Linea d'ombra - anno X - n. 68 - febbraio 1992

MUSICA 11 A SINISTRA'' Incontro con Robert Wyatt e Fred Frith a cura di Giacomo Borella Entrambi inglesi, sulla quarantina e un po' di più, Robert Wyatt e Fred Frith sono stati, dalla seconda metà degli anni Sessanta, fra i principali protagonisti della stagione della "musica progressiva". Così, e in molti altri modi, veni va chiamato quel fenomeno di contamtnazìone fra una matrice sostanzialmente rock e i molti stimoli che provenivano da altri, differenti ambiti musicali: in primo luogo le esperienze jazzistiche o post-jazzistiche - free e musica improvvisata - e le ricerche "colte" contemporanee. Lungo gli anni Settanta la musica progressiva, almeno come tendenza;andò a sfumare, proprio insieme ai movimenti giovanili e alternativi che, in particolare in Italia, per un buon periodo l'avevano praticamente "adottata". Sia Frith che Wyatt .:_ il primo con gli Henry Cow e il secondo con i Soft Machine - rappresentavano, se così si può dire, l' "ala sinistra"di quell'esperienza: nel loro lavoro di oggi di essa si portano dietro l'eclettismo e il senso di apertura, e non certo lo sperimentalismo pseudo-mistico e la retorica dell'avanguardia che pure accompagnarono altri settori di quel fehomeno. La parte più ricca ed entusiasmante della carriera di entrambi è iniziata dopo, e in modi diversi. Robert Wyatt, da più di quindici anni scrive e canta semplicissime canzoni, da quando un incidente gli ha tolto l'uso delle gambe, costringendolo su una sedia a rotelle e impedendogli di usare in modo ortodosso il suo strumento, la batteria. Dalle complesse architetture sonore di un tempo ha estratto e riconcepito un mondo musicale di radicale semplicità, tutto costruito attorno alla sua voce acuta e morbida - capace come poche altre di esprimere lo spaesamento di questi tempi-al suono di una tastiera e al prosciugamento del suo drumming di una volta, che per necessità si è fatto più scarno, e quindi più intenso. Se da un lato da molto tempo Wyatt lavora in completa solitudine - incidendo da solo tutte le tracce delle sue canzoni e evitando completamente le esibizioni dal vivo -dall'altro ha stabilito un legame sempre più profondo fra il suo lavoro e la realtà politica e sociale, girando molto per il mondo-soprattutto nel periodo di Red Wedge, l'organizzazione che riuniva i musicisti della sinistra inglese - come sorta di ambasciatore di un tipo di impegno politico in musica naturale e umano. La bellezza della sua musica e della sua figura, il suo coraggio nell'accettare la fragilità, ci fanno tollerare di buon grado alcuni aspetti di comunismo ortodosso, evidenti anche nell'intervista che pubbfichiamo, che ci sarebbero in sé'molto estranei. Fred Frith - soprattutto chitarrista ma anche cantante e polistrumentista-ha collaborato con Wyatt a più riprese lungo gli anni Settanta ma ha poi seguito un percorso decisamente differente: con lo scioglimento degli Henry Cow, alla fine di quel decennio, si è trasferito a New York dove si è dedicato alle più di verse sperimentazioni. Dai suoi dischi in solo o con gli splendidi Skeleton Crew, alla dance radicale dei Materiai (anche con Withney Houston !), dall'esperienza con la cerchia jazzistica di Zorn, Frisell e altri fino a quelle più recenti di cui ci parla nell'intervista, mantenendo sempre il baricentro nell'ambito della musica improvvisata, con una lista infinita di formazioni e collaborazioni. Nella sua musica di oggi, in particolare in quella dei Keep The Dog, il suo ultimo gruppo, nulla di tutto questo è andato perduto: venticinque anni di esperienze fra le più disparate confluiscono in un ribollente calderone musicale, eclettico e unitario ad un tempo, che ha il trasporto della musica popolare da ballo, la concentrazione di quella "colta", la disperazione del punk, la libertà della musica improvvisata e molte altre cose ancora. Abbiamo intervistato Frith durante il tour italiano dei Keep The Dog di questa primavera e Wyatt in occasione della pubblicazione del suo nuovo bell'album Dondestan, uscito pochi mesi fa dopo sei anni di silenzio: li mettiamo qui insieme, in omaggio alla loro vecchia amicizia e alla loro ricerca comune e diversa, defilata e generosa. Robert Wyatt !archivio Arcana). Incontro con Robert Wyatt C'è un pensiero, una sensazione di fondo, che- sta alla base di questo tuo ultimo lavoro, Dondestan? Credo che benché le canzoni che ho scritto abbiano ognuna una direzione autonoma, nel senso che non sono pensate per andare insieme, sia poi venuta fuori una sensazione che le accomuna un po' tutte, che è quella del disorientamento. Questo sentimento lo ritroviamo per esempio nei testi delle canzoni -quelli di Alfie, mia moglie, e nei miei ancora di più-che sono in fondo delle "cose astratte",. o anche nel titolo dell'album, Dondestan, "dove essi sono" in spagnolo; perché veramente non so dove siamo, perfino mia moglie e io, sulla copertina del disco, non siamo molto sicuri di dove ci troviamo, o dove sono gli altri, dove sono tutti quelli di cui noi cantiamo ... Sì, tutto questo ha a che fare con il disorientamento, lo sradicamento ... Anche in questo disco, come nei precedenti, continui a cantare e suonare tutto da solo. Perché? - Credo che un disco di Robert Wyatt debba essere un disco di Robert Wyatt... a meno che ci sia qualcosa di necessario nella musica che io non possa fare da solo. In questo caso, quando stavo mettendo insieme musica e parole, già mentre provavo e componevo, mi è sembrato di avere trovato il suono che cercavo: un suono molto semplice, che riecheggia molto da vicino ilmodo in cui canto. Mi sembra sia laprima volta che scrivi delle canzani insieme ad Alfreda Benge, tua moglie ...Come avete lavorato? In realtà non si è trattato di una vera collaborazione: ho solamente preso delle sue poesie. Questo mi ha salvato, perché ho · alcuni pensieri che mi girano nella testa tutto il tempo, tutto l'anno, sempre gli stessi: e si sviluppano, si attorcigliano, e spesso non riesco ametterli giù. Quello di cui avevo bisogno era qualcosa di completamente fresco, e l'ho trovato nelle poesie di Alfie, che mi hanno stimolato idee musicali nuove. 73

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