STORIE/VllQUEZ MONTALBA.N da Nauplia fino a Olimpia, o di un'estate a Camprod6n, nella fattoria dei miei, a finire una volta per tutte il mio saggio sulle superstizioni in Catalogna negli anni d'oro dell'Inquisizione. Luisa non si era ancora decisa e alla sua offerta di fare il viaggio in Grecia in compagnia dei figli io rimasi così male che, sebbene non avessi detto nulla, lo notò e cancellò la proposta con una mano, come fosse rimasta scritta nell'aria. - Cerca di capire. Era metà giugno quando feci gli ultimi esami e rimasi fino a notte nel mio ufficio del dipartimento, a ordinare i lavori per cominciare a correggerli. Uscii per sgranchirmi le gambe sul prato e vidi luce nell'ufficio di Betriu. Tornando verso l'edificio, i miei passi mi portarono in direzione del corridoio dove era il suo ufficio e la mia mano spinse, leggermente la porta di vetro smerigliato fino a offrirmi la visione di Betriu stravaccato sulla sedia girevole con un bicchiere in mano colmo di ghiaccio e di Cointreau. La bottiglia faceva da fermacarte sµl mucchio di scritti degli esami ammucchiati. Betriu parlava da solo e si·rispondeva borbottando qualcosa di inintelligibile, ma a quanto pare di molto divertente perché rideva delle sue stesse risposte. Mi tirai indietro • e andai a telefonare a Sitjar per dargli un appuntamento immediato all'entrata del campus, vicino al rettorato. Era un'ottima postazione per osservare i movimenti di Betriu: si vedeva la luce del suoufficio e ilparcheggio adiacente dove la sua auto stazionava. Sitj&rarrivò e mi si mise accanto senza far domande. Fumavamo in silenzio senza staccare gli occhi dalla finestra. - Può andare avanti tutta la notte. - O lo faccio o divento pazzo. Questa storia mi ha tolto il sonno per settimane. Sfavillava in lontananza il bagliore di un luna park itinerante che si insediava lì tutte le estati al punto da esser diventato un indizio del cambio di stagione. - Ricordo una foto di Nietzsche in una biografia di Lou von Salomé. Sitjar si strinse nelle spalle. - La Salomé fu amante di Nietszche, di Rilke, di Freud ... - Una collezionista? - In un certo senso. Nel libro c'era la classica foto truccata delle fiere:.una carrozza di cartone, Nietzsche al posto del cavallo e la Salomé in carrozza, che-fa finta di flagellarlo. La foto è un esempio palese di come perfino l'essere umano più intelligente disponga di un buio recesso nella propria anima per la più feroce stupidità. · - La stupidità è un male minore. È la cattiveria, che è grave. Pensai alla mia crudeltà di poche ore prima, quando cercavo di costringere Luisa a passare l'estate con me, mettendola fra l'incudine che ero io e il martello dei figli. Ricordavo le figure di quei bambini, odiosi rivali che non mi sarebbe importato di cancellare dalle pagine della nostra storfa. Talvolta avevo immaginato la definitiva rottura matrimoniale di Luisa, il suo arrivo a casa mia con tutti i figli e la mia consèguente fatica per convincerla a metterli in un collegio. La luce si spense. Pochi minuti dopo sulla soglia della facoltà apparve Betriu. Respirò diverse volte con tutta la profondità dei suoi polmoni. Rimanevano soltanto tre o quattro auto parcheggiate, ma Betriu esaminò il parcheggio come se gli costasse fatica individuare la propria. Gli costò parimenti fatica centrare la serratura, e quando mise in moto mi trovavo già seduto sull'auto guidata di Sitjar. Aspettammo che oltrepassasse la nostra postazione per accendere i fari, e lo seguimmo per la circonvallazione che portava alla zona residenziale dei professori. Accostò di fronte al giardino del suo appartamento. Non mise l'auto in garage. Sembrava in preda a una fretta paranoica. Aspettammo a venti metri dalla casa, con i fari spenti. - Può darsiche non esca più. - Ha lasciato l'auto fuori. Pignolo com'è. -È sbronzo. Non si fece attendere molto. Uscì a testa bassa e con la giacca in modo da nascondergli la faccia, ma non poteva impedirci di vedere la sua trasformazione, insaccato in uno smagliante abito di alpaca con al culmine una parrucca. Sembrava diventato perfino più alto. Salì in auto e mise bruscamente in marcia. Sembrava avere premura di imboccare la_statale quanto prima e quando la prese si lanciò a tutta velocità per un tunnel di grigi bagliori delimitati, ancora una volta, dalla luna piena. Scoprii allora che c'era di nuovo la luna piena e che dovevo sempre parlare con Riquer. - Mi sento come uno stupido. - Ogni tanto bisogna rispettare il bambino che è in noi. La mia stessa risata mi suonò isterica. Ricordai improvvisamente gli insegnamenti di un professore una trentina d'anni prima. Un~ dozzina di nanerottoli che pedinavano un professore bianco, flaccido, che scriveva poesie ·e beveva uova crude in nostra presenza, come fosse un prestigiatore o un alchimista. L'inseguimento ci aveva portati a una triste tintoria rionale dove sua madre lavorava come stiratrice e lui andava a prenderla all'uscita dalla scuola. Lo seguimmo tre o quattro volte fino a scoprire che l'amore per la mamma, soprattutto se vedova, non è in contrasto con la sovralimentazione a base di uova crude, soprattutto se il figlio è stato un bambino molto malato e cliente fisso degli ambulatori pediatrici. L'auto di Betriu si tuffò nel parcheggio privato di una rossa discoteca illuminata come l'antesala di un inferno di paese. La quantità di auto indicava l'immensità della discoteca cali' estetica prefabbricata, come fosse un magazzino del suono, della luce, del sudore e dei contatti furtivi. La musica elettronica ci fermò sulla soglia con una pugnalata nello sterno e nelle orecchie che indignò il nostro sopracciglio. ' - Erano dieci anni che non mettevo piede in un antro simile. -Allora era di moda l'Otis Re'dding. - Preistoria, figliolo. La mia ragazza non fa che parlare di eminenze attuali del rock, ma io non memorizzo. - Non metabolizzi. vorrai dire. - Esatto. Non metabolizzo. Più di cinquecento condannati a quel suono fingevano di respirarlo, di viverlo,di berlo e di ributtarlo fuori come un'energia
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