Linea d'ombra - anno X - n. 68 - febbraio 1992

6 VISTA DALLA LUNA ~ t:: ::i riale di igiene e di educazione alimentare. I primi ad essere d'accordo sulla necessità di informare ed educare gli utenti napoletani furono gli stessi immigrati extracomunitari; è tale il caos esistente a Napoli che, ci dissero i nostri interlocutori stranieri, non è stato per noi estremamente complicato, inserirci nel contesto/caos urbano partenopeo; vivere a Napoli ed in Campania è infatti complicato per tutti; ciò, paradossalmente rappresenta un vantaggio per i meno garantiti. Ci predisponemmo dunque ad informare ed educare "alla pari" cittadini campani ed extracomunitari. Non si è dimostrato questo il difficile: dopo le prime vicissitudini qpparve a tutti chiaro che il difficile era realizzare un lavoro MEDICI E PAZIENTI e confronto costante con gli interlocutori del processo educativo. Per usare un linguaggio "fuori moda" i fruitori dei programmi educativi devono essere soggetti attivi, e non oggetti passivi dell'intervento. In caso contrario si realizzano interventi confusi, discordanti, disintegrati, caratterizzati cioè da scarsa integrazione e non sottoposti a puntuali verifiche. Diseducazione per l'appunto caratterizzata da frammentazione e discontinuità, mali diffusi della modernità. Senza voler scomodare Cartesio si tratta di proporre una metodologia rigorosa e costantemente sottoposta a verifiche allargate: un buon esempio viene fornito, sulla base dell'esperienza di chi scrive, dalla metodologia della ricerutile ed efficace, un lavoro cioè educativo e non ca-intervento. diseducativo. Educazione e diseducazione alla salute Per chi opera nella sanità pubblica è sempre più frequente trovarsi coinvolto in programmi di (cosiddetta) educazione sanitaria caratterizzati da intensa medicalizzazione, messaggi terroristici per lo più basati su inutili divieti, utilizzo esasperato di tecnologie filmiche informatiche da far concorrenza ai messaggi pubblicitari. Alcuni esempi possono essere chiarificatori al proposito: il Ministero della Sanità propone sistematicamente campagne nazionali di educazione alimentare, di lotta al cancro o all'aids. Tali campagne sono caratterizzate in primo luogo da un accentuato centralismo: le decisioni adottate a Roma in sede Ministeriale, vengono catapultate in periferia, lungo l'asse Regioni - Unità Sanitarie Locali. Queste ultime, in particolare, sommerse da opuscoli cosiddetti educativi, raccolgono e distribuiscono tale materiale senza, il più delle volte, entrare nel merito dei programmi educativi. In periferia piovono, oltre agli opuscoli, anche denari (molto pochi in verità se rapportati ai tanti miliardi che caratterizzano la spesa sanitaria pubblica); pochi soldi, ma sufficienti ad organizzare convegni e dibattiti, a livello locale, dove solerti funzionari ed esperti sanitari, possono sciorinare relazioni, conclusioni, proclami educativi del tipo: un po' meno colesterolo, mangiando più pesce; il fumo ammazza più del l'inquinamento ambientale; il bacio con poco scambio di saliva non è accertato che provochi l'aids e così via. Di solito, in questi contesti si celebra lo scenario più atteso: quello dell'educazione partecipata (o se più vi piace, della partecipazione ben educata). Per solito infatti i dibattiti pubblici sono preceduti da riunioni di esperti più rappresentanti delle istituzioni, del volontariato, del sindacato, degli industriali del settore, delle forze armate, delle autorità ecclesiastiche etc. Non è mia intenzione criticare il metodo di lavoro partecipato di tipo allargato: il limite delle iniziative celebrative è che si tratta, per lo più, di passerelle in cui tutti presenziano, intervengono, dispongono e (perfino) criticano. Poi tutto finisce lì. Si passa quindi alla distribuzione degli opuscoli a pioggia. Quindi anche nel caso dell'educazione sanitaria, per non ritrovarsi a fare interventi diseducativi, vale a dire occasionali, superspecialistici, calati dall'alto, non verificati con i soggetti interessati, si deve assicurare continuità agli interventi La ricerca intervento in educazione sanitaria La ricerca intervento si presenta come uno strumento tecnico finalizzato a verificare il grado, misurare l'intensità, della relazione tra bisogni e risposte. Il metodo di lavoro prevede un permanente confronto tra ricercatori e popolazione al fine di dar corso ad un'analisi partecipata dei bisogni per la costruzione di risposte appropriate. L'ossatura teorica della ricerca intervento si basa su presupposti molto semplici: non essendo possibile definire "a priori" un bisogno, è necessario approfondire metodologie tendenti alla ricerca di soluzioni appropriate; la ricerca-intervento consiste quindi in un processo di formulazione-approfondimento della sequenza bisogni-risposte. La/le valutazioni vengono sempre effettuate congiuntamente tra tecnici ed utenti, come, in fasi successive, la produzione dei materiali della ricerca e la messa a punto delle tecniche e tecnologie utilizzate. Nel caso dell'educazione sanitaria la ricerca intervento rappresenta uno strumento quanto mai valido per la corretta esecuzione di programmi che prevedano un ruolo attivo delle popolazioni. Sul piano metodologico sono individuabili le seguenti fasi (di seguito riportate in maniera schematica): - preparazione dei materiali di ricerca; formazione degli operatori; organizzazione di eventuali ·workshop con esperti del settore; identificazione degli interlocutori di area con i quali avviare l'intervento in sede locale; - analisi delle condizioni locali delle aree prescelte dove effettuare le ricerche-intervento (scuole, ospedali, luoghi di lavoro); realizzazione degli interventi educativi; prime verifiche con le comunità interessate. - elaborazione, a livello centrale, dei prodotti delle prime fasi di ricerca-intervento ed effettuazione di un secondo workshop con esperti del settore. - valutazione a livello locale attraverso una seconda fase di seminari di area; produzione dei materiali di area; produzione dei materiali finali della ricerca con l'attiva partecipazione della comunità, dei gruppi sociali maggiormente attivi ed intere0ssati, di interlocutori tecnico-scientifici ed amministratori locali. La metodologia si basa quindi sulle seguenti regole-chiave: partecipazione, continuità, integrazione, valutazioni allargate. I contenuti degli inter-

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