Linea d'ombra - anno X - n. 68 - febbraio 1992

28 VISTA DALLA LUNA <'. o:: o:: ~ <'. ....l Lamberto Borghi Lamberto Borghi è nato a Livorno nel 1907. A causa delle leggi razziali, nel 1938 emigrò negli Stati Uniti dove si legò a intellettuali come Salvemini, Chiaromonte, Lionello Venturi e scrisse Educazione e autorità nell'Italia moderna, che venne poi pubblicato nel 1951 da La Nuova Italia. Al ritorno in patria ottenne nel 1949 la libera docenza in pedagogia e insegnò presso le Università di Pisa, Palermo e Torino. In questi anni ebbe inizio la sua collaborazione con Capitini. Nel 1955 ottenne la cattedra di pedagogia presso l'università di Firenze, dove rimase fino al 1981. Fra le sue opere, edite prevalentemente da La Nuova Italia, sono da ricordare John Oewey e il pensiero pedagogico contemporaneo negli Stati Uniti(1951), Il fondamento dell'educazione attiva (1952), Educazione e scuola nell'Italia oggi (1958), Scuola e comunità (1964), Scuola e ambiente (1964) e i più recenti Maestri e problemi dell'educazione (1987) e Presente e futuro nell'educazione del nostro tempo (Liguori 1987). Numerosi sono i suoi saggi pubblicati in riviste, soprattutto su "Scuola e Città". Una sua bella intervista è stata pubblicata nel n. 1 del 1987 di "Volontà". Che il presente sia carico di valori a cura di Giuseppe Pontremoli Vorrei cominciare chiedendole di parlare soprattutto della sua vita, degli studi, dalla laurea, alle prime esperienze di ricercatore, di studioso ... Il primo lavoro fu una tesina a Pisa. Gentile aveva organizzato in modo particolare gli studi: per la laurea in filosofia si doveva, al terzo anno, presentare una cosiddetta tesina. Io allora mi dedicavo all'Umanesimo italiano, e presentai una tesi su Coluccio Salutati, Umanesimo e concezione religiosa, che fu pubblicata da Gentile stesso sulla rivista della Scuola Normale. Questo fu il mio primo scritto, nel 1928. Nel '29 scrissi la tesi, su Erasmo da Rotterdam, e Gentile pubblicò entrambe nel '34-'35. Nel '38, con le leggi razziali ... Nel '38, in conseguenza delle leggi razziali, andai negli Stati Uniti, dove lavorai alla School for Socia) Research, poi ottenni, per intervento di un professore di storia della Yale University, di andare per un anno come studioso presso quell'Università, insieme con Cassirer e altri. Intanto ero venuto in contatto con Zevi, che cominciava a pubblicare i "Quaderni Italiani", sui quali poi ho pubblicato vari articoli di carattere politico e filosofico; in uno dei primi numeri pubblicai un articolo su Capitini. Quanto durò l'esperienza americana? Ritornai in Italia nel '48, perché mio padre aveva avuto un infarto. Poi tornai in America per prendere il dottorato di ricerca in Socia) Science e per tenere un corso in filosofia e psicologia. Quale fu la connotazione principale del suo soggiorno americano? Quando arrivai a New York venni in contatto con Crysteller, il più grande conoscitore dell 'umanesimo italiano. Eravamo ospiti insieme alla casa italiana della Colombia University, il cui direttore era Prezzolini, con cui eravamo in buoni rapporti. Girava però la voce che la Casa Italiana fosse un centro di propaganda fascista, ne presi quindi le distanze, data la mia posizione nettamente antifascista con venature filocomuniste, nonostante la mia riluttanza al dogmatismo. Erano i primi anni Quaranta. Ero alla Yale University, dove lavorai con Cassirer e dove feci un seminario su Croce; intanto lavoravo con Zevi, ed era un'attività, di fatto, di carattere politico. Poi arrivarono altri esuli, fra cui Chiaromonte. Facemmo amicizia, lavorai con lui in un centro di traduzioni, su consiglio di Salvemini. Questo vostro gruppo di esuli come era organizzato? Ci trovavamo periodicamente e si erano formati dei gruppi di studio: intanto ero entrato in contatto con vari gruppi anarchici, anche di Boston - conobbi anche il direttore dell'"Adunata dei Refrattari", che aveva preso parte alle lotte contro la condanna a morte di Sacco e Yanzetti. Ero legato a questi gruppi, ma non è che avessimo formato un'organizzazione vera e propria, anche se ci riunivano spesso. Avevate contatti con l'Italia? E come seguivate le vicende europee? Soprattutto dopo l'arrivo di Chiaromonte ci furono nuovi contatti, e seguivamo le vicende italiane e europee intensamente. Ero anche molto legato a Salvemini, che aveva un incarico che gli aveva procurato la vedova di Lauro De Bosis ... La figura di Sa/vernini è fondamentale nella sua esperienza ... Sì, anche se poi l'ho criticato molto, per esempio in Educazione e autorità nell'Italia moderna. Lui stesso scrisse una lunga recensione al libro, libro in cui avevo sostenuto che la sua idea di scuola non era libera dal rapporto con il potere. In ogni caso quando tornai in Italia riuscii a rimanere in buoni rapporti con lui. Nel suo lavoro la pedagogia ha un posto centrale, ma come aggiuntivo rispetto ad una visione più complessiva etico-politica ... Ho iniziato interessandomi di filosofia e di storia, sempre però preoccupato di legare e la filosofia e la storia. e la politica. Il mio scritto pedagogico fu occasionato da una ricerca scientifica. Esisteva in America unari vista annuale edita dalla Colombia University che, subito dopo la guerra, pubblicò un numero dedicato alla ricostruzione della realtà sociale e politica nel mondo: io scrissi un articolo sulla realtà scolastica ed educativa italiana nel dopoguerra.

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