Linea d'ombra - anno X - n. 68 - febbraio 1992

Gli sciacalli non hanno lasciato nulla: i lampadari sono a pezzi, tutti i vetri sono in frantumi e i pochi mobili rimasti sono distrutti. Mi affaccio al balcone della terrazza che dà sulle case dei Mareexaan e lo spettacolo è identico: tutta la strada è cosparsa di mobili rotti. Xamar Bile è totalmente - disabitato, molti palazzi .portano segni visibili della guerra, 1e cannonate hanno abbattuto intere pareti e da alcune case fuoriesce il lezzo dei cadaveri in decomposizione. Frugo tra i resti delle mie cose, recupero alcuni documenti e qualche fotografia. Sulla via del ritorno, nel quartiere Monopolio, vedo un mezzo blindato annerito, passo alla larga perché emana un forte odore di corpi in decomposizione; sulla strada tra Bondhere e Shingani c'è una Mei:cedes con ancora a bordo tre persone carbonizzate. Attraverso le strade con estrema prudenza, ci sono cecchini dappertutto, ogni tanto scambio informazioni con gente che viene dalla direzione opposta sullo stato di sicurezza della-zona; un paio di volte sfuggo ai cecchini e finalmente sono di ritorno sano e salvo nel mio quartiere. A poche centinaia di metri da casa, scoppia l'inferno: ci sono uomini armati 1dappertuttoe sono in borghese, non si sa se sonofaqash o dell'USC. L'ex Banco di Roma è in fiamme. Gli spari sono ,vicini e assordanti; vedo un cancello aperto, mi butto dentro, è l'ex tipografia del Vicariato Apostolico, non mi resta che attendere. Intanto mi guardo intorno: la tipografia è stata trasformata in magazzino per materiali di costruzione e in una stanza trovo una montagna di materiale sanitario buttato alla rinfusa. Mi riempio le tasche di bende, cerotti, disinfettante e medicine varie, per fortuna trovo anche uno sciroppo contro la diarrea e uno per abbassare la febbre. Quando torna la calma, infilo la testa fuori dal cancello, controllo che non ci sia nessun uomo armato nei paraggi e via di corsa a casa. Mi avevano dato per disperso. Nel pomeriggio riprendono i saccheggi, è un rituale che va avanti dall'inizio della guerra. I più furbi tra i commercianti assoldano gente armata per mettere al sicuro la merce. La notte inizia con il solito còncerto di cannonate, le palle di fuoco passano sibilanti-sulle nostre teste, non riusciamo a chiudere occhio e stringiamo Imaan al petto per tenerla buona. 20.1.1991 La battaglia è iniziata ali' alba, c'è stato uno scontro tra ifaqash e i custodi dell'albergo Benadir che sta in via Egitto a duecento metri da casa nostra. Ci sono stati due morti e due feriti; sono venuti a casa nostra a farsi curare, uno aveva la mano sinistra spappolata e l'altro una brutta ferita sotto il ginocchio. Non abbiamo farmaci per bloccare l'emorragia, per fortuna è venuto Cabdullaahi, un infermiere che lavora al pronto soccorso dell' ospedale "De Martino", vicino a via Roma, e ha portato alcuni ferri chirurgici per la sutura. Nel pomeriggio ci sono stati altri scontri e hanno fatto ritorno i saccheggiatori. La mamma di mia moglie, è scesa in strada e si è piazzata davanti al suo negozio, c'è stata una vivace discussione con alcuni sciacalli che per fortuna hanno cambiato obiettivo. La gente non ne può più, molti hanno già lasciato la città e con i mezzi di fortuna hanno raggiunto Marka e Baraawe, ma non è facile lasciare la città; sul cammino si incontrano bande armate che spogliano i profughi del loro piccolo bagaglio e spesso sequestrano le ragazze delle quali poi non si sa più nulla. Il giornale radio delle 20 ha annunciato lo scioglimento del governo presieduto da Moxamed Xawaadle Madar e l'incarico di formare il nuovo governo è stato affidato a Cumar Carte Khaalib già ministro degli esteri negli anni ·Settanta poi silurato e messo in carcere. Questo è il risultato di un compromesso tra il regime e l_eforze di opposizione che si riconoscono nel cartello del Manifesto ... 21.1.1991 E' ancora buio e già si spara per strada. La gente commenta con scetticismo le notizie sul nuovo governo. L'USC che era a corto di viveri è venuta a rifornirsi nel nostro quartiere. I guerriglieri, senza tanti complimenti, hanno forzato alcuni negozi e hanno caricato i viveri su tre camionette scortate. Appena si sono allontanati è scoppiato un finimondo, la gente che da un mese tira la cinghia, si è avventata sui viveri e ognuno ha cercato di arraffare il più possibile. Poi c'è stata la solita calata dei ILCONTESTO barbari e il ripetuto rituale di saccheggi. C'è stato un vià vai ininterrotto di centinaia di sciacalli. La gente del quartiere teme che, finiti i negozi, attacchino le case. Gli anziani hanno avuto diversi incontri con i responsal;>ildi ell'USC ma senza risultati_concreti, per ora hanno già abbastanza guai con la guerra per pensare all'ordine pubblico. La realtà è che non e~iste una strategia e non ci sono capi in grado di farsi obbedire; i guerrieri nomadi usano uno stile di guerra tradizionale, appena vinto il nemico si gettano a dividersi il bottino. Così tutta Mogadishu è diventata campo di battaglia e di conseguenza tutto fa bottino, senza distinzione di sorta. Vengono saccheggiati anche i negozi e gli alberghi degli Hawiya. 22.1.1991 Sono le sette di mattina. E' già iniziato il via vai delle macchine dei saccheggiatori; particolare curioso: tutte recano la scritta USC. qrmai il fronte si è spostato e la guerra è al suo epilogo. L'esercito degli sciacalli si è ingrossato, ora sono migliaia, sono dappertutto. Prendono di mira i negozi, sfondano le porte con ogni mezzo, urlano, sparano in continuazione. E' pericoloso affacciarsi alle finestre. Sono sceso in strada per vedere da vicino questa gente, la stessa che per anni frequentava "il quartiere spingendo una carriola a mano con su la mercanzia; .ultimamente il municipio aveva concesso uno spazio a.Ceel Gaab per il loro commercio. La settimana scorsa tutte le bancarelle sono andate in fumo e adesso si vogliono rifare. Vanno a colP,o sicuro, sanno dove trovare la merce pregiata e le casseforti piene; mentre i più sprovveduti ti fermano per strada; ti chiedono cosa c'è scritto sulle insegne dei negozi, se restano delusi, spaccano tutto. Le vie e i vicoli traboccano di merci abbandonate. Se non riescono a sfondare la porta rompono i muri. Vad_oa trovare il mio amico Cabdi, il suo negozio è stato ripulito, nei giorni scorsi gli avevo consigliato di portare in casa la merce ma ha avuto paura, c.osìora guarda desolato e impotente la fatica e il lavoro .di anni andato in fumo. Cabdi, come numerosi altri commercianti, aveva il suo capitale nel negozio, ora non possiede più nulla, ieri era un benestante ora non ha più nemmeno i soldi per comprarsi qualcosa da mangiare. Come è successo per altri anche lui cercherà di espatriare e ricomincerà da capo da qualche altra parte. Un suo zio era rimasto coinvolto nella guerra civile in Uganda e aveva perso tutto, poi si è rifatto; forse cercherà di raggiungerlo. Sulla via del ritorno imbocco una viuzza e vengo accolto con una raffica che mi sfiora la testa, alzo le mani e piano piano indietreggio, ho disturbato il lavoro di •un gruppo di saccheggiatori che ad uno ad uno stavano ripulendo tutti i negozietti del vicolo. Torno a casa facendo attenzione a dove metto i piedi. Nei pressi del · nostro alloggio, mi fermo a prendere il tè da Shankaroon, una donna che in quella bolgia indescrivibile ogni giorno prepara il fuoco e vende tè e focaccine-a tutti. Mi fermo a parlare con uno dei saccheggiatori per capire cosa pensa e perché agisce così; mi risponde furioso che i reerXamar non hanno mosso un dito, anche materialmente, per cacciare il dittatore mentre lui e la slia gente hanno dato la vita; un altro interviene dicendo che è la fame e la disperazione che lo hanno spinto a rubare; un altro acéusa i ricchi che in tutti questi anni hanno sostenuto il regime e che quindi dovevano essere puniti, un altro mi mostra il fucile e dice che è lui il più forte e quindi può dettare legge. ' Vengo chiamato perché una pallottola vagante ha ferito alla coscia un bambino, c'è il forò d'entrata ma non quello d'uscita. Per fortuna ha_perso pochissimo sangue. Rassicuro i genitori, la ferita non è grave e non ha toccato nessun vaso sanguigno importante, lo fascio e pratico una iniezione di antitetanica e una di antibiotico. Mi portano da un giovane ferito ali' addome, lo carichiamo a forza su una macchina piena di refurtiva per portarlo al SOS CHILDREN'S, l'unico ospedale funzionante in tutta la città assistito dai "Medecins sans frontières" francesi, si trova a nord verso la strada per Balc'ad, nel settore controllato dal USC. Nel pomeriggio, verso le 16, una sortita dei militari' governativi ha colto di sorpresa alcuni sciacalli che carichi di bottino facevano ritorno a casa, c'è stata una carneficina, si parla di cinquanta morti e decine di feriti. 23.1.1991 Il copione si ripete con agghiacciante puntualità: gente armata, mac15

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