INCONTRI/WYAff, FRITH Nell'ambito dell'esperienza della musica progressiva inglese degli anni Sessanta e Settanta, rispetto ad altri tuoi compagni come Wyatt o Cutler, tu eri meno direttamente impegnato politi-- camente. Vorrei sapere qualcosa sul tuo atteggiamento'di allora e su quello di oggi. · lo non parlo molto. Gente come Chris Cutler ha sempre usato parlare molto, e gente come te può accedere ai nostri pensieri politici attraverso le parole, leggendo ... Io non scrivo, non ho una rivista, non parlerò a nessuna conferenza: tu nòn puoi sapere se io sono "politico" o no. Non molto è cambiato in me dai tempi degli Henry Cow, in termini di atteggiamento politico. Solamente, ora sono più interessato alla "piccola politica" che a quella grande. I cambiamenti, mi sembra, non accadono e non sono mai accaduti se non passando da un livello "piccolo". Per esempio, se uno viene a un concerto e qualcosa succede in lui, e comincia a pensare un pochino diversamente al mondo, a se stesso e alla musica, per me questo concerto è un successo. Io penso che una cosa.contro cui vale la pena di lottare lavorando nella cultura, che ne è piena, è l'apatia. Nei paesi occidentali questo è il pericolo più grande: le persone non si curano le une delle altre. Come hai trovato gli anni Ottanta? È ancora un po' troppo presto. Comunque sono stati catastrofici . Quello che ha fatto Reagan in America negli anni Ottanta, è qualcosa da cui l'America ci metterà molto tempo per recuperare. E quello che succede agli americani succede più o meno a tutti, perché l'America è così potente! lo sono arrivato in America all'inizio degli anni Ottanta, ci ho vissuto dodici anni e ora credo che tornerò in Europa. Cosl per me gli anni Ottanta sono anche quelli del mio periodo americano, non posso separarli da questa esperienza. Lì ho trovato alcuni americani buoni e attivi, che dovevano sopravvivere alla loro stessa cultura, e poi molta apatia: solo il 25% della gente vota per eleggere il presidente, ciò vuole dire che la stragrande maggioranza non vota. Quello che è straordinario dell'America è che la gente è così pazzescamente ignorante di quello che succede nel mondo, e contemporaneamente ha un potere enorme su di esso. Che ruolo svolge la musica popolare, inglese o di altri paesi, nella tua musica? • Sono sempre molto interessato a far entrare la musica popolare nei miei lavori; è una parte di me: prima del periodo Henry Cow ero più che altro un musicista folk. Ma il mio background culturale si è molto modificato viaggiando: dal '73 circa - quando con gli Henry Cow abbiamo cominciato a girare in tournée- io, fino a oggi, ho continuato a viaggiare: negli Usa, in Giappone, in Europa, nell'Est e nell'Ovest. In qualche modo questa è divenuta la mia cultura di base: non vivo in un posto fisso, non sento che la mia comunità sia New York più che in un'altra città; è più che altro la gente, dappertutto ... Tutte le culture che ho incontrato mi hanno influenzato: l'eclettismo della mia musica, di tutto quello che faccio, si deve soprattutto a questo. Probabilmen- . te ora le cose cambieranno: sono sempre più interessato a comporre musica per altri e ho voglia di fermarmi in un posto, di non viaggiare più. Può darsi che questo sia l'ultimo tour per molti anni, per me. 76 Come leghi improvvisazione e composizione ? È una relazione sempre molto complessa. Ognuna di esse è strettamente connessa àll' altra, non sono mai completamente separate. L'improvvisazione ha molto a che fare con l'intuizione e si ha molto da imparare dagli altri con cui si sta suonando, e questa è una delle cose più belle. Ma questo non vuole dire che quando componi non attingi allo stesso tipo di intuizione, lo fai a un livello temporale diverso: sei davanti a un pezzo di carta e prendi delle decisioni, reagendo come un improvvisatore. Vedere una cosa sulla pagina mi fa pensare questo e poi quello, e faccio delle scelte; in un modo più lento, l'intuizione è dello stesso tipo di quando si improvvisa. E, similmente, quando improvviso non è mai un problema di autoespressione, ma di fare una composizione assieme ad altri. Il mio tipo di improvvisazione con gli altri ha sempre un carattere narrativo, dove si insegue una sensazione, o una sorta di colonna sonora immaginaria ... e questo è identico anche nella composizione. Sul retro di copertina del tuo disco Gravity hai riportato una frase che parla della danza come di un momento di 'emancipazione' dalla gravità. È questo che ti affascina della danza, che in modi diversi è un tema fisso della tua musica? Chiunque suona ha un rapporto con la danza, perché la musica - qualsiasi cosa tu faccia - è sempre contemporaneamente anche movimento. Sono sempre molto interessato a lavorare con danzatori perché hanno sempre una capacità speciale di cogliere il senso del tempo: esaminare la differenza fra il modo in cui si percepisce il tempo quando si suona e quando ci si muove è molto stimolante. Un piccolo esempio: una volta ho fatto delle musiche per una danzatrice e gliene ho dato una copia su cassetta, che ho fatto su una macchina che girava impercettibilmente più lenta del normale. Quando lei l'ha ascoltata sul suo registratore andava quindi un pochino più veloce: per me la differenza era del tutto impercettibile, ma per lei era un disastro. Lei poteva sentire nel suo corpo le più piccole variazioni del tempo. Ho dovuto farle un'altra copia, su un'altra macchina. L'idea di questa sensibilità che sviluppa chi si muove con la musica mi ha affascinato.Un' altra cosa che mi colpisce è la limitatezza dei ritmi da ballo nel mondo nord-occidentale moderno, rispetto alla estrema ricchezza e varietà di danze del resto del mondo. È una delle ragioni che mi hanno spinto a fare Gravity. In Bulgaria, Grecia, Africa, Asia, si ritrova una complessità ritmica eccezionale. Se accendi una radio occidentale media senti solo "bum-gang, bum-chang": è completamente privo di interesse, o meglio, è solo una delle moltissime cose che si potrebbero fare. Invece molta gente ha escluso qualsiasi altra possibilità di esprimere il proprio corpo oltre che con questo "bumchang". Mi sembra molto giusto tentare di arricchire questo panorama con elementi di cultura del ballo. Vivi ancora a New York? Più o meno. Adesso direi meno ... Ci sei andato per ragioni artistiche, economiche, o altro? No guarda, per me l'economia viene sempre molto in fondo ... Quando gli Henry Cow si sono sciolti sono andato in America per caso, perché mi pagavano un biglietto d'aereo per
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==