Le coalizioni di individui che competono per ottenere risorse non sempre, però, si distinguono per colore etnico: Le differenze salienti possono essere altre. Nel caso georgiano, l'alleanza proGamsakhurdia (Tavola rotonda-Georgia libera) si scontra con un cartello di oppositori (Il Movimento del Congresso): gli uni si cingono di simboli, bandiere e slogan diversi da quelli usati dagli altri 6 • Le coalizioni di interessi non vivono nel vuoto simbolico, ma hanno bisogno di bandiere, drappi, colori per riconoscersi, al pari dei gruppi etnici, particolarmente tenaci nella ex-URSS grazie alla politica delle nazionalità del precedente regime. Nulla impedisce però che si formino nuove aggregazioni, fondate su discrimini diversi (di clan, di partito o ... di classe). Le nazionalità sono state finora particolarmente attive poiché il criterio "etnico" di distribuzione di risorse era in pericolo. Entrato in crisi e poi venuto meno il garante (l'URSS), si sono scatenati i conflitti. Improvvisamente quel certo segno (debitamente registrato· sul passaporto) non assicurava più risorse cruciali, mentre l'Indipendenza avrebbe fatto Re i titolari di quella identità, cioè di quel passaporto. L'arbitrarietà delle appartenenze è ancora una volta illuminata dal caso sovietico: nell'URSS in disfacimento, non si mobilitavano i gruppi etnici in astratto, ma i gruppi così come erano stati definiti dalle autorità sovietiche. Per quanto arbitrarie fossero le definizioni dei censimenti e i confini amministrativi, questi determinavano in gran parte l'ampiezza della mobilitazione etnica. Pietrificare i confini tra un ,gruppo e l'altro, stabilire in maniera biologica l'identità di un indi vi duo ricorda - a un certo numero di persone moderatamente razionali - regimi odiosi e le loro leggi. Sembra però ancora lontano il momento in cui a ognuno sarà concesso di scegliere la propria ombra, o di farne del tutto a meno. Note 1) E. Gellner, Nazioni e nazionalismo, 1985, p. 9. 2) Qualcuno forse ricorderà il caso di Giinther Wallraff, il giornalista tedesco che si travestì da turco e visse per due anni nella comunità turca in Germania, senza che alcuno - turco o tedesco - lo riconoscesse. Wallraff ha raccontato la sua esperienza in un libro edito in italiano da Pironti. 3) Altri casi sono la Germania nazista e il Sud Africa dell'apartheid. 4) Fu Stalin a teo'rizzare il legame tra etnia e territorio in Marxismo e questione nazionale, 1913: "Una nazione è una comunità di persone storicamente costituita, stabile, formata sulla base di una lingua, un territorio, di una vita economica comuni, e di una mentalità che si manifesta in una cultura comune". 5) Vedi V. Zaslavsky, L'eredità della politica etnica sovietica "Il Mulino", 1991, pp. 262-272 e T. Shanin, Ethnicity in the Soviet Union: Analytical Perceptions and Politica[ Strategies in "Comparative Studies in Society and History", 1989, pp. 409-424. 6) Il cartello di forze anti-comuniste riunite nel Comitato per la Salvezza Nazionale della Georgia, si è già sfaldato in precedenza, . nell'estate 1989. Nel l'ottobre 1989, la morte di Merab Kostava, leader molto stimato e forza morale del cartello, pose fine, per un breve periodo, ai dissidi. Attualmente, le forze che appoggiarono Gamsakhurdia nelle elezioni del 26 maggio 1991 - elezioni cui si presentarono cinque candidati - si scontrano con il Movimento del Congresso; che comprende il Partito Nazionale Democratico, il Partito Nazionale Indipendente e il movimento Mkhedrioni, un gruppo paramilitare che conta, secondo cifre ottimiste, circa 7 .000 uomini. Influenti leader del primo governo Gamsakhurdia - come Sigua (ex primo ministro), Khoshtaria (ex ministro Esteri) e Kitovani (ex comandante della Guardia Nazionale)-sono passati nelle file dell'opposizione già nell'agosto '91. ILCONTESTO Fattori culturali • • e cooperazioneeconom1ea. IncontroconArtha Dasgupta a cura di Federico Varese I mutamenti nell'Est Europeo hanno allontanato dalle prime pagine dei giornali le notizie sui paesi più poveri del globo. Senzadubbio nell'ex Est Europeo si è avuto il più spettacolare terremoto politico di questo secolo, un terremoto che investe non solo gli assetti statuali e la vita di milionidi persone, ma anche lecategorie interpretative, il mododi pensare e analizzare alcuni fenomeni politici e sociali. Eppure la più generale rivisitazionedelle griglie concettuali usate per quei paesi chiama in causa anche i concetti utilizzati per la comprensione del "TerzoMondo". Questi ultimi-al pari dei principi che hannoguidato gli aiutioccidentali inAsia, Africa e America Latina - non hanno forse bisogno di essere rivisti? Abbiamo avuto qualche mese fa una conversazione su questi temi con Artha Dasgupta, economista indiano che ha studiato ed insegnato per diversi anni a Cambridge e che ora si è trasferito a Stanford.Dasgupta è un esperto di economia dello sviluppo e si è interessato di programmazione in condizioni di incertezza, di distribuzione dei beni e di decentramento delledecisioni economiche, spintoda una forte preoccupazioneper i diritti di libertà e per la sorte dei "più poveri tra i poveri". In italiano, si può leggere un suo saggio nel volume curato da Diego Gambetta, Le strategie dellafiducia, Einaudi, 1990, mentre è annunciata la pubblicazione presso il Mulino di una raccolta di scritti. ·Professor Dasgupta, i concetti di Nord e Sud sono ancora utili per comprendere le relazioni economiche internazionali? A me pare che la distinzione Nord-Sud, ed in particolare l'idea che esista un Sud omogeneo, sia sempre stata una idea sbagliata. Non credo che abbia mai avuto senso parlare del "Sud", oppure del "Terzo Mondo". Ammetto che la mia conoscenza è parziale, poiché ho studiato soprattutto il subcontinente indiano e l'Africa subsahariana, mentre non sono un èsperto dell'America Latina. Nondimeno, sento ormai da molti anni che il "Sud", il "Terzo Mondo", sono una costruzione artificiale. Quando questi concetti presero piede, vi era molto poco in comune tra i paesi-che dovevano descrivere, eccetto per un fatto: il loro generale stato ~i povertà. Erano diversi per religione, background etnico, valori culturali. La loro capacità di erogare ed amministrare servizi variava in modo enorme da paese a paese. Quello che il governo era ed è in grado di fare, poniamo, in India è alquanto diverso da quello che è in grado di distribuire in Belize, in Cina, in Sri Lanka, o in Brasile. In termini politici, questi paesi avevano ben poco in comune, anche se in maggioranza erano governati da dittature militari e i diritti civili e politici vigevano molto di rado. Quindi è difficile sapere perch~ 'le persone - ed anche gli economisti - pensassero in termini di "Sud" o di "Terzo Mondo" come entità omogenee. Lei stesso ci ha ricordato che essi erano accomunati da una generale condizione di povertà. Sì, quella era l'unica cosa che li accomunava. Ma le loro capacità di uscire dalla povertà erano alquanto diverse, come ora sappiamo. La Cina ha raggiunto risultati impressionanti e in modi piuttosto interessanti, al pari di paesi come lo Sri Lanka, ma la performance dell'area del Subsahara è stata alquanto differente da quella del Sud del!' Asia. Credo che il concetto di "Sud" non sia utile, e non credo lo sia mai stato. Cosa pensa invece del concetto speculare, quello di "Nord"? I paesi che di solito noi pensiamo essere il "Nord", per una ampia varietà di ragioni storiche, hanno una maggiore omogeneità culturale, una comunanza di valori. Ad esempio, pensi al Mercato Comune: vi sono stati paesi disposti ad entrarvi e, soprattutto, a conformarsi aJle sue regole. Io non vedo la possibilità nel prossimo futuro di accordi simili nel cosiddetto "Sud", poiché quegli Stati 7.
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