minacciandole di morte; dopo alcune ore sono state rilasciate. Siamo costretti a mandare i bambini e le ragazze in giro, perché per noi uomini è impossibile circolare, se veniamo presi dai faqash, un colpo alla schiena è il minimo che possa capitare. Da alcuni giorni siamo senza acqua corrente, andiamo a rifornirci ai pozzi delle moschee dopo code di ore. I saccheggiatori, se hanno sete, non chiedono da bere: ti puntano il fucile addosso e rubano il secchio dell'acqua. - Abbiamo saputo che i militari governativi hanno ripiegato e abbandonato il quartiere Shibis; nel quartiere c'erano due obiettivi importanti che l'USC ha cercato di conquistare con ogni mezzo: la fabbrica di armi e munizioni e la casa di Khadija, la moglie del presidente Siyaad Barre. La colonna militare, scortata da carri armati è caduta in un'imboscata e per sganciarsi ha ingaggiato una furiosa battaglia. I carri hanno sparato alzo zero, distruggendo molte case di Bondhere. I cadaveri deifaqash sono disseminati lungo tutto il viale Som<1liaT. utti i palazzi compresa la posta, l'albergo Juba, la chiesa del Sacro Cuore, le banche e le scuole, sono bucherellati; non sono stati risparmiati nemmeno gli alberi, i lampioni e i semafori. Numerosi mezzi blindati giacciono distrutti e i corpi in decomposizione degli equipaggi infettano l'aria. E' tassativamente vietato dare sepoltura ai nemici, anche se caduti in battaglia. 26.1.1991 Non è ancora sorto il sole che le bande dei saccheggiatori sono già al lavoro nel quartiere. Finalmente è tornata l'acqua potabile, ne approfittiamo per fare scorta. Verso le sette di mattina sentiamo sparare dalle parti di Ceel Gaab, solito fuggi fuggi generale, le macchine e i camion lasciano il campo a. tutta velocità strombazzando con i clacson. La tregua è breve, dopo appena mezz'ora di nuovo ritornano tutti e riprendono il lavoro interrotto; ricomincia la solita musica: porte sfondate, spari e urla. I negozi da saccheggiare sono ormai pochi, ma la gente è molta per cui scoppiano risse a suon di raffiche. A volte sono troppi quelli che entrano in un negozio, allora è più la roba che viene distrutta e calpestata che quella che si porta via. Le nostre giornate trascorrono monotone, facciamo ogni sforzo per sopravvivere. All'alba, dopo la preghiera, si va in cerca di acqua; poi, superando i posti di blocco deifaqash o dei guerriglieri e sottoponendosi ogni volta a interrogatori e minacce, si passa da un quartiere all'altro in cerca di petrolio, olio, farina, zucchero, riso e pasta; se si è particolarmente fortunati si riesce a trovare una cipolla, una patata o un pomodoro. Di carne e pesce neanche a parlarne, le uova non ci fidiamo a mangiarle da quando ho visto una gallina banchettare su un cadavere. Finora ci è andata bene ma sono tante le persone denutrite, e i bambini falcidiati dalla diarrea. In queste quotidiane esplorazioni, a volte mi capita di trovarmi sotto un bombardamento, con schegge che volano in tutte le direzioni o tra due fuochi. Questa è una strana guerra, tutti sono armati e sparano in continuazione. Se incontro gente armata, per prudenza alzo le mani e se mi domandano di che clan sono, dico che sono dei reer Xamar. I reer Xamarsono neutrali e in genere sono rispettati da tutti. Alla lotta contro il regime dittatoriale si è sovrapposta la lotta cianica; i due maggiori clan: Daarood (il clan di Siyaad Barre) e Hawiya (il gruppo base dell'USC) ormai si affrontano in campo aperto. Faccio il mio solito giro di ricognizione; ii quartiere è irriconoscibile: tutte le porte dei negozi sono sfondate, si cammina su un tappeto di merci buttate alla rinfusa. E' impressionante il numero di ventilatori gettati in strada, si vede che non ne conoscevano l'uso; la maggior parte degli sciacalli viene dalla boscaglia. Per terra c'è di tutto: sacchi di spezie sventrati, caffè, farina, profumi, quaderni, penne e un'infinità di altre cose. Un gran numero di donne riempie sacchi con questi avanzi, con infinita pazienza raccolgono ogni cosa. Una donna spalma la crema spermicida sul viso, un'altra è perplessa davanti a una grande quantità di vasi da notte di cui non capisce l'uso; così pure per la carta igienica. I barattoli di vernice vengono svuotati per poter utilizzare il contenitore. C'è poi chi ha fatto chilometri con un cartone sulle spalle per poi scoprire che è acqua minerale e per ladelusione prende a calci le bottiglie. Due ragazzi vanno in coppia cercando di vendere un paio di scarpe, uno la sinistra e l'altro la destra. IL CONTESTO Nel pomeriggio iniziano scambi di cannonate; dalla terrazza vediamo Villa Somalia centrata dalle cannonate. E' la fine di questo maledetto regime e della "iena di Garbaxarrey", uno dei soprannomi di Siyaad Barre. Gli scambi di artiglieria proseguono fino a sera; siamo a un chilometro in linea d'aria dalla presidenza e temiamo di es.sere colpiti. L'avanzata della Jabhadda è inarrestabile, sono ovunque e stanno marciando verso il campo d'aviazione, ultima roccaforte del regime. Si combatte casa per casa, i cecchini sono dappertutto ma questa volta c'è molta determinazione. La notte di solito i combattimenti cessano, ma non oggi, si continua a sparare, la presidenza e la radio sono assediati; alcuni dicono che Siyaad Barre.è già fuggito. La paura di un bagno di sangue ha spinto molta gente a lasciare la capitale e al mattino presto anche alcuni giovani della famiglia sono partiti in direzione di Balcad, da lì proseguono per Afgooy, hanno in mente di imbarcarsi da Baraawe verso il Kenya. Stiamo svegli tutta la notte pronti a darci alla fuga se la situazione precipita. Lo scambio di colpi si è infittito, le pallottole luminose e gli scoppi sembrano fuochi d'artificio; l'aria è irrespirabile. 27.1.1991 Il giornale radio delle sei e trenta ha dato l'annuncio che Villa Somalia è stata espugnata e che anche la base militare dell'aviazione, ultimo rifugio di Siyaad Barre, è in mano all'USC. Pare che il Vecchio abbia trovato scampo nella fuga via terra, verso Garbaxarrey, sua regione di origine. Grazie a Dio, l'incubo è finito. Ha così firie la "rivolu'zione senza spargimento di sangue". La Somalia ha pagato un caro prezzo; bisognerà pensare subito alla pace e alla ricostruzione. La città è invasa di gente, il traffico è caotico, sòno scesi in strada anche i carretti tirati da asini. L'obiettivo è il porto con i suoi enormi magazzini e le centinaia di container, poi c'è l'arsenale della scuola della polizia, l'aeroporto e la caserma di Halane. Finalmente ci sono altri quartieri da saccheggiare e gli ospedali; il nostro quartiere torna alla normalità. E' uscito il DIZIONARIO GARZANTI deSiinonimeideiCOntrar Rigorescientifico, chiarezzeapraticità. Unaguidasicura · perlascelta dellaparolagiusta. Novitàassoluta Gliinsertri agionati raggruppanloeprincipali famiglie di parole, esplorandaonalogiedifferenzseo, vrapposizioeni contrapposiziodniisignificatai,ncheconesempdi 'autore. L'opera è statadirettadaPasqualeStoppe/li. □ 832 pagine,oltre45.000 voci,tralemmi,sottolemmei locuzioni:340.00s0inonimi2; 07insertidi sinonimiar'agio nata. 17
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