Linea d'ombra - anno X - n. 68 - febbraio 1992

IL CONTESTO Storie della Cina contemporanea Silvia Calamandrei Sembra riaffiorare qua e là, nei bilanci post-crollo del muro di Ber! ino, una nostalgia per le solide muraglie che preservano il socialismo ,autoritario cinese. Del resto la gerontocrazia cinese non ha mancato di alimentarla, coi suoi commenti acidi sulla sconfitta di Gorbacev. E se avessero avuto dopo tutto ragione loro, ad allentare sulla dinamica di mercato, aprendo "zone economjche speciali" e liberalizzando in parte i prezzi, senza però mai cedere alle lusinghe della democrazia? In fondo hanno risparmiato ali 'Occidente di doversi accollare la disgregazione di un paese che conta più di un @liardo di abitanti: ci mancherebbe altro, dovendo già fare i conti con la frantumaz_ionedell'impero sovietico ... Si sono letti commenti del genere, sulla stampa italiana, in coincidenza con la visita di Bush in Cina: non vale la pena di insistere troppo sui diritti umani, altrimenti vedete che succede ... Ha fatto bene Andreotti: megfio che la Grande Muraglia continui a preservarci dal pericolo giallo e che la gerontocrazia mandarina comunista continui a governare quel @li ardo di persone... · C'è uno strano oblio, che cancella il fatto che l '89 fu anzitutto l'anno di Tien An'men, prima che l'anno del crollo del muro di Berlino, come sottolineava già nel 1990 Yan Jiaqi, Presidente della Federazione democratica cinese, dall'esilio di Parigi. L'Italia, inparticolare, è paese di grandi entusiasmi e slanci mobilitativi nei momenti drammatici, per poi ripiombare in una disattenzione collettiva preoccupante. La Cina è stata veramente vicina, per un certo tempo, fin troppo, per poi riaHontanarsi nella nebbia: l'altro o viene assorbito fino ad identificarcisi, o resta un'incognita la cui esplorazione viene lasciata a pochi specialisti. Si è tradotto e scritto tanto ali' epoca della Rivoluzione culturale, e poi di nuovo dopo Tien An' men, ognuno affrettandosi a dire la sua. Ma appena passata l'onda alta si cessa di interrogarsi, in attesa della prossima imprevedibile esplosione. Nelle lunghe fasi intermedie c'è un black-out·anche a livello editoriale, che rende difficile nelle fasi acute colmare i buchi neri di informazione e conoscenza. Poco si è tradotto in Italia della letteratura e memorialistica cinese prodotta negli anru della "liberalizzazione", che gettava nuova luce sugli anni della Rivoluzione culturale e richiedeva nuove chiavi interpretati ve. Ci si è attardati in nostalgie di vecchie certezze, per poi farsi sorprendere e commuovere da Tien An'men. Lo choc è servito a dare nuovo impulso alle pubblicazioni, e finalmente si sono conosciuti autori come A' cheng, Zhang Xinxin, il vecchio Wang Meng. L'orizzonte interpretativo non ha però fatto molti passi avanti: non c'è più un pubblico per la saggistica storica? Ma qt1alelettura consigliare ad un giovane oggi, per farsi un'idea della storia della Cina contemporanea? Le opere a suo tempo tradotte o scritte in italiano che si trovano in biblioteca sono adeguate a rispondere alle domande dell'oggi? Ho pensato di offrire tre schede, di opere storiografiche sulla Cina, per segnalarle ai lettori che conoscono l'inglese e il cinese e per incoraggiare l'editoria italiana a non lasciare buchi neri nei suoi cataloghi. Cominciamo da due percorsi attraverso la storia della Cina, scritti a dieci anni di distanza da Jonathan D. Spence, professore di storia alla Yale University. Nella Porta della Pace celeste, (The Gate of Heavenly Peace, The Viking Press 1981 e Penguin Books 1982), che ha come sottotitolo 1 cinesi e la loro rivoluzione. 1895-1980, Spence ripercorre la storia della Cina contemporanea attraverso gli occhi di alcuni dei suoi protagonisti: Kang Youwei, riformista radicale e utopista degli inizi del secolo (notevole l'influenza della sua opera La Grande Armonia su Mao), lo scrittore Lu Xun, figura centrale della cultura cinese degli anni '20 e '30, e la scrittrice Ding Ling, formatasi nel Movimento del 4 maggio per poi approdare a Yenan e divenire dopo la Liberazione una delle dirigenti dell'Associazione degli scrittori, essere messa sotto accusa per aver parlato troppo Liberamente all'epoca dei "cento fiori" e riemergere da 12 vent'anni di campo di lavoro dopo la caduta della "banda dei quattro". Spence intreccia biografia e storia, facendo spesso parlare in prima persona i protagonisti maggiori e tutta una serie di figure significative, da Qu Qiubai a Lao She, fino al protagonista del Movimento per la democrazia Wei Jingsheng. L'autore preferisce concentrarsi su personalità leggermente defilate rispetto al nucleo centrale che ha diretto la Rivoluzione cinese. Si tratta soprattutto di intellettuali, le cui scelte si sono intrecciate alle vicissitudini della storia della Cina, e che ne hanno vissuto le speranze e le delusioni. Il loro punto di vista, particolarmente sensibile ed acuto, consente di illuminare la natura dei tempi in cui hanno vissuto. L'opera si chiude sulla liberazione di Ding Ling e l'arresto di Wei Jingsheng, alle sogbe degli anni '80: a illustrare la contraddittorietà della "liberalizzazione" viene citata in chfosura la poesia di Bei Dao, "Note dalla Città del Sole", che ermeticamente interroga il futuro. Sotto la voce "Fede" i versi: "Un gregge di pecore si spinge oltre i confini del pascolo,/ il pastore continua a suonare il solito vecchio motivo". La lettura è avvincente, grazie all'alternarsi della narrazione storica e dei materiali letterari: è un buon modo di essere introdotti o di riattraversare la storia della Cina di questo secolo. Alla ricerca della Cina moderna, (TheSearchforModern China, W./ W. Norton & Company, New York-London 1990), scritta nel 1990, è un'opera più ambiziosa, che si propone di andare alle radici del nodo della "modernizzazione", ripropostosi drammaticamente negli anni '80 con l'esito tragico di Tien An'men. L'arco storico coperto va dalla fine del XVI secolo (decadenza dei Ming e conquista Ma_nchu)ai nostri giorni e l'autore si vale degli studi specialistici (ampiamente citati nella ricca ed accurata bibliografia ragionata) per comporre un 'opera che si rivolge ad un pubblìco più vasto e che focalizza l'attenzione sui successivi tentativi di apertura della Cina ali' esterno, adattamento al cambiamento, consolidamento delle istituzioni e strutture interne, tensioni indotte nella società. Concludendo la prefazione Spence scrive: "Facendo iniziare la nostra storia alla fine del XVI secolo possiamo raggiungere anche un altro obiettivo. Possiamo renderci conto di quanto spesso il popolo cinese, in circostanze difficili se non disperate, ha preso iri mano il proprio destino e si è scontrato con il potere dello Stato. Possiamo vedere come nel 1644, di nuovo nel 19I 1 e ancora una volta nel 1949, la delusione del presente e una sorta di nostalgia per il passato hanno saputo combinarsi con una speranza appassionata di far crollare il vecchio ordine, aprendo il cammino ad un incerto trapasso verso il nuovo. E armati della conoscenza delle lotte svoltesi nel passato, possiamo acquisire una migliore comprensione delle forze che attualmente si confrontano ali' interno della Cina e delle probabilità che questa tormentata nazione ha di pretendere finalmente il suo posto nel mondo moderno". Rimontando nel passato Spence ricostruisce dunque la complessità e la stratificazione della posta in gioco, uscendo da una visione semplificatoria e riduzionista a cui ci si era abituati con la suggestiva immagine di Mao della Cina come una pagina bianca. La terza scheda riguarda una storia della Rivoluzione culturale, Wenhua Dakeming shinian shi, Hong Kong 1989, scritta da due esponenti deH' ala rifor@sta del Partito comunista cinese tra l'aprile del 1979 e il giugno 1986. Nel frattempo, sfuggiti all'arresto dopo Tien An' men, Yan Jiaqi e la moglie Gaogao, che erano stati stretti collaboratori di Zhao Ziyang, sono approdati a Parigi, dove Yan è stato eletto Presidente della Federazione democratica cinese. I due volumi di cui si compone la loro poderosa e dettagliata storia non offrono agli occidentali nuove rivelazioni né interpretazioni delle cause profonde di quel grande sommovimento sociale; servono piuttosto a chiarire l'ottica di interpretazione dell'ala riformista, ed evidenziano altresì i limiti di una problematica che si muove nell'ambito della "correzione" dei guasti operati da una linea di estrema sinistra, quella di Mao e della "banda dei quattro", caratterizzata dal culto della personalùà, dal dirigismo in economfa, dall'egualitarismo nel sistema di distribuzione e dalla distruzione della "legalità socialista". La ricostruzione del decennio è basata su tre tipi di fonti: la stampa e i documenti ufficiali dell'epoca, i giornali, le riviste e i dazibao delle

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