Linea d'ombra - anno X - n. 68 - febbraio 1992

26 VISTA DALLA LUNA ;;;i o:: ~ <C ..J Enrico Euli Enrico Euli (Carbonia 1961) insegna filosofia nelle scuole superiori e tiene corsi di formazione su teorie e metodologie del gioco. Redattore di "Giano", è attivo nei movimenti pacifisti e nonviolenti. 5) A. Martinelli, F. Beretta, D. Novara, Il litigio. Materiali per l'attività didattica, EMI 1990. 6) Obiettivo sul mondo, SEI, Classe V. 7) Una critica dettagliata ed esauriente sull'efficacia e sull'utilità delle campagne anti-droga nella scuola, si trova in L. Tartarotti, Droga e prevenzione primaria, Giuffré 1986. 8) Il testo di D. Elkind, Educazione e diseducazione, Il Mulino, 1991. Il libro tratta dell'opportunità o meno di esporre i bambini a insegnamenti precoci di vario genere (compresi i tanti corsi di cui si popolano sempre più le agende infantili) delineandone non solo i rischi ma anche gli aspetti controproducenti. 9) D. Novara,Scegliere lapace. Guidametodologica, Gruppo Abele, 1990. IO) Vedi P. Watzlawich, J.H. Weakland, R. Fisch, Change, Astrolabio, 1974. 11) A. Miller, Nessuno la vuole tutti lafanno, in "La Repubblica" 22/2/91. Della stessa autrice vedi L'infanzia rimossa, Garzanti, 1990, e La persecuzione del bambino, Bollati Boringhieri, 1989. 12)Lo Cascio (a cura),Apprendere la violenza, Guerini e associati, 1989, p. 21. 13)G. Arrigoni, Aspetti relazionali della valutazione scolastica, La Scuola, 1990, pp. 135-136. 14) Vedi C. Pontecorvo, Interazione sociale e acquisizione della conoscenza, in "Scuola Viva", SEI, ottobre 1989, e H. Franta, Condizioni di sviluppo di un clima di relazioni interpersonalifavorevoli all'acquisizione del sapere, in "Orientamenti pedagogici", n. 36, 1989. 15) Vedi l'opuscolo Esperienze e proposte per una scuola ecologica, a cura del GRTA di Cesena, via Marinelli 39, pubblicato nel 1990. 16) A. Peters, La nuova cartografia, Asal, 1988; A. Nanni, La carta Peters, Asal 1989. 17) Vedi A. Santoni Rugiu, Nostalgia del maestro artigiano, Manzuoli 1988. 18) Don L. Milani, Lettere, Mondadori 1970, pp. 200-20 I. 19) Fra i testi di M. Bolognese: L'alfabeto della vita, Sonda I 988;Mitoe sacro nellafiaba, La Meridiana 1986 e due interventi in L'istinto di pace, Gruppo Abele, 1990. 20) Vedi S. Loos, 99 giochi cooperativi, EGA 1991, e Viaggio a Fantasia, EGA 1991. 2 I) Il progetto "Bambini e futuro" a cura del Centro psicopeda_gogico per la pace (Stradone Farnese '7 4, Piacenza) tenta di rispondere a queste provocazioni, offrendo una prima traccia di organica sperimentazione. Anche il testo (a cura del sottoscritto) L'istinto di pace, Gruppo Abele, 1990, una guida per l'educazione alla pace nella scuola d'infanzia, si fonda su quest'ipotesi. Gioco e educazione alla pace Riflessioni su un'esperienza Le teorie epistemologiche avanzate ci hanno reso consapevoli che tra contesto della scoperta (la fase in cui noi creiamo, inventiamo, produciamo di fatto qualcosa) e contesto della giustificazione (il momento, come dovrebbe essere questo che segue, in cui descriviamo e spieghiamo quel che "facciamo" quando facciamo) esiste sempre una certa distanza e differenza. Sappiamo anche che in ogni sistema (e quindi, necessariamente, anche in ogni "sistematizzazione") l'insieme è simultaneamente più e meno della somma delle parti che lo compongono: questo può significare che quel che sto per dire forse è più di quel che è stato presente alla mente dell'animatore mentre agiva e operava, ma è sicuramente anche meno, perché mai riuscirà a esprimere la ricchezza del suo agire concreto e a esaurire la pluralità delle emozioni e dei pensieri vissuti in quel momento da lui e dai partecipanti al suo lavoro. A partire dalle attività condotte in questi ultimi anni (la "Cooperativa Passaparola" è stata fondata nel 1985) vorrei qui riportare, dunque, alcune riflessioni "a posteriori" e, insieme, "in itinere", che spero possano dare un quadro descrittivo sufficientemente chiaro a chi leggerà, fosse un operatore nel campo dell'educazione, un insegnante o altro ancora ... Giochi e paradossi Il nostro lavoro parte da due asserzioni volutamente "secche": I) la realtà (quella che chiamiamo "realtà") è ambigua, non univoca; 2) la comunicazione è fonte di contraddizioni, incongruenze, fraintendimenti. In un contesto così definito, cosa significa "educare"? E ancora: cosa può significare "educare alla pace"? In un modello tradizionale, l'educatore è colui che trasmette una chiara e definita immagine della realtà data, attraverso un linguaggio piano, corretto, non contraddittorio. In una visione tradizionale, la pace è una condizione di quiete derivante dall'assenza di contraddizioni, conflitti, fraintendimenti, e - naturalmente - ambivalenze e confusioni. È evidente I' inc'ompatibilità tra questi approcci e gli assunti di partenza: da qui la necessità di una radicale ridefinizione della nostra azione educativa e, più in generale, del paradigma ad essa sinora sotteso. Proviamo, infatti, a trarre alcune conseguenze da questa "crisi del paradigma classico": - se la "realtà" è una costruzione linguistico-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==