Linea d'ombra - anno X - n. 68 - febbraio 1992

SAGGI/MANEA il periodo tra il 1922e il \978, quindi fino a un anno dopo la morte di Chaplin. Contenevano tante di quelle assurdità, da far impallidire qualsiasi cabarettista. E tuttavia sentendo tutte quelle scialbe gags che acc9mpagna- · vano il baccano per le elezioni presidenziali americane, non riuscivo a pensare a altro che alla ripugnante smorfia del nostro minuscolo clown nazionale. Il tiranno e le masse da lui represse sono veramente incompatibili? Non esista forse tra di loro una sorta di inconscia e reciproca stimolazione? La dinamica della società e dei campi di lavoro non è forse condizionata da energie represse e pulsioni' confuse? Il dittatore: un nemico, ma anche un illustre prodotto delle masse? "Si dice che Antonet, un famoso clown bianco, non abbia mai rivolto la parola, fuori scena, a Beby, che era il suo augusto" scrive Fellini. Il clown si vendica sulla massa anonima, da cui lui si è elevato, ha degli accessi di furore se questa non ammira la sua "magnificenza". Come ha infatti reagito agli amoretti da strapazzo di sua figlia? Oppure a1matrimonio del figlio - con una ebrea! (Allo sventato non sono state neanche spiegate le conseguenze a livello statale della legge sul divorzio, gli è stata semplicemente recapitata per posta la sentenza sul divorzio). Accecato dall'ira si scaglia contro tutti quelli che osano ricordargli come era un tempo (e come continuerà a essere - anche se nella sua vanità già sogna la propria santificazione). Alienazione e appartenenza, in una interazione turbolenta e distruttiva che si concentra bruscamente attraverso un patologico capovolgimento di tutti i valori nella effigie suprema della bestia feroce, il Potere. Il dittatore sarebbe allora un "artista" terrorizzato dall' impossibile? Si può chiamare poeta il bambino malato e fanatico Caligola, solo perché aveva nominato ministro il suo cavallino preferito? Il massimo del morboso raggiunge mai l'inaccessibile ·orizzonte assoluto della poesia? Il despota - un cavaliere dell'utopia? La contraddizione è insita nell'essere umano. Certo anche nel poeta. E forse - seppure solo per poco, e subito rimossa - perfino in un capo. ' "Il capostazione del mio film era un clown bianco. Allora tutti noi si diventava augusti. Se hai davanti un clown bianco sei portato a fare l'a~gusto. E viceversa" ammette Fellini. Ma aggiunge: "Soltanto l'apparizione di un clown più sinistro, il fascista, ci trasformava in clowns bianchi a nostra volta, nel momento in cui ·si finiva per rispondere disciplinatamente col saluto romano". La città, un solo grande tendone da circo, sotto il quale trovano posto sia la "corte dei miracoli" (dovesi riuniscono tutti gli affamati e i ribelli) sia il "sindaco fascista" e il suo segretario, entrambi nelle vesti del clown bianco. Alla fine l'autore si chiede qual è il proprio posto nel favoloso circo del mondo. "Se immagino di essere, a mia volta, un clown, ebbene, io credo proprio di essere un augusto". Avventura rischiosa, con effetti autolesionistici in tanti fatti contraddittori, tra le fluttuanti e incerte frontiere entro cui l'uomo esperimenta la libertà e la coercizione. "Già, io mi considero un augusto, ma anche un clown bianco" continua Fellini e conclude in tono meditativo: "O, forse, sono il direttore del circo. Il medico dei 54 pazzi impazzito a sua volta." Un outsider, un paria, un sognatore melanconico e uno strenuo ricercatore, un mimo incostante e un uomo ossessionato dalle domande senza risposta. La chimera della realtà sarà più reale della realtà stessa? In mezzo alla gente di cui vive le passioni e il ridicolo, dei cui disastri si "impadronisce", di cui illumina gli abissi, la figura del tiranno non può mancare. Lo incontriamo sia tra i bambini che tra le dispotiche direttrici degli asili. Lo incontriamo a ogni pie' sospinto. Tra le coppie sposate e tra i fidanzati, tra i genitori e i nonni, tra i colleghi di lavoro e i soldati di leva. E troppo spesso purtroppo issato sul gradino più alto da dove terrorizza tutto il paese, il mondo intero. Lui ''vive" il proprio ruolo, senza neanche rendersene conto, è. addirittura una parte della ragione della "natura" abbandonata, che ha assunto fattezze umane. Paradossalmente, solo l'arte attribuisce alla spaventosa, reale nonché ciclica catastrofe naturale verosimiglianza e mistero. Il paranoico eroe del nulla. Il piccolo commediante che è riuscito in breve tempo a usurpare il grande palcoscenico del teatro del mondo. I suoi accessi di superbia omicida. Le sue devastanti mascherate. Il delirio dei suoi assurdi rituali. A un tiranno possono capitare a volte dei momenti di fanatica "ispirazione", ,mai però la chiarezza e il talento dell'artista che lo "interpreta", ossia che lo impersona per un breve periodo. Chaplin ha rappresentato Hitler con la stessa genialità con cui ha interpretato tanti altri ruoli, del tutto diversi, soprattutto ruoli opposti. Hitler ha solo "vissuto" se stesso. La continua osservazione del grottesco e dell'inutilà del Potere crea alla fine un certo senso di comune disgusto o una superba sensazione di sana superiorità. L'ultimo anno della mia sopravvivenza "laggiù" l'ho visto da vicino. Non in televisione mentre entra in qnalche circo straniero, salutato dalle capriole e dai giochi di prestigio di un collega presidente, né durante un viaggio interno per una di quelle "visite di lavoro" che, inaugurate da ululati e spasimi della folla, · proseguono poi con saggi consigli per il personale addomesticato delle fabbriche, delle stalle, delle scuole superiori, dei forni crematori, delle scuole per pappagalli, per poi concludersi con l'eterna descrizione, già ascoltata migliaia di volte, della sua orripilante visione del futuro, davanti a un pubblico raccapricciato, costretto ad ascoltare. No, questa volta l'ho avuto a portata di mano. Stavo tornando dal distretto di polizia, dove mi ero presentato con la mia macchina da scrivere per l'obbligatorio esame annuale. Solo i detentori di una speciale autorizzazione avevano infatti il diritto, secondo la volontà del clown nazionale, di possedere una macchina da scrivere. Per ottenere questaAutorizzazione bisognava compilare un apposito formulario e sostenere una prova annuale: presentarsi muniti della pericolosa macchina al comando di polizia del proprio quartiere, consegnare il formulario compila,to e battere un .testo di controllo (una lettera potrebbe essere stata scambiata, essersi consumato un punto esclamativo o una virgola, oppurecosa ancora più grave! - il proprietario o per meglio dire il suo apparecchio potrebbe essere affetto da qualéhe malattia contagiosa che i testi dattiloscritti potrebbero diffondere; potrebbe esserci una incubazione collettiva, e i virus dei nostri giorni sono, come tutti sanno, perfidi, astuti e tenaci, terribilmente narcisisti, spesso

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==