INCONTRI/DARIE nascondevano dietro a una sorta di autocensura e temendo di non poter comunque far rappresentare una certa scena la tagliavano prima ancora dell'incontro con i censori. Io, e non ero certamente l'unico, ho sempre tentato di mettere in scena quello che volevo, anche perché non era poi così facile obbligare un regista a tagliare una determinata scena. Se, ad esempio, facevo parlare un attore come·Ciaucescu, non avrebbero osato chiedermi direttamente se alludevo al capo di partito e, molto più prudentemente, mi avrebbero domandato: "Compagno, a chi ti stai riferendo?" E io avrei risposto: "Chi, io? A nessuno!" E loro: "Ma perché parla così?" E io: "Per nessun motivo partièolare". Un'altra scena del Sogno di una no/le di mezza estate in uno foto di Govin Evons. Chj era il tipico cerisore? . . Era spesso un ex-insegnante, un membro del partito, un exlavoratore. Si trattava di persone molto pericolose che potevano anche venire all'anteprima e importi di cambiare dei costumi, delle battute, talvolta scene intere. Poteva anche capitare che ritornassero più volte.Un mio amico regista, ad esempio, ha avuto ventitrè anteprime di questo tipo. Come potevano controllare lo spettacolo una volta messo in scena? Non potevano, e infatti, di solito, inserivamo gradualmente le battute che erano state tagliate. Naturalmente venivano fatti dei controlli, ma non tutte le sere, poiché sarebbe stato troppo costoso. Di solito quelli che lavoravano al botteghino ci facevano sapere quando venivano i censori e allora si tornava a mettere in scena il testo che era stato approvato dal comitato. Naturalmente la sera successiva si tornava a rappresentare l'originale. Comunque il pubblico capiva quando c'era stata una censura, come nel caso del tappeto rosso. Il teatro era forse l'unico posto dove si 58 poteva dire e ascoltare la verità perché verba volant, mentre tutto il materiale filmato, o, peggio ancora, stampato, era sottoposto a una censura molto severa ed efficace. Cosa poteva fare un regista per proteggersi dalla censura? Era molto importante che uno spettacolo fosse ben costruito dal punto di vista registico. Se, ad esempìo, un regista sceglieva di concentrare tutto il dramma politico o personale solamente in alcune scene, era molto facile che il censore lo obbligasse a tagliare le immagini o le battute "pericolose" e lo costringesse ad andare in scena con uno spettacolo debole, diluito. Per proteggermi da questo pericolo sono sempre stato attento ad avere dei momenti forti in ogni parte dello spettacolo di modo che la censura non potesse far altro che lasciarmi andare in scena con uno spettacolo più o meno simile a quello che avevo progettato di fare. Naturalmente era anche possibile che lo spettacolo venisse · bandito completamente, come, appunto, mi è successo due volte. Ogni tanto usavamo anche i cani bianchi. Cosa sono i cani bianchi? È una storia molto interessante che risale agli anni Cinquanta e riguarda un pittore che aveva riempito lo spazio fra i personaggi di un suo dipinto religioso con alcuni cani bianchi. Quando li vide il censore sovietico che doveva decidere se il dipinto potesse venire esposto al pubblico si infuriò talmente da arrivare a · promettere al pittore che avrebbe potuto esporre il dipinto a patto di eliminare i cani. Naturalmente questi non avevano nulla a che fare con il tema del quadro e il pittore li aveva dipinti appositamente per la censura. Noi ricorrevamo spesso a questo trucco. Ad esempio portavamo in scena una persona completamente nuda, senza che avesse nulla a che fare con l'azione drammatica. I censori si infuriavano e ci lasciavano proseguire con lo spettacolo a-patto di togliere il nudo. C'erano molti modi per ingannarli, ma purtroppo questi trucchetti non funzionavano sempre e allora gli. spettacoli venivano censurati, o messi al bando, o peggio ancora. Cosa intendi con peggio ancora? Si veniva chiamati dalla polizia, o dalla Securitate, e si veniva minacciati, oppure... A dire la verità, dopo che io mi sono laureato, nel 1983, il regime era molto attento a non provocare uno scandalo nazionale, o internazionale, perché sapeva che la Radio Libera d'Europa e la stampa internazionale non aspettavano altro che pubblicare titoli come: "Regista rumeno. arrestato per il suo spettacolo", o: "Musicista rumeno mandato al canale". Il regime non voleva questo tipo di pubblicità perché aveva bisogno di credito dall'Occidente e preferiva quindi agire più indirettamente. Fra i registi "scomodi" solo alcuni, come Vlad Mugur e Andrei Serban, scelsero l'esilio, mentre ad altri il regime "offriva" passaporti internazionali che permettevano di lavorare ali' estero, ma non in Romania. Liviu Ciulei, ad esempio poteva venire in Romania a visitare gli amici, i parenti, ma non poteva venire a lavorare. Tutti quelli che non piacevano al regime - ed erano troppo noti per venire perseguitati-venivano mandati all'.estero con passaporti internazionali. Naturalmente c'erano anche registi che facevano il loro gioco. Lavorano ancora? Sì, hanno detto che avevano paura. In un certo senso la
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