IL CONTESTO Ombree nazioni. Il caso georgiano Federico Varese L'idea di un uomo senza nazione sembra imporre uno sforzo troppo grande all'immaginazione moderna. Adelbert von Chamisso, un emigré francese in Germania durante il periodo napoleonico scrisse un romanzo su un uomo che aveva perso la sua ombra: ~uel Peter Schlemihl che estimatori e conoscenti comi_nciarono a evitare quando scoprirono la sua singolare anomaba. Qualcuno ha avanzato il sospetto che l'Uomo senza Ombra fosse una metafora dell'Uomo senza Nazione 1 : chi non appartiene a una nazione, o almeno a un'etnia che aspiri a diventare nazione manca di identità, di un corpo capace di riflettere. L'o~bra di Peter Schlemihl si aggira con sempre più forza nei dibattiti e nelle analisi sulle sorti dell'Europa post-comunista. Dopo una breve lotta con tentati vi di spiegazione alternati vi, la Spiegazione Etnica sembra essere rimasta l'unica sul cam?o: non vi è nulla di più naturale dell'aspirazione di un gruppo etmco (definita in vari modi) a diventare nazione. V~ngono c~~ì sriegati i conflitti che oppongono Serbi a Croa~i, Azer?aIJa~i ad Armeni, Osseti a Georgiani, Ceceno-Inguscetl a Russi, certi che la lista verrà presto infoltita. . . Proviamo ad addentrarci nella Georgia transcaucasica, oggi attraversata dalla guerra civile, e vedere cosa ci permette di capfre la Spiegazione Etnica. La Georgia SSR conteneva una r~pu_bbhca autonoma, l' Adzhar (georgiani ~usulmani), e due re~ion~ autonome l' Abkhazia e il Sud Ossezia. Il resto della repubblica era divis~ in distretti. La regione ha conosciuto negli ultimi anni violenti conflitti inter-etnici, con epicentri in Abkhazia, nel distretto MamÌ.Jeli-una enclave azerbaijana in Georgia-e nel Sud Ossezia. (Secondo una comrriissione del Ministero degli Interni sovietico, 250 Sud Osseti sono morti tra il dicembre '90 e il settembre/ottobre '91.) Gli Abkhazi reclamano l'indipe·ndenza dalla Georgia, i Sud·Osseti vogliono unirsi con il Nord Ossezia - che si trova in territorio russo -, mentre gli Azerbaijani del distretto Mamueli aspirano all'autonomia. Inoltre i Meskheti, circa 400.000 georgiani musulmani che vivevano al confine con la Turchia, deportati da Stalin in Asia Centrale nel 1944, chiedono l'accelerazione del processo di rimpatrio (il 4 giugno 1988 c'è stata una manifestazione, organizzata dai 10.000 Meskheti già rimpatriati, nella città di Borzhomi). · · . . Fin qui tutto bene. Ora i Georgiani vengono a ncordarci quanto povero sia il passepartout Etnico-Nazionale: Per~hé "fratelli", "uomini dello stesso sangue" dovrebbero u,ccidersi tra loro? Evidentemente, essere dello stesso sangue non basta a spiegare l'assenza di conflitto, come l'essere di sangue diverso non basta a spiegare il conflitto. L'etnicità di per sé. non è categoria esplicativa, ma uno dei tanti concetti su cui la ricerca sociologica si adagia, con il benestare degli attori sociali stessi, creatori di miti e di tradizioni popolari, ben felici di ottenere una legittimazione accademica. È dunque urgente scògiporre queste entità misteriose eppure potentissime, cercare di riconoscere i n:ieccanismi che le go~ernano, per capire perché a volte compa10no come protago~iste, mentre altre scompaiono dietro le quinte. I gruppi etnici sono coalizioni di individui. Ciò eh~ r~nde tal~ coalizioni peculiari consiste nei segnali che ne definiscono i limiti. Colore della pelle, lingua, nome, sembrano caratteri piuttosto resistenti al cambiamento e uni versal~e~te intelligibi ~- li. Come si accorse suo malgrado Peter Schlermhl, mvece, questi segnali mutano di significato, scompaiono, sono fragili, manipolabili, creati in certe epoche e distrutti in altre. !noltre, hanno bisogno di essere protetti per durare nel tempo: Il _colore_dell~ pelle si "diluisce" drammaticamente dopo poch1 matnmom misti, il nome, possibile indicatore di origine etnica, può essere cambiato, Ufficio Anagrafe permettendo, e pare assodato c~e· individui moderatamente razionali siano in grado di parlare più di una lingua senza cadere vittime di irreparabili crisi di identità. · · Cambiare connotati etnici non è necessariamente desiderabile, ma è possibile2; l'Unione Sovietica è uno dei luoghi dove più tenacemente nel Novecento tali connotati sono ~tati ?rot~tt~ contro la loro stessa plasticità3. Come sanno bene gh ex cittadm1 sovietici, in URSS era in vigore il sistema-introdotto da Stalin nel dicembre 1932 - dei "passaporti interni", che registravano l'origine etnica di ciascun cittadino. La misura si rese necessar~a per garantire quote nell'istruzione superi?re e _n~llaburo_crazia a certe minoranze. Inizialmente, la nazionahta da registrare veniva scelta sulla base di una più o meno volontaria autoidentifica:done (nel 1933 ne vennero censite 190). Dopo alcuni anni, la libera scelta della nazionalità, o la modifica di quella registrata in precedenza, furono proibite. Secondo la non_nati~ain ~igo~e nei successivi cinquanta anni, l'affiliazione etmca di un cittadino veniva registrata in base alle voci corrispondenti sui passaporti dei genitori. La burocrazia sovietica aveva approntato un sistema che serviva a gestire anche un altro problema che stava sempre più a cuore ai leader di quel paese: le migrazioni interne. Infatti, la registrazione etnica legava il cittadino al lu?go di residenza4, che poteva essere cambiato solo con un part1colare permesso. Vennero così istituite rigide barriere tra le nazionalità, significati vi processi di contaminazione non erano possibili~. Vi era però qualche vantaggio: le diverse etnie autoctone divennero destinatarie di diritti e privilegi. L'intera URSS si fondava su una grande "lottizzazione etnica" e·i labili segnali che distinguevano i gruppi venivano protetti dalla polizia. Il caso sovietico illumina anche il rapporto tra risorse e protezione dei segnali. Tali segnali vengono protetti - o comunque definiti con la maggior precisione poss~bile - s~ permettono l'accesso a risorse scarse. Non a caso i passaporti interni nacquero con il sistema delle quote nelle scuole. La risorsa "istruzione" era distribuita in base all'affiliazione etnica, e quest'ultima veniva rafforzata dalla. burocrazia che doveva riconoscere chi aveva "diritto" al posto a scuola. Tbilisi, Georgia (foto Nistratof/Eostnet/Contrasto)
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