei nega ai vescovi il potere di vegliare sullafede e di distinguere gli uomini in veri e falsi credenti? · È così. I vescovi sono fermamanete convinti che il loro ufficio e solo il loro ufficio sia adatto a formulare e assicurare la verità della fede. Io la considero una arroganza nei confronti di Dio. La verità religiosa è nèll'uomo e fa intimamente parte di lui. Non deriva da dottrine tramandate.e esterne. · Questa è una interpretazione cattolica? Se dipende dai vescovi decidere ciò che è cattolico, allora probabilmente non lo è. Se cattolico ~ ciò che rafforza la fede e conduce a DìO, allora lo è. · Che cosa cambierebbe nella chiesa, se potesse riformarla? Quasi·tutto. limitiamoci ai sacerdoti. Non- si dovrebbero più attenere al celibato, e non ci. sarebbe più un terzo dei preti che convive di nascosto con unadonna, come lei suppone ne/suo libro Chierici, bensì quasi tutti sarebbero sposati. Non solo per questo i sacerdoti vivrebbero.diversamente da come hanno vissuto finora. Non intraprenderebbero più questa attività perché temono la vita, ma perché hanno il coraggio di vivere. Sarebbero preti non per sacrificare la propria vita, ma per portarla a ragione verso la felicità. Non si tinchiuderebbero nella loro comunità, ma cercherebbero il contatto soprattutto con quelli ch'e dalla chiesa sono lontani. Non s~ piegherebbero ai loro vescovi, ma coscienti del proprio valore lavorerebbero insieme con loro. In una chiesa rinnovata le donne sarebbero ammesse al servizio sacerdotale?, · Fintanto che il sacerdozio cattolico si basa sulla teologia del sacrificio, le donne non possono diventare sacerdotesse. Sin dal- !' epoca della pietra l'uccisione di animali, l' offert;i di sacrifici, sono riservate agli uomini. Solo quando il sacerdozio fosse veramente fondato su altre basi, come per esempio il servizio alla comunità, si potrebbe aprire anche alle donne l'accesso al servizio sacerdotale. In quel caso sarebbero addirittura meglio dei sacerdoti, perché non si tratterebbe più di repressione degli istinti e di sacrifici, né di potere e dominio. Le sacerdotesse aiuterebbero la chiesa cattolica a trovare il giusto atteggiamento nei confronti delle donne, ed è da quasi duemila anni che non ci riesce. Riguardo all'aborto è al paragrafo 218 lei ha assunto una posizione che il suo vescovo non considera cattolica, Che cosa rimprovera alla chiesa? La chiesa ha troppo poca comprensione per le donne che sono rimaste incinte, che non hanno alcuna via d'uscita. Qui, in questa stanza, sono venute donne alle quali non ho potuto dare alcun consiglio per poter evitare un aborto, tanto la loro situazione era . senza via di scampo. Donne simili non sono delle assassine, invece è così che vengono indicate e considerate _daivescovi tutte lè donne che abortiscono. La chiesa non ha il diritto né ~ldovere di decidere che cosa è un crimine, chi è un criminale. Compito della chiesa è aiutare proprio quelle persone che credono di dover compiere delle azioni che non vorrebbero assolutamente, e che soffrono per questo. Questo vale per molte donne, che restano sole con il cruciale interrogativo: devo, posso, sono costretta ad abortire? Nessuno, e tanto meno la chiesa, ha il diritto di giudicare

colpevole la donna che abortisce a prescindere dai conflitti, dalle paure, in cui essa vive. Può spiegarci perché quanto ci ha appena detto non è considerato cattolico? Questo lo deve chiedere al vescovo Degenhardt. Io ritengo che molte delle cose che i vescovi dicono sull'aborto non siano né cristiane né umane. Parlano da cinici. Il vescovo di Magonza, Lehmann, per esempio, presidente della Conferenza episcopale tedesca, µon si è vergognato a una conferenza stampa a dire che delle donne preferiscono andare a Maiorca, invece di mettere al mondo un figlio. . Conosco donne che si sentirebbero molto più colpevoli sé mettessero al mondo un figlio, piuttosto che se abortissero. Per essere drastici: un bambino può vivere solo se la sua mamma può vivere accanto lui. Insomma bisogna vedere il problema innanzi tutto dal punto di vista della donna e non in astratto da quello dei bambini non nati, degli embrioni. Signor Drewermann, non c'è neanche il più piccolo segnale· che la chiesa cattolica voglia riformarsi. Questo non la scoraggia? Ci sono per me molti motivi per andare avanti, invece di rasse- • Lettera del teologo Eugen Drewermann al proprio vescovo Johannes Degenhardt Il teologo risponde a una missiva di Degenhardt, del 18 gennaio. Il Vescovo, nella sua lettera, aveva esposto la procedura penale ecclesiastica che - indipendentemente dalla sospensione dall'insegnamento edall 'autoriu.azioneapredicare-ha avviatonei confronti di Drewermann e chefinirà con ogni probabilità con la sospensione a divinis, forse con la scomunica, nel caso in cui Drewermann non · faccia marcia indietro. Nella sua risposta Drewermann dice quello .• che pensa della proced_uradi Degenharat. Ne pubblichiamo un estratto apparso su "Spiegel" n. 52 del dicembre 1991. Egregio signor Vescovo, . , ogni volta che rileggo la Sua lettera del 18.1, mi chiedo che cosa abbia realmente a che fare con me. A partire dall'inizio del 1992 è evidente che Lei non ha basato il Suo agire altro che sul rifiuto di un qualsiasi dialogo teologico - anche la Sua lettera del resto si prende cura solo di giustificare le sue sanzioni amministrative. Una cosa però vorrei chiederLe: se Lei, da illustre esegeta qual è, crede veramente che Gesù abbia voluto fondare una "chiesa" in cui gli uomini di fede o alla ricerca della fede reputano di dover "procedere" gli uni contro gli altri con "decreti disciplinari straordinari" oppure "con i mezzi del diritto penale ecclesiastico". Nei Suoi con.fronti non provo né astio né rancore, sebbene i Suoi "scritti" possano, a dir poco, mandarmi in bestia. Ma io dico a me stesso: questo Degenhardt ha un tipo di fede:che so essere comune a molti uomini, che di certo aiuta molte persone, e che per me sarebbe molto difficile raggiungere, o forse non ci riuscirei del tutto - W. James a proposito di questo atteggiamento verso-la fede parla di una religiosità del_pensiero forte. lo stesso non possiedo questo tipo di forza, non l'ho mai posseduta e non la vorrei neanche; è una possibilità umana che io rispetto, così come con Lei come persona non avrei alcun problema se - già, se - Lei in quanto vescovo noq si vedesse costretto a farmi uscire ufficialmente, assieme a_tutto ciò che per me è sacro, dalla comunità degli uomini, cui per tutta la vita sono stato legato. ' Perché non era, e non è, possibile dire: il tipo di fede di Drewermann è com•~. evidentemente aiuta molte persone che noi, come chiesa, a quanto pare non raggiungiamo più? può aver bisogno di molte correzioni e completamenti ma potrebbe non essere del tutto sbagliato, perché quello che è utile all'uomo non può essere del tutto insensato davanti a Dio? IL CONTESTO gnarmi. Alcuni cambiamenti si possono verificare, a prescindere dal fatto che il papa e i vescovi lo vogliano. Il celibato, per esempio, può .durare ancora qualche anno, non di più, di questo sono assolutamente certo. E se la chiesa non cambiasse? Sono ciò nonstante deciso a restare pr_ete,finché è possibile. E perché, se Gesù non voleva nessun prete? Non voglio lasciare a se stesse tutte le persone che, come prete, servo e aiuto, e voglio svolgere il mio ufficio secondp quelle che erano le volontà di Gesù. Questo nella chiesa di oggi è difficile, quasi impossibile. Eppure vale la pena di tentare. La chiesa cattolica comunque mi pone davanti a una contraddizione insostenibile: io posso predicare, ma non insegnare. Vale a dire che sono cattolico sul pulpito, ma non in cattedra. Questa è da dodici anni la situazione del professore di teologia di Tubinga Hans Kiing, che non sembra soffrirne troppo. Ho fatto sapere al vescovo di Paderborn che io non sono disposto ad accettare un simile dissidio tra dottrina e vita. Signor Drewermann, la ringraziamo molto per l'intervista. Quello che Gesù voleva, non era qualcosa di esclusivo bensì di universale -1' umanità, in qualsiasi tempo e modo la si possa vedere e Sentire. Fu la sua assistenza ai fuori casta, che fece di lui stesso un paria. Vorrei inoltre osservare una cosa, che a me il Codice di diritto. canonico della èhiesa cattolica è più estraneo del Corano o dell'Upanishad: non mi dice niente, e mi sembra impossibile che qualcuno che abbia capito il Nuovo Testamento, non veda nei decreti di questo libro un totale dispregio della Bibbia: chi pensa secondo le categorie di un libro è del tutto incapace di capire quelle dell'altro. Per questo ~onocostretto a deluderLa se Lei "si aspetta" una mia , "difesa per iscritto delle imputazioni". Le sue misure sono già da tempo in vigore, e non dubito che verranno presto "integrate" da altre misure. · lo non dico, né ho detto in passato, che Lei con le sue misure e decreti infrange il diritto ecclesiastico vigente; al contrario dico che questo diritto ecclesiastico Le offre possibilità di arbitrio come a un monarca assoluto del XVI secolo, dal momento che questo diritto ecclesiastico non ha paitecipato all'evoluzione che c'è stata nella cultura del diritto ìn età moderna. Gli uomini nel XX secolo non accettano più un ordinamento giuridico in cui un vescovo muove un'accusa e subito pronuncia la sentenza e come istanza d'appello lascia solo le autorità da lui stesso preposte. Ho passato 35 anni a discutere di queste cose, del come e perché il cristianesimo può essere una religione vera, dato che in essa si possono riconoscere le stesse narrazioni tramandate in altre religioni, in parte più antiche; io credo che la persona di Gesù irradia tutte lepossibili immagini significativedell 'umanità facendo loro acquisire una verità mai conosciuta prima; ma -egregi ci signor vescovo- le assicuro che di passare gli ultimi 20 anni della mia vita discutendo se la verginità di Maria sia un fatto "veramente" storico, biologico, oppure no e così di altri dogmi o principi della chiesa-io non ho più alcuna intenzione. Proprio no. Mèntre le sto scrivençlo,mi accorgo che quest.asta quasi diventando una lettera di commiato. Ora, dopo che mi sarà impedito come prete l'accesso ai locali della chiesa cattolica, sarò costretto a offrire i miei servigi come predicatore in ambiti esterni alla chiesa cattolica - e Dio sa che non è, e non era, questo il mio desiderio. Nel caso in cui Lei veda ancora delle possibilità di ridiscutere sulla base di discorsi teologici assennati e di arrivare con ciò a una proficua intesa, La prego di volerlo comunicare e cogliere senza indugio queste possibilità. Distinti saluti. E. Drewermann 11

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