Linea d'ombra - anno X - n. 68 - febbraio 1992

IL CONTESTO Strade di pace Diversità, autodeterminazione e cooperazione dei popoli Alexander La.nger Di fronte a certe esplosioni di nazionalismo, soprattutto nell'Europa dell'Est e balcanica, si potrebbe quasi pensare che nel momento in cui sembra definitivamente terminata e sepolta la seconda guerra mondiale, la prima possa invece ricominciare. E se inoltre si considera che anche in molti altri pezzi d'Europa si notano moti di segno nazionale, etnico o persino "razziale", e che tale tendenza sembra crescente, c'è da chiedersi se tomino ad essere possibili "guerre civili europee" - cioè guerre tra popoli europei --:--e se il nazionalismo possa davvero essere liquidato come retaggio ormai obsoleto dell'Ottocento e della prima metà del Novecento. · Movimenti e conflitti etno-nazionali in ripresa - non solo ali 'Est Chi nei decenni passati avesse sotto_valutatoil potenziale rilevante dei fattori etnici o nazionali (li chiamerà "etno-naziona- _li", senza pretesa di precisione terminologica) o li avesse considerati sorpassati, non potrà che meravigliarsi, scuotendo magari sconsolato la testa per tanta esplosione di "irrazionalità". Chi invece vi aveva prestato maggiore attenzione, da tempo poteva rendersi conto di un asp.etto importante che oggi talvolta gli europei dell'Est rimproverano a quelli dell'Ovest. A me stesso è successo a Praga, nel 1990, nel corso dei lavori della "Helsinki Citizens' Assembly'', di sentir dire con decisione che l'Ovest magari sente come scontato un giudizio negativo sul nazionalismo, mentre all'Est ciò non è di per sé evidente, anche perchè si stava appena uscendo da una sorta di internazionalismo obbligatorio. "Voi sarete post-nazionalisti, ma lasciate che noi per ora siamo post-internazionalisti", veniva detto; "lasciateci il tempo di trovare un modo a noi congruo di essere noi stessi e di scegliere come voler essere ..". E dopo la caduta_così repentina e totale dell'ideologia sin qui posta a fondamento di quegli stati - ed in qualche misura, magari forzatamente, anche di quelle società - si può constatare che ciò che era sopravvissuto nelle catacombe si ispirava piuttosto ai valori della religione e della nazione (fede e patria), e sarà da lì che, forse solo per un periodo transitorio, ma non per questo con minore intensità, molti attingeranno per ritrovare nuove fondamenta di un'identità collettiva comunitaria o sociale. Ciò potrà comportare inmolti casi aspetti assai artificiosi e forzati, basti pensare alle nuove divise croate da parata o alle bandiere zariste in Russia o a certi pretendenti a improbabili (ma non impossibili) troni che spuntano qua e là. Ma certo è che per le persone e le popolazioni interessate quel "noi" etnico o nazionale conta molto di più di altri elementi di identificazione del loro recente passato quando s_ipretendevadi fondare il "noi" collettivo piuttosto sulla comune fede nel progresso, nella fratellanza dei popoli e nella giustizia sociale. Che poi al fascino dell'identificazione etnica o religiosa si sostituiscano, magari in tempi brevi, altre ubriacature, da quella del denaro a quella della scienza o della .tecnica, pare piuttosto prevèdibile. Ma la qualità del!' ulteriore sviluppo dipenderà non poco dalle risposte che si sapranno dare-anche in Occidente-all'attuale risveglio etno-nazionale. Risveglio che, del resto, non· si nota solo nei paesi" excomunisti dell'Est, ma in varie forme e misure pure nei paesi occidentali. Basti pensare ai differenti movimenti autonomisti 18 che anche in Occidente fioriscono come reazione al centralismo alla modernizzazione forzata, ali' oppressione ed all' omologazio~ ne delle diversità, alla negazione di "sviluppi differenti". Pensiamo però anche alla xenofobia dilagante che stimola razzismo e violenza. Si è, dunque, di fronte ad una gamma assai ampia di manifestazioni di mùti e movimenti a sfondo etnico/nazionale che non possono essere valutati tutti in modo ugllale e che esigon~ analisi e risposte differenziate. E' interessante notare che le regioni più periferiche (sia dal punto di vista geografico che economico-sociale)- come avviene, per l'appunto,. nell'Europa centrale ed orientale- hanno conservato in genere una maggiore pluriformità etnica e culturale, e quindi anche tensioni maggiori di quanto non avvenga nelle metropoli dell'industria, della tecnica, delle comunicazioni di massa e in generale della modernità trio.nfante e ben organizzata. Sarebbe sbagliato attribuire alle situazioni con un maggior potenziale di molteplicità e di tensione una valenza solo negativa: vi si rispecchiano anche notevoli elementi di vitalità e di autenticità. Contagio, potenziale dirompente;momenti originali e creativi, aspetti distruttivi e costruttivi ... La capacità di contagio dei movimenti etno-nazionali è comunque piuttosto elevata, e se si pensa alla dinamica di evocazione e di moltiplicazione che possiede la rivendicazione di autodecisione o di nuovi stati nazionali; o almeno di autonomia e di autogoverno, si può immaginare fin d'ora un futuro nel quale le . questioni nazionali o etniche in Europa saranno tutt'altro che neutralizzate o risolte. Piuttosto è probabile che nei prossimi anni· e decenni ci si sco·ntreràancora molto - e purtroppo non solo in senso metaforico - su questi problemi. Il potenziale dirompente e la capacità di coinvolgimento e di mobilitazione che fattori nazionali, etnici, religiosi, razziali ecc. esercitano verso larghe masse supera di parecchio l'intensità che può venire dal richiamo del conflitto sociale. E' ben noto, infatti, che da stimoli etnici o nazionali, di per sè non necessariamente sterili o nefasti, possono derivare pericolosissime tensioni, cariche di ripercussioni anche internazionali e persino militari; l'esperienza jugoslava illustra i rischi nient'affatto teorici, e bisogna anche rendersi conto che analoghi processi possono verificarsi su scenari extra-europei con violenza ancora maggiore. Siamo ancora ben lontani dal1'aver raggiunto l'apice di queste tensioni - basterà riflettere cosa potrebbe succedere se dei nazionalismi aggressivi (magari dichiarati ed intesi come "difensivi") si trovassero in possesso di armamenti nucleari o comunque non convenzionali. Terremoti etno-nazionali non possono essere visti solo come energie che si liberano in occasione di processi di dissoluzione di precedenti ordinamenti più vasti o di imperi, per quanto sia evidente che simili processi di disintegrazione provochino ristrutturazioni di enorme portata: basti pensare alla fine dell'impero ottomano o austro-ungarico, per restare nei tempi recenti ... Non ci si potrà attendere, per esempio, che certi stati e certi confini, che così come li conosciamo oggi sono il frutto di decisioni o concatenazioni assai arbitrarie, possano avere il .respiro molto lungo, e ciò vale non solo per l'Europa, ma ancor più per l'Africa e, probabilmente in un futuro non molto lontano, anche per l'Asia e per l'America Latina.

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