Linea d'ombra - anno X - n. 68 - febbraio 1992

CONFRONTI a tenere un legame-d'affetto. Sentimento che però esprime pica chiando il ragazzo, se questi si mostra debole, tormentandolo, dicendogli: "To' ! Bestia! Bestia sei! Se non ti senti l'animo di difenderti da me che non ti voglio male, vuol dire che ti lascerai pestare il viso da questo e da quello", (e bisogna mettere qui a confronto la frase in positivo "Il padre che. gli voleva ·bene, poveretto ... ", con questa'in negativo'' .... dame che non ti voglio male" per sottolineare la discesa verso la sfiducia e la solitudine di Malpelo). E tuttavia protegge l'amico, lo sostiene nel lavoro, gli dà per companatico la sua cipolla, gli compra con i stioi soldi riso e minestra calda quando Ranocchio si ammala, cade infine in una immobile "disperata rassegnazione", quando il ragazzetto scompare. Dopo non ci sarà che l'attesa della propria ineluttabile scomparsa. La quale avverrà letteralmente nei meandri della caverna, dove egli sembra fin dall'inizio destin_atoa concludere, ad annullare la sua breve esistenza. Dissolvendosi nel buio fitto di quel labirinto, trapasserà, Malpelo, dalla dura realtà e verità della storia alla maligna evanescenza della favola, alla terrifica mitologia dei ragazzi che dopo di lui scenderanno a lavorare nella cava. "Così si persero persin le ossa di Malpelo e i ragazzi della cava abbassano la voce quando parlano di lui nel sotterraneo, ché hanno paura di vederselo comparire dinanzi, coi capelli rossi e gli occhiacci grigi". Mitologia in cui anche Malpelo prima di loro aveva creduto, per altri morti che lo avevano preceduto. "Allora stendeva le braccia a destra e a sinistra, e descriveva come l'intricato labirinto delle gallerie si stendesse sotto i loro piedi dappertutto, di qua e di là, fin dove potevano vedere la sciara nera e desolata, sporca di ginestre riarse, e come degli uomini ce n'erano rimasti tanti, o schiacciati o smarriti nel buio, e che camminano da anni e che camminano ancora, senza poter scorgere lo spiraglio del pozzo pel quale sono entrati, e senza poter udire le strida disperate dei figli, i quali li cercano inutilmente"; " E ogni voltà Malpelo ripeteva che al di sotto era tutto scavato di gallerie, per ogni dove, verso il monte e yerso·Ja valle; tanto che una volta un minatore c'era entrato coi capelli neri, e n'era uscito coi capelli bianchi, e un altro cui s'era spenta la torcia aveva invano gridato aiuto ma nessuno poteva udirlo. Egli solo ode le sue stesse grida! diceva, e a quest'idea, sebbene avesse il cuore più duro della sciara, trasaliva''. Nella cruda realtà della cava, c'è dunque un movimento verso il bassoinsondato, uno sconfinamento verso.un irreale terrifico, verso uh abissale, metafisico mondo di orrore alla Poe. Fuor della cava, se non è pena o terrore, è desolazione, è nudo e vuoto, aspro e inospitale leopardiano paesaggio vulcanico. Su cui gravano sconfortanti notti senza luna, stridono civette, volano pipistrelli; e nei cui burroni sono carcami d'asini spolpati da famelici cani. Da questo piano, da questa superficie disumana, può partire per l'alto un secondo movimento, possono partire fantasie, desideri: di fare il .manovale e "lavorare cantando sopra i ponti, in alto, in mezzo all'azzurro del cielo, ccii sole sulla schiena"; di fare il car-rettiere e andare per le belle strade di campagna; di fare il contadino," che passa la vita fra i campi, in mezzo al verde, sotto i folti carrubbi, e il mare turchino là in fondo, e il canto degli uccelli sulla testa". · Pubblicato la prima volta nell'agosto del 1878 sul "Fanfulla", il racconto entrerà nella raccolta Vita dei campi "spartiacque fra un prima e un poi della novellistica italiana" (Carla Ricciardi), che sarà stampato da Treves nel 1881 (una· seconda edizione, illustrata da Arnaldo Ferraguti, uscirà nel 1897 ). Malpelo è sicuramente nato dall'incrocio miracoloso della crisi artistica ed esistenziale dello scrittore con la presa di coscienza del mondo contadino e minerarìo che l'inchiesta di Franche.ti e Sonnino del 1876, Condizioni politiche e amministrative della Sicilia e soprattutto il capitolo supplementare all'inchiesta, intitolato Il lavoro dei fanciulli nelle wlfare siciliane facendo inor- . ridire, aveva rivelato al mondo come tremenda piaga sociale. Verga, privo com'era di memoria "zolfifera", sposta l'azione del dramma dalla miniera di zolfo alla cava di rena. Un altro grande scrittore, di conoscenza e memoria delle zolfare, l'agrigentino Pirandello, riprenderà anni dopo, con altro stile e altra concezione letteraria, con altra soluzione poetica, il racconto del caruso di miniera che chiamerà Ciàula (Ciàula scopre la luna). Rosso Malpelo dopo Nedda e Jeli il pastore è la tappa più vicina, con Cavalleria rusticana, La Lupa, L'amante di Gramigna, alla perfezione stilistica, alla compiuta poesia de / Malavoglia. ' In Malpelo c'è ancora una qualche esitazione linguistica, un certo inceppamento nella restituzione del linguaggio popolare .che si evidenzia col ricorso, per certi modi di dire, al corsivo. Ma Rosso Malpelo è certo uno dei capolavori della novellistica verghiana. C'è nel racconto, nascosta sotto la crosta lavica della impersonalità, una struggente pietà per Il personaggio, c'è un sentimento sepolto nei meandri profondi della memoria e del cuore. ERRATA Nell'articolo di Peppo Delconte apparso sul numero scorso di Linea d'ombraArcheologia dello sradicamento- i canti degli · operai di Torino sul libro di Jona e Liberovici, parlando di Le canwni della cattiva coscienza edito da Bompiani nel '64 è indicato erroneamente tra i co-autori Fausto Amodei. Il coautore che anda~a invece citato è Giorgio De Maria, con il quale ci scusiamo.

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