INCONTRI/SANCHEZ FERLOSIO "volontario" è del tutto fallace e impropria, riferendosi ai componenti di milizie popolari occasionalmente organizzate per eventi bellici o rivoluzionari concreti e sciolte al termine degli stessi). Esso rende assai più facili per le nostre democrazie le avventure guerresche, come è statodimostrato dal comportamento della Gran Bretagna durante la guerra delle Malvine. Con un esercito di popolo invece l'opposizione sarebbe di tutt'altro tenore, e indirettamente lo ha provato il fallito colpo di stato. dell'estate scorsa a Mosca, dove l'incipiente democratizzazione aveva già fornito ai sÒldati sufficiente senso di cittadinanza perché si rifiutassero di sparare contro la propria gente. Se i generali sovietici si fossero affrettati a costituire corpi mercenari, le cose sarebbero andate diversamente. Allo stesso modo, se una democrazia sa di poter contare su un esercito costituito tramite selezione ideologica o sociologica, e cioè da fanatici o sbandati, s'arrischia a deprecabilj imprese aggressive. Concludo accennando a due paradossi. Da un lato c'è un'incongruenza riguardo alla coscrizione obbligatoria negli eserciti moderni, e cioè che gli ufficiali debbono essere comunque professionisti. Equesto sembra si debba ormai addirittura estendere ai soldati di truppa a causa dei famosi progressi tecnologici della ferraglia bellica. Tali ufficiali di carriera sono per di più esentati dal servizio militare di leva, quindi senz'altro e fin da subito mercenari. D'altro canto, mi rendo ben conto che proprio lo spirito e i valori degli obiettori di coscienza sono quelli che vorrei animassero le fila del mio esercito ideale di cittadini. Nei tuoi scritti ricorre anche la scottante questione dei nazionalismi e separatismi. Consideri, ad esempio, la contrapposizione tra il "delirio autenticista dell'identità vernacola, la virulenta regressione mitica del!' autoaffermazione etnica" e il "muoiasansonismo non meno cieco efolle, proclive al controsenso di sacrificare la Spagna stessa alla sua unità". Fino a che punto si può dire oggi che esistono popoli e culture nettamente definiti e distinti? Quando si parla di differenze culturali si dimentica che al centro della cultura occidentale (e persino orientale) ci sono il motore, lo sport da stadio, la musica rock e la passi va accettazione della pubblicità. L'omogeneizzazione culturale dell'occidente avanza a ritmo spaventoso ed è quindi tanto più sorprendente che le varie etnie sottolineino la propria differenza e peculiarità quando tutti partecipano della cultura dell'automobile e del calcio. E' solo un narcisismo illusorio. Anche la lingua si va trasformando in una koiné, perché imass media si sovrappongono, con la loro uniformità di caratteri e prodotti, a qualunque differenziazione linguistica. Niente distingue un quiz a premi come lo spagnolo "1-2-3" dai suoi equivalenti di altre reti nazionali, espressioni dello stesso sadismo sociale. E tutti i popoli europei inghiottono le stesse saghe familiari o telenovelas americane. L'appoggiarsi ai tratti tipici dell' indi vidualità etnica mi pare una protesta debolissima e sterile contro l'uniformità generale. Quale importanza men che ridicola può avere il folclore di fronte alla motocicletta o al football? Avrebbe molto più senso ribellarsi contro l'interdipendenza economica mondiale eh.e comporta l'appiattimento culturale, piuttosto che addurre defunti localismi. Questo non significa però affatto che sia giustificabile il tabù contro la secessione, cioè il carattere sacrosanto dell'unità della Patria intesa come Stato. Esso è anzi uno degli elementi più nefasti del principio di dominazione, che è quello che ha sanguinosamente retto tutta la storia. Così come bisogna ammettere che le nazioni sono oggi probabilmente troppo grandi. Mi colpì anche un tuo articolo di suggerimenti al ministro spagnolo della cultura in cui tra l'altro difendevi il diritto alla fotocopia ... Prendevo spunto dal fatto che 130 magnati dell'industria del libro avevano fondato un'associazione per controllare- come i gangsters di Chicago controllavano le slot machines - tutte le fotocopiatrici del paese, al fine di far pagare una tassa per ogni pagina riprodotta da loro pubblicazioni. Questi adoratori dei miglioramenti tecnici attaccavano le fotocopiatrici rinnegando con ciò l'unica cosa buona che il progresso tecnologico può offrire: rendere accessibile e abbondante quanto è scarso, abbassandone il prezzo. Mi sembrava un errore capitale. Dove finiremo proteggendo gli interessi privati degli editori invece del comune interesse pubblico della coppia autore-lettore? Dicevo che un buon governo deve sentirsi obbligato a difendere l'interesse pubblico di studenti, appassionati e spontanei, impedendo ogni restrizione alla riproduzione non commerciale di scritti. La cosa che mi aveva più colpito era però che oltre quattrocento scrittori avessero appoggiato l'iniziativa, dimostrando di ignorare chj sono. Essere scrittore significa a mio avviso esercitare l'enorme libertà di determinare da sé la natura e il senso del proprio lavoro. Significa essere uomini pubblici ancor più dei 'politici.E' assurdo che degli scrittori si associno con privati mossi da fini di lucro: dovrebbero al contrario essere interessati a che quanto hanno scritto e ritengono benefico per tutti si diffonda in ogni modo possibile, anche attraverso fotocopie che non gli renderanno un centesimo. Nonostante trascuri la creazione letteraria, con gran dispiacere di noi lettori, vuoi accennare alla concezione che ne hai? In due battute, la narrazione è una funzione della lingua, di cui ci serviamo quotidianamente. La poesia è invece un bricolage più distanziato. Per me lo scrittore valido è un essere ricettivo, non attivo. Ascolta, riceve le parole. Perciò non mi paiono sbagliate espressioni come "musa" o "ispirazione", che rivelano questa passività. La musa non viene amettere in movimento la penna, ma sopraggiunge soltanto, se vuole o può farlo, quando essa già si sta muovendo. Voglio dire che si rafforza sempre di più in me l'impressione che tutto quanto troviamo di veramente felice in un'opera letteraria non sia prodotto d'elaborazione deliberata, bensì fiore e balenio istantaneo di un accidente sopraggiunto. Splende con l'aura inimitabile che mi piace comparare a quella propria del geniturh.,nonfactum come dice del Verbo il Credo di Nicea.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==