Linea d'ombra - anno X - n. 67 - gennaio 1992

1 6 VISTA DALLA LUNA <l'. e,: e,: {..ù E- <l'. ....J Guido Armellini Guido Armellini (Torino 1947) è insegnante in una scuola secondaria di Bologna. Ha pubblicato tra l'altro Come e perché insegnare letteratura (Zanichelli 1987) e le antologie Dalla parte del lettore (Zanichelli 1989, in collaborazione con Adriano Colombo) e Il piacere di aver paura (La Nuova Italia 1990). I giovani e la letterat~ra Due tribù Quando frequentavo il liceo "Galvani" di Bologna mi sembrava del tutto naturale che il professore di lettere ci propinasse pezzo a pezzo il canone dei Grandi Autori della letteratura italiana, schierati a tre pertre: da Dante-Petrarca-Boccaccio aCarducciPascoli-O'Annunzio. Hoancora l'edizione dei Canti di Leopardi in cui, a fianco del testo della Ginestra, ci sono gli appunti scritti a matita: "poetico", "non poetico", "troppo ragionativo", "filosofico". Era previsto che, durante le interrogazioni, ripetessimo, "con parole nostre", questi giudizi. La cosa interessante è che, il più delle volte, li ripetevamo in buona fede, e con piena convinzione. Per l'insegnamento della letteratura funzionava, in quegli anni e in quell'ambiente sociale, un modo di trasmissione della cultura simile a quella che Pierre Bourdieu chiama "acculturazione per familiarità": nei clan culturalmente omogenei, caratterizzati da un sapere comune, che ogni membro della comunità sente come suo, gli anziani (il capo, lo stregone o altre figure analoghe) detengono questo sapere, e i giovani se ne appropriano attraverso l'imitazione. Il mio professore e noi studenti facevamo parte della stessa tribù, la tribù della parola scritta: l'imitazione del maestro - sentire la poesia dove e come la sentiva lui - era la via maestra del nostro approccio alla letteratura. Il guaio per chi fa l'insegnante oggi è che in classe si incontrano almeno due tribù con culture diverse: quella della parola scritta (rappresentata istituzionalmente da lui) e quella multimediale (di cui fa naturalmente parte anche lui, ma in via subordinata rispetto ai suoi studenti). Vorrei illustrare alcune caratteristiche di questa situazione attraverso tre esempi. Vasco Rossi, Renato Zero e un diario In una quinta istituto tecnico stavo leggendo la "lettera del veggente", e mi davo da fare per illustrare la poetica di Rimbaud. A un certo punto, dagli ultimi banchi, un ragazzo di nome Vermeti Ernesto si illumina tutto e dice: "Ma è come Vasco Rossi'"· Questo fatto -che non sarebbe sicuramente potuto avvenire quando io ero studente - suggerisce che i ragazzi di oggi, facendo parte di una tribù che non è (o non è del tutto) la nostra, hanno orizzonti d'attesa per noi imprevedibili: dunque anche gli autori "no-

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