SAGGI/MANEA Il nostro ridicolo mostro nazionale è stato ricevuto con tutti gli onori militari da tutti i capi di stato dell'occidente e dell'oriente. facilitare la sorveglianza); la legge sulla famiglia (le difficoltà per ottenere il divorzio, no all'aborto, discriminazione per le coppie non sposate); lii legge sulla scuola (politicizzazione e militarizzazione dei bambini e dei ragazzi). Le sue tirate di ore, in stato di trance, tenute davanti a ranghi affamati per illustrare il circo del futuro, composto da schiavi felici sotto il giogo di severi guardiani dell'asilo d'infanzia. La sua truppa era formata esclusivamente da nani in stato di ipnosi incaricati di applaudire. E giganti corazzati e telecomandati, che costituivano il sistema nazionale di difesa del clown. Già allora preparai con circospezione la mia uscita dalla "area lavorativa" (come si dice nella terminologia manageriale), un'area che in meno di un decennio sarebbe diventata una palude per rinoceronti, per chi aveva imparato a nuotare nella merda, per i delatori. Non occorreva essere dotati di grande fantasia per immaginare il disgusto e la paura, la spossatezza e depressione che porta la gente dallo psichiatra. Naturalmente il medico sa che si tratta di ùna malattia che investe tutta la società; ogni paziente però è un caso a sé, che deve essere preso in considerazione secondo la personale "autodenuncia". · Una situazione limite in cui l'augusto non rappresenta più semplicemente l'equivoco, ma lo vive, e il confine tra realtà e chimera comincia a sbiadire. Una certa dose di "simulazione" (per esempio la sopravvalutazione di determinati sintomi reali oppure ispirati a dei libri) può alla fine provocare un reale deragliamento (che del resto era già presupposto alla simulazione). Nel circo totalitario, dove la finzione (non solo per il dottore, ma anche per i pazienti meno lucidi) è sempre più difficile da riconoscere, le sale di attesa degli psichiatri diventano i luoghi reali della fuga, della preghiera, della simulazione.Un nascondiglio "legale" quindi, in cui è possibile sottrarsi alla arena melmosa con le sue punizioni, le sue menzogne, i suoi gemiti quotidiani? La repressione psichiatrica è stata impiegata contro molti fantasmi "scomodi". Non è addirittura vergognoso, quando sei proprio tu a procurare allo Stato 1' arma più semplice per il tuo annientamento? Ma io non facevo parte dei "comodi", né lo sarei diventato negli anni a venire. Eppure... · L'assidua presenza nelle code di attesa davanti agli ambulatori medici alla fine ha portato alla "liberazione", alla "vittoria": inabilità al lavoro. Per usufruire del pensionamento annuale occorreva una perseveranza estenuante. Ma l'umiliazione periodica delle analisi mediche mi vaccinava da tante altre banali umiliazioni. Se il vero malato, che ammorbava tutto il paese, fosse andato lui in pensione (per malattia, come sarebbe stato più opportuno, oppure per limiti di età, da tempo ormai superati), allora io sarei probabilmente "guarito". Nel frattempo però l'ammalato ero io, e il ritratto del buffone che mi fissava a ogni angolo della strada mi costringeva a aumentare giorno dopo giorno il dosaggio delle mie medicine. · Così si era realizzata anche una sorte di "legam~" tra noi due. Una pallida e parziale metafora della schizofrenia imposta dal vero pazzo su tutto il suo regno. In tali situazioni limite infine viene alla luce anche la fondamentale differenza tra la "interpretazione" di un ruolo (con le sottili ripercussioni di qualsiasi malattia professionale, in definìtiva la recita della vita e della morte) e il ruolo effettivo che il grande teatro del mondo assegna ali' essere umano. Il clown bianco rappresenta dunque l'autorità ridicola - e l'augusto l'opposizione, il riso, il dolore? Il passaggio dell'artista (del rivoluzionario, a volte anche del credente) a emblema acquista un significato particolare in una società prigioniera. "L'apparizione di un clown bianco più sinistro, il fascista, ci trasformava in clowns bianchi a nostra volta, nel momento in cui si finiva per rispondere disciplinatamente col saluto romano" dice Fellini. "Tu sei troppo serio. L'immaginedell'augusto non ti si addice affatto. Sei troppo dignitoso, troppo etico, sei troppo poco oggettivo" diceva anni fa un amico quando l'ossessione di questa immagine mi obbligava alla stesura di un nuovo libro. Tormentato fino a far stridere i denti e alle smorfie, nell'augusto avevo riconosciuto una realtà autobiografica. La distanzia dai media? Il peso della solitudine? Era qualcosa di più di un semplice rifiuto, del sentirsi vulnerabili. Era anche conseguenza della solidarietà con il mondo umano che mi circondava. Il guitto che era salito al potere aveva gradatamente polariz_zatol'odio di un popolo intero, imbavagliato: nel letargo e nel terrore. L'immensa risata e l'immenso pianto che l'artista riassume in sé, sfidando la realtà, in mezzo alla tragica disperazione generale e collettiva acquistano nella umile figura, orgogliosa dell'augusto, una risonanza particolare. Vivere in un clima di terrore causa disturbi della percezione e induce spesso a rischiose e stravaganti associazioni di idee. Eppure quand'anche poi ne sei lontano, sia nel tempo che nello spazio, l'ombra nera dell'ossessione non ti molla. . Nell'estate del 1988 a Washington ho assistito al circo delle elezioni presidenziali e ho pensato all'altro clown "laggiù". Il teatro infantile e volgare della lotta per la conquista dei favori dello spettatore suscitava pensieri non propriamente ottimistici riguardo al genere umano ... Chi proviene dai paesi dell'est (che si dicono "socialisti") ha bisogno di un certo tempo prima di rifiutare le illusioni della utopia "rovesciata". Eppure per quanto irritante fosse stata la delusione, e anche se il vicepresidente Cotu~ix assomigliava molto meno al telegenico Robert Redford che - stupore degli stupori! - a un piccolo segretario di partito stalinista di provincia degli anni Cinquanta, il mio spavento "laggiù" era di casa. Solo "laggiù" la lettura di Fellini mi ha permesso di godere di quella infantile gioia vendicativa. Anche quando ci si fa passare davanti al vetro smerigliato il circo elettorale usando l'occhio telescopico di Fellini, con il pensiero si continua ostinatamente a rimanere "laggiù". Forse perché il giudizio di Jtinger vale "solo" per le vecchie o per le giovani democrazie, in cui è sempre possibile ignorare tutto il bailamme politico oppure di porlo tra parentesi. Ma non dove il ridicolo esercita il potere assoluto, tortura senza sosta e storpia lentamente, ma implacabilmente tutti quanti. No, allora non si tratta solo "del ridicolo resto", ma del tutto. E allora non può più essere ignorato, perché lui non ti ignora, non ti molla. . .. II circo delle libere e liberamente manipolate, elez1om m una società democratica i~ realtà non vota in modo ottimista. Mi venne involontariamente da pensare - e questo fa tutt'uno ~on l'irritazione di cui sopra - agli atti della ~bi, 1900 p~gme scoperte solo molti anni dopo la morte di Chaphn e che copnvano 53
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