IL CONTESTO Foto di Werner Bischof (da: Werner Bischof, Centre Na!ional de la Photographie, Parigi 1986 ) sono per lo più in fortissima competizione militare l'uno con l'altro. Non so se il "Nord" sia un concetto utile, ma può avere un certo senso, mentre il "Terzo Mondo" è qualcosa che io non riesco a cogliere. Cosapensa dellapossibilità di avere unnuovo ordine economico internazionale? Sono molto pessimista.Una ragione importante dell'arretratezza e povertà di questi paesi risiede nella debolezza e fragilità della società civi-le.Il potere politico, burocratico e militare può cadere, da un momento ali' altro, preda di gruppi particolari, di clan. Questa incertezza ha enormi conseguenze sullo sviluppo economico e sulla sopravvivenza di molti uomini e donne. Quindi, l'idea che si possa avere un nuovo ordine economico internazionale, in grado di raccogliere l'intero "Terzo Mondo", non significa nulla per me. Posso immaginare, con una certa dose di buona volontà, che un gruppo di paesi, ad esempio nel Sud Est asiatico, raggiungano qualche accordo commerciale multilaterale, ma è molto difficile prevedere accordi e cooperazione nel Subsahara. Nel subcontinent~ indiano, l'India e il Pakistan sono costantemente ai ferri corti. "E improbabile assistere nel subcontinente, nel quale vive un miliardo di persone, ad una qualche forma di cooperazione economica. A me paiono realistici gli approcci di tipo piecemeal e non globali. Se un paese comincia adessere relativamente stabile e ragionevolmente democratico ed ha una qualche capacità distributiva, allora posso immaginare che esso sia in una posizione per negoziare accordi bilaterali con più partner, eppure continuo ad essere convinto che il mondo sia piuttosto caotico! Fino a che punto le politiche restrittive verso le importazioni dai paesi poveri messe in atto dalla CEE e dagli USA e, più in a generale, i meccanismi del commercio internazionale sono responsabili del crescente divario tra paesi ricchi e poveri? Non c'è dubbio che le politiche restrittive della Comunità Europea e degli Stati Uniti nei confronti delle importazioni dai paesi del "Terzo Mondo" non hanno giovato. Si sarebbe dovuto abbandonarle molti anni fa. Allo stesso tempo, trovo molto difficile credere che la mancanza di sviluppo sia dovuta a manovre nel mercato iHternazionale, poiché il commercio internazionale per la maggior parte di questi paesi è una proporzione relativamente piccola del loro PIL. Le distorsioni create dall"'Occidente", se vogliamo metterla così, non porterebbero molto lontano nello spiegare la cattiva riuscit_aeconomica di molti paesi. Quali sono dunque a suo parere le cause del mancato sviluppo? Credo che nei cinquanta o sessanta paesi più poveri del mondo si sia fatto davvero poco per sviluppare i "bisogni di base": servizi sanitari ed istruzione primaria e secondaria, adesempio; quest'ultima è straordinariamente importante per lo sviluppo economico.· È impressionante come queste "merci" di vitale importanza per una società siano state negate. Vi sono alcune eccezioni, ovviamente, come lo Sri Lanka ed infatti anche i risultati sono differenti. Inoltre, la maggioranza di questi paesi ha imposto fortissimi controlli sui prezzi di produzione. In molti paesi - specialmente nell'Africa subsahariana - sono state create commissioni di controllo delle vendite che compravano prodotti agricoli a prezzi artificialmente bassi. In questo modo, i governi•hanno pregiudicato gli incentivi dei contadini e si è avuto negli ultimi vent'anni un declino in termini assoluti della produzione agricola. Penso soprattutto a circa quindici, sedici paesi del!' Africa di cui mi sono occupato. Restrizioni artificiali di questo tipo hanno effetti molto negativi sulla produzione nel lungo periodo. La vera ingiustizia risiede nel fatto che governi non democratici impongono le loro politiche a cittadini che non possono dissentire in forme pacifiche.
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