ovviamente, devi saper mantenere un dominio ben saldo sul tuo personaggio. Il massimo a cui uno può aspirare è di essere il narratore in prima persona che opera come l'otturatore de\la macchina fotografica, incamerando flash della storia via via che si sviluppa davanti ai suoi occhi. Le Vie dei Canti ha la sua. origine in un• [ibro che volevi scrivere sui nomadi, vero? Andai nel Sahara al tempo in cui lavoravo nel mondo dell'arte, e_per puro caso trascorsi un periodo con una popolazione di nomadi molto estremi, .chiamati Beja. Loro mi insegnarono a prestare attenzione a certe cose che mi erano ovviamente molto ·vicine ma alle quali non avevo mai fatto caso prima. Mi stimolarono a scoprire il segreto della loro irriverente ed eterna vitalità: per quale ragione i popoli nomadi possiedono questa sorprendente capacità di perdurare anche nelle circostanze più avverse, mentre gli imperi cadono in rovina? Mi parve un soggetto particolarmente interessante da esplorare. Ma la letteratura dei nomadi è molto difficile da trattare, e più mi immergevo nell'argomento, meno ne sapevo. È per questo che mi sono messo a viaggiare molto e ho lasciato un lavoro convenzionale all'età di ventisei anni. Hai trovato nei nomadi un indizio della tua stessa irrequietezza? I Il lavoro che stavo facendo mi rendeva terribilmente infelice ... ...così infelice che, stando da .Sotheby's, pare che tu sia diventato cieco. ,,,, Sì, un giorno· tornai dall'America, con un volo particolarmente sgradevole, per andare a trovare un amico in Irlanda. Guidai da Dublino al Donegal e la mattina dopo mi svegliai cieco. Durante il giorno un occhio riacquistò la vista, ma quando tornai in Inghilterra l'oculista che mi visitò disse: "Lei ha osservato i quadri troppo da vicino. Perché non li sostituisce con dei vasti orizzonti?" "Perché no?" gli risposi. E lui: "Dove vorrebbe andare?" "In Africa", dissi. E così, invece di scrivermi la ricetta per un nuovo paio di occhiali, scrisse una ricetta in cui mi prescriveva un viaggio in Africa. Il presidente di Sotheby' s disse: "Non metto in dubbio che Bruce abbia qualche guaio agli occhi, ma non riesco a capire perché mai debba andare in Africa." (Ride) Torniamo all'irrequietezza. Perché questa è per te la questione cruciale? Ebbene, è chiaro che noi siamo la specie più irrequieta della terra. Pare che sia molto importante controllare la nostra irrequietezza per impedire che si manifesti in modi distrutti vi, sfuggendoci di mano. Mi sono fatto queste idee leggendo la letteratura dei popoli nomadi, ma sono poi diventate la mia ossessione, soprattutto da quando ho lasciato il mondo dell'arte. Erano gli anni della guerra in Vietnam e mi trovavo a dover riflettere per la prima volta nella vita. Là mia carriera era stata l'opposto di quella della maggior parte delle persone, nel senso che avevo iniziato come un piccolo capitalista, piuttosto spiacevole, in un grande business nel quale ero estremamente abìle e viscido, e improvvisamente INCONTRI/CHATWIN . all'età di venticinque anni o giù di lì mi accorsi che odiavo ogni istante di quella vita. Dovevo cambiare. Divenni piuttosto radicale e avevo intenzione di scrivere un grosso libro radicale, che finì in nulla perché era impubblicabile. Nelle Vie dei Canti, però, hai tenuto fede a quel progetto iniziale. Diciamo piuttosto che mi sono accorto che adesso era giunto il tempo in cui non scriverlo mi avrebbe profondamente amareggiato In Le Vie dei Canti hai raccolto una narrazione del tuo viaggio in cerca della saggezza aborigena nel cuore dell'Australia, inframmezzandola con straordinari brani di teoria e citazioni tratte dalla scrittura ventennale dei tuoi taccuini. Questi brani danno l'impressione di essere stati annotati nel momento in cui li pensavi, ma in effetti mi sembrano la parte più elaborata, più letterariamente costruita del libro. Le giustapposizioni sono costruite ad arte - spero non risultino artificiose - come in un collage di elementi disparati, dalla descrizione di un viaggio in autobus nel centro di Miami alla citazione di un brano in greco antico. Mi ha molto colpito quel saggio di Walter Benjamin in cui sostiene che il libro ideale sarebbe un libro di citazioni, e poi c'è quello splendido zibaldone di Hofmannsthal, che è una sorta di dialogo fra citazioni e pensieri suoi, tutti fusi insieme. Avevo anche i resti di un saggio sul nomadismo, sulla metafisica del camminare,. e mi è venuto in mente che l'unica maniera per utilizzarlo era quella di innnestarlo sul racconto di un viaggio in Australia. Su un certo piano, Le Vie dei Canti è un libro di viaggio. Che cosa significa per te viaggiare? La parola travet (viaggio in inglese, N.d.T:) equivale al francese travail: significa duro lavoro, penitenza e infine viaggio. Soprattutto nel Medioevo, si pensava che andando in pellegrinaggio, come fanno i pellegrini musulmani, si ripristinasse l'originaria condizione umana. Si riteneva che l'atto di camminare attraverso una terra desolata potesse riavvicinar~ a Dio un essere umano. È un concetto che si trova in tutte le religioni. Pensi dunque al viaggio come ad un pellegrinaggio? Pellegrinaggio è davvero eccessivo: direi piuttosto che sono un tipo che ama sentirsi sciolto dai legami e non posso far altro che questo. Ti senti uno scrittore di viaggi? Mi ha sempre irritato sentirmi definire uno scrittore di viaggi; per questo, ho deciso di scrivere qualcosa su della gente che non si muoveva mai. È così che è nato Sulla collina nera. Ma è vero che tu, comunque, non riesci a scrivere se non viaggi. Verissimo. Allora la domanda è: perché? Mi piacerebbe saperlo. In effetti, trovo interessantissimo che tutte le grandi epiche delle origini, in una forma o nell'altra, che 65
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