MEDICI E PAZIENTI macchina, organi come ingranaggi, medico come tecnico esperto di quella macchina) al ragionamento empirico, secondo cui fenomeni simili che si ripetono sequenzialmente con accettabile costanza possono essere considerati come catene di cause e di effetti, sia pure in termini probabilistici, statistici. Se un coronaropatico cronico con un pregresso infarto lamenta dolori al torace, siano pure dolori atipici o inabituali, allora è possibile e perfino probabile che (indipendentemente dai risultati degli esami clinici più semplici) essi siano dovuti a una recidiva dell'infarto, e il paziente va trattato di conseguenza. Sempre e in ogni caso. La probabilità statistica, valutata su popolazioni, viene alquanto arbitrariamente trasformata in norma o legge da applicare sistematicamente al singolo individuo. Esattamente come se arrivano continue segnalazioni che i fuoristrada di una determinata industria sovrasterzano e sbandano pericolosamente in curva, allora ogni singola vettura va ritirata per sottoporla a intervento riparativo. Se queste sembrano essere le convinzioni dei cittadini (e del P.M.), ben diversa è la valutazione di un ca o clinico vista dalla parte del medico. Il medico, quello almeno che agisce sul territorio e non vive asserragliato nei reparti specialistici, sa che ogni suo intervento deve tenere conto di una serie di variabili, in gran parte non "scientifiche": - Gli individui non sono costruiti in serie; le differenze "meccaniche" tra individui sono assai più ampie di quanto non si creda comunemente. - Poiché il paziente non è una macchina, il medico entra forzatamente in relazione con lui; ognj decisione va presa all'interno di questa relazione, che si comporta (secondo la definizione di Kierkegaard, sia pure in un diverso contesto) da terza positivo tra medico e paziente. In altri termini è come se esistesse un "io" della relazione, in qualche modo indipendente dai membri di essa, in grado di condizionarne le scelte e le decisioni. Con una terminologia più di moda (ma non necessariamente più chiara) si dice oggi che "il sistema metacomunica". - Questo "terzo elemento", la relazione, impedisce di fatto che il medico agisca come un elaboratore; certo, una specie di "algoritmo diagnostico" è indispensabile ma non è sufficiente a decidere, tranne in rari casi, gli interventi da compiere. - L'applicazione pura e semplice di una etica utilitaristica del tipo: "scegli in ogni caso le azioni che hanno le conseguenze migliori per il paziente, indipendentemente da ogni altra considerazione" sembra essere, per il P.M. e per molti non medici, la scelta mjgliore. In realtà così facendo, si pone in secondo piano la relazione, o almeno si tenta di farlo, anche se poi in sostanza è impossibile, per dare ad uno solo dei membri - il medico - la piena e insindacabile facoltà di decidere cosa e "il meglio" per quel determinato paziente. In altre parole, ciò che è "meglio" per il medico deve essere il "meglio" anche per il paziente, indipendentemente dalla volontà e dalla libertà di giudizio e di scelta di quest'ultimo. Se esso mostra di avere priorità diverse da quelle mediche, va considerato come momentaneamente incapace di decidere: LATERRA 3 < Le fotografie che illustrano questo numero sono di Luigi Baldelli. Baldelli (Urbania 1962) lavora dal 1987 con l'agenzia Contrasto. Ha realizzato servizi fotografici sulla Romania, sul Libano, sul Pakistan, sulla Jugoslavia, sul Medio Oriente in guerra, su Berlino e pubblicato su "Newsweek", "Time", "Der Spiegel", "Le Nouvel Observateur", "L'Espresso", "Panorama", "Sette". Kuwait, 1991. Soldati americani dopo la liberazione. ! " ,. .. ~ .. e I
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