Linea d'ombra - anno X - n. 68 - febbraio 1992

I giorni di Tien·An·Men (foto di Dario Mitidieri/Select/Contrasjo). Guardie Rosse; ed il ricchissimo repertorio delle testimonianze posteriori, dai diari, ai memoriali, alle deposizioni ai processi e ai procedimenti di riabilitazione. Articolata in tre parti, la storia ripercorre gli anni dal 1966 al 1976 secondo la seguente periodizzazione: I) 1966-69: dal rilancio del culto di Mao alla eliminazione politica e IL CONTESTO fisica di Liu Shaoqi; 2) 1969-71: ascesa e caduta di Lin Biao; 3) il ruolo di Jiang Qing, fino all'arresto della "banda dei quattro". · Già la struttura fa intendere che la chiave interpretativa è la lotta per il potere e per la successione al vertice del Partito comunista cinese: quanto avviene nel paese, i movimenti che si scatenano fino a sfiorare la guerra civile, la repressione condotta dall'Esercito, sono indotti dalla feroce lotta al vertice, ingaggiata da Mao in quanto il controllo dell'apparato di Partito gli sta sfuggendo di mano. Figura tragica, shakespeariana, che emerge in questa storia, che ha momenti di Grandguignol e di spy-story (soprattutto nel capitolo Lin Biao con il finale a sorpresa dell'incidente aereo in Mongolia), conditi da episodi da romanzo d'appendice di cui è protagonista Jiang Qing, Zhou Enlai risulta il punto di riferimento positivo, e in ultima istanza il vincitore, post-mortem, della terribile lotta per il potere che sarebbe stata la vera posta in gioco dei dieci anni di Rivoluzione culturale. Ma l'ambiguità della figura di Zhou e della sua alleanza, mai rotta, con Mao, non viene sciolta dalla ricostruziofle che ci viene offerta, ancora interna alla ipotesi della "riformabilità del sistema". Probabilmente i dissidenti cinesi stanno ancora meditando sulla loro sconfitta, ed ulteriori elementi di riflessione traggono sicuramente dal bilancio dell'esperienza gorbaceviana. Gli autori preannunciano nella prefazione una revisione dell'opera, alla luce dei contributi critici che sarebbero venuti. Essa sarebbe la benvenuta, e varrebbe la pena a quel punto di farla conoscere anche ai lettori italiani. Morire a Mogadiscio Un diario Hassan Osman Ahmed L'anno scorso, mentre la gente si affollava nelle strade in uno dei consueti ingorghi consumistici delle cosiddette feste natalizie, e nei cinema trionfava l'esotismo esistenziale di Tè nel deserto alla vigilia di qµella che sarebbe stata la micidiale guerra del Golfo, cadeva nella disattenzione generale, salvo che per la brillante operazione di salvataggio a salvaguardia della comunità europea, la capitale della Somalia già italiana, Mogadiscio. Molte le polemiche efolti i j'accuse di politici e giornalisti, esperti e meno dell'Africa, assai più di cose nostre, sulla fine poco gloriosa della lunga presenza dell'Italia sulle coste dell 'Oceano indiano e della sua poco lungimirante politica di cooperazione allo sviluppo. Pochi i testimoni, e assai scarse le notizie, di ciò che nel frattempo avveniva nelle ex-capitali dell'Italia coloniale, e della più tarda AOI (Africa orientale italiana), la cui ex-capitale Addis Abeba cadeva, sia pure con assai minore spargimento di sangue, a distanza di pochi mesi. "Linea d'ombra" intervenne allora due volte (v. n. 57, febbraio e n. 61, giugno 1991). Piombati nel kaos era il titolo premonitore di una situazione di sconvolgimenti collettivi che da allora si sono succeduti, sia in Europa-che inAfrica, sulla scorta della caduta di fragili barriere ideologiche e della ripresa di antichi e saldi antagonismi. L'attaco viene sferrato; allora come oggi, soprattutto intorno e dentro i nuovi centri nevralgici, le città, identificate paradossalmente come il luogo privilegiato che testimonia la odiata memoria storica e la presenza visiva del nemico, il vicino di casa e di regione. Qui di seguito offriamo una testimonianza diretta, quella di Hassan Osman Ahmed, docente dell'Università di Mogadishu, che stava compiendo ricerche per un dottorato in storia e si trovava a Mogadishu con la sua famiglia durante l'attacco, e poi il saccheggio, che ha accompagnato in Somalia la caduta di Siyaad Barre. (Alessandro Triulzi) 16.1.1991 Finalmente la Jabhadda (i guerriglieri delle forze di liberazione dell'United Somali Congress - USC) è entrata nel nostro quartiere verso le otto di mattina. Come al solito ifaqash (gli sciacalli), dispregiativo usato per definire le truppe governative, sono venuti per saccheggiare i negozi, ma oggi ad attenderli c'erano una decinà di guerriglieri; c'è stata una sparatoria violentissima con inseguimenti nei vicoli del centro storico; per poco non veniva ucciso mio cognato Muriidi che era uscito a cercare sigarette, uno dei banditi è stato freddato a pochi passi da lui. La refurtiva è stata recuperata insieme ad alcuni fucili mitragliatori è un bazuka. Quando le acque si sono calmate sono sceso a festeggiare i guerriglieri e ho potuto fotografare il bandito ucciso. Nel quartiere c'è stato molto fermento, si è costituito un guddi (comitato), si è creato un fondo per finanziare volontari per la difesa del quartiere e si sono aperte le case per rifocillare i combattenti; si è fatto festa. Verso mezzogiorno una pattuglia governativa è caduta in un'imboscata e più tardi una spia è stata riconosciuta e ha cercato scampo nella moschea Marwaas dove si stava svolgendo la preghiera del "duhur". Mi trovavo anch'io a pregare quando un uomo è piombato fra noi e ha raggiunto la prima fila dove sta l'lmaam, dietro lui sono giunte cinque o sei persone armate, l'hanno circondato e esploso numerosi colpi di mitra.C'è stato scompiglio e la preghiera è stata interrotta, c'era sangue dappertutto, il cadavere è stato trascinato in mezzo alla strada e ci è stato proibito di seppellirlo.La giornata è terminata con un altro morto, un ragazzo del quartiere che si recava da parenti è stato scambiato per un guerrigliero e ucciso dai soldati in uno scontro a fuoco tra guerriglieri e faqash. Finalmente una buona notizia: il governo e l 'USC si sono accordati per il cessate il fuoco. La BBC in questi giorni non dice nulla sugli avvenimenti in Somalia. 17.1.1991 La notte è trascorsa tranquilla. Sarà per il cessate il fuoco, ma per la prima volta dall'inizio dell'anno non si sono sentite cannonate. L'armistizio ha avuto effetti benefici sui trasporti, perché finalmente da Afgoi è giunta un po' di verdura fresca, costa cara ... ma è la guerra. Per tutto il giorno il quartiere è stato in allarme, l'esercito regolare ha 13

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