oppressi presenta, essa pure, il suo lato esatto, ma come non dirla relativissima quando non tròvasi uomo in cui non si intreccino queste due qualità? Uomo, che per quanto stia al fondo della lunghìssima scala delle oppressioni, non tenga altri da opprìmere, fosse sua moglie, fosse il suo gatto, fosse lui stesso? Il che, parole a parola, può dirsi di tutte le anàloghe, come di quella tra creditori e debitori che l'ingegno del Lamb posa in fama, e di quella tra servi e padroni che la poca gramàtica e la lògica nulla di un odierno Messìa ha screditato del tutto, non ché di altre tantissime. Ma completa, ma assoluta è la nostra. In essa non c'è da tenere un piede di quà e uno di là del confine. Stòmaco vuoto è vuoto e per sé e per tutti. E ciò valga, mutàtis mutàndis, del pieno. Poi, questo elèggere il cibo a divisore· comune è già caparra della bontà della strada'. · Diceva Menenio Agrippa, in quella sua nota storiella, il quale, con il rinforzo della corba del pane e la minaccia della punta delle aste! bastò a ingoffare la plebe latrante, diceva che il ventre è il fondamento della repùblica: io aggiungo che il ventre è pur quello della massima parte dei sentimenti e però delle idèe. Ché se la càusa di qualcuna di queste dura nascosta ad ogni acutezza d'indagine, stàrefrattaria ad ogni tormento di prova, ecco, che, ragguagliàtala al ventre, spontanea ci si dichiara . È infatti, se, analizzando le poètiche melancolìe di quelle fanciulle pellùcide che vìvono in un continuo amoroso sbadiglio, noi troveremo ventose verdure e vile aqua; nello scomporre il coraggio di quel soldato che entusiasta si scagli fra le bajonette nemiche, caveremo due libbre di sòlida carne inaffiate di grappa. Che più? In noi bimbi, non meditanti ancora il pensiero, il primìssimo senso - primo per ragione di tempo e di forza - è la fame, quando, vagendo, invochiamo la mamma che allora significa solo mammeila e invochiamo il pappà perché c'imbocca la pappa:. ed· è la fame che in noi, fatti uòmini, acuisce l'ingegno, guida alle arti, urge il progresso. Sparta sagacemente se !''alleva ad educarsi cittadini forti e scaltrissimi. Dinanzi a lei tutto cede, perfino l' am9re. Scendiamo ora nei prati dallè grasse pasture, nelle proprietà di quella classe che fu chiamata la dirigente, ma che meglio dirèbbesi la, digerente. Costoro, nell'anno che corre, non sono peranco riusciti a capire, come ci sìano uomini tanto vigliacchi da chièdere un' elemosina, essi che pòssono darne, e se taluno vien loro contando nella mano scarna che tolse ciò che le si aveva negato, un pane, occhièggiano scandolezzati, essi che lo hanno già in pancia. Costoro ti pàrlano sempre non cera musuta del sudiciume, dell'ignoranza e della immoralità degli ùltimi strati, né si rischiàrono di filàntro~ fica gioja che quando possono dire "ah, finalmente! l'autorità ci provvede: oggi s'è fatta una buona razzìa". Superbi del loro ozio in velluto, grìdan la croce all'ozio in frustagno; superbi delle loro costose ubbriacature, svàrii alla noja e richiami a sorrisi benèvoli o a IL CONTESTO lusinghieri rimpròveri, predicano con apostòlico zelo contro colùi che nell'infimo Basco tenta di addormentare la orrenda miseria, risvegliàndosi invece in un più stretto abbraccio con essa. Quando poi, affondati nei lor poltrononi e nelle loro ventraje sapòrano il dopopranzo in una beatitùdine ciuca, foriera di gotta (la µicro1t'tWX,1l ElE<x1), e il lor giornalone, narrando le feste delle Maestà, delle Altezze e delle Eccellenze "che sono poi poveretti una vera benedizione" li ha assicurati che tutto cammina secondo il sòlito, bene, dimàndandansi con sorpresa: come mai in uno Stato sì pingue, con un Governo sì saggio, tròvansi ancora de' malcontenti? "gente" esclamàno essi con sdegno "che non ha nulla da perdere" aggiungendo con un fare di vìttima: -e sì che chi paga le tasse siam noi! - I quali noi, sono, naturalmente, gli onesti. Ma, a fronte dei numerati felici, stà il campo innumerèvole degli infelici, sfondo bujo ed eterno, donde a tutto rilievo balzano gli avvenimenti, senza mai apprire ch'ei ne sia il crogiuolo. Variamente detti proletari, zavorra, diseredati, sine nòmine plebs, chair à canon, canaglia, e oggidì (giorni di lojolesca pietà) popolino, i molti fùrono sempre gli stessi, sempre ridìcoli e brutti, sempre sprezzati e temìbili. Innanzi a loro, magri ed esangui, pàssano le ben pasciute lucenti pariglie traendo, adagiate sulle clàstiche cigne, altre bestie, ·signori dalle cere · facchine, Dei che pìsciano e càcano, cui essi dimenticando la facil vendetta della negata ammirazione, seguèndoli invece con uno sguardo lungo, invidiante, complètano il trionfo. Ma, o trionfanti, badate! Si accùmulano gli odii. E i cuori degli spregiati sussùltano .e spèrano in certi nomi malfidi di riforme sociali, gravidi di nebulose promesse, e affrèttan coi voti il tempo, fosse in dì solo, un'ora, un minuto in cui potranno chiamare, lo sfogo della lor rabbia, diritto. Né allora, o sazii, invocate la patria. Pei mìseri non ve ne ha. Chè non è patria un paese, a chi non ne gode che il cielo, che un Governo dal quale fu escluso e leggi inimiche e inaccessiìbile arte. E che fà a lui delle armi straniere, rumoreggianti ai confini di terre non sue? qual nuovo danno può egli aspettarsi, egli che ne ha esaurita la somma? E però, spesso, rompe la legge, ch'ei non ha fatta. E la legge, per tutti i miseràbili eguale, lo trae al cospetto di una magna assemblèa di toghe, dove l'eloquenza del degno rappresentante della vendetta pùblica imperversa contro di lui, facendo drizzare i capelli ai candidi ascoltatori e brillare la lagrimetta alle spettatrici tènere, e dove la eccellentìssima Corte si trova tosto d'accordo (che è l'ora del pranzo) a condannarlo abbondantemente. Ma che! ·egli non allibisce, non implora pietà! Gira intorno all'occhiata tra lo sprezzo e la sfida ed esclama: almeno mi manterrete! Oh il briccone! I) µicro1t'tWX,1l Elea, la dea che odia i mendicanti, cioè l'iddia che sta contro la povertà, la gotta, infine, che è la malattia dei ricchi. UTET Libreria CINEMAEMUSICA Brevestoriadellamusica cinematografica di GiannRi ondolino pp. 138 L. 15.000 MUSICAPOETICA Introduzionaellaretoricamusicale di FerruccioCivra pp. 216 L. 26.000 CONOSCEIRNEOSTRAILIMENTI di AngeloSampaolo, AngeloStacchiniI,vanoC· amoni pp. 332 L. 28.000 LETOSSICODIPENDENZE GIOVANILI . di VittorioLamprontei ConcettaAlessio pp. 144 L. 15.000 IL CANCRO Un approccioscientificoalla tragediadel secolo di ClaudioNicolini pp. 120L. 15.000 INTRODUZIONAELLOSTUDIO DELLARELIGIONE di Autori Vari pp. 224 L. 22.000 L'ITALIANONELLEREGIONI li Piemonte la Valled'Aosta di ClaudioMarazzini pp. 296 L. 32.000 DTET
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